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I ristoratori dell’Emilia-Romagna: “I locali non sono interruttori”

Fiepet e Fipe, le principali associazioni di rappresentanza dei pubblici esercizi affiancate dalla Fic, Federazione italiana cuochi, redigono un manifesto congiunto con un messaggio semplice ed eloquente: "Basta"

Pubblicato:23-12-2020 14:24
Ultimo aggiornamento:23-12-2020 14:24

ristoranti emilia-romagna
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BOLOGNA – Il Governo “apre e chiude le nostre aziende come interruttori e si prende il diritto di vietare il lavoro delle nostre imprese, senza trovare una strada per tutelarle” e di tutto questo “siamo esausti e increduli“. Ristoratori e gestori dei pubblici esercizi dell’Emilia-Romagna vivono un natale con i nervi a fior di pelle, “esasperati per la chiusura forzata dei propri esercizi durante il periodo delle festività”. E il loro sfogo-malcontento diventa un manifesto congiunto con un messaggio semplice ed eloquente: “Basta”. Lo diffondo Fiepet e Fipe, le principali associazioni di rappresentanza dei pubblici esercizi affiancate dalla Fic, Federazione italiana cuochi. “Ventidue Dpcm, 36 decreti legge, 160 giorni di chiusura, una differenza impressionante fra quanto annunciato e quanto attuato- si legge nel documento- basta: questo diciamo ad un Governo che apre e chiude le nostre aziende come interruttori e si prende il diritto di vietare il lavoro delle nostre imprese, senza trovare una strada per tutelarle. Siamo esausti e increduli”. Anche perché “il risultato è un settore al collasso che non vede peraltro prospettive di ripresa nel breve periodo”.

PER I PUBBLICI ESERCIZI DPCM È DIGNITÀ, PROSPETTIVA, CHIAREZZA E MANOVRA

I pubblici esercizi chiedono invece “un altro tipo di Dpcm: Dignità, Prospettiva, Chiarezza e Manovra. La dignità di attività essenziali e sicure; la prospettiva di un piano di riqualificazione e sviluppo, magari attraverso un adeguato inserimento nel Piano nazionale di ripresa e resilienza; la chiarezza sui tempi di riapertura a gennaio; una manovra correttiva che garantisca indennizzi adeguati e ristori calcolati sulle effettive perdite, sostegno all’indebitamento, risoluzione dei problemi di locazione”.

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Massimo Zucchini, presidente della Fiepet dell’Emilia-Romagna, assicura che ristoratori e gestori di pubblici esercizi sono “i primi a comprendere che la priorità è innanzitutto quella di salvaguardare la salute dei cittadini ed è per questo motivo che i pubblici esercizi hanno investito tempo e soldi in tutti quegli strumenti di sicurezza previsti dal protocollo regionale”. Proprio in virtù di questi investimenti che hanno “reso le attività sicure per i clienti e per chi vi lavora, non comprendiamo l’accanimento verso questo settore già molto provato. Se va avanti così moriremo di fame non di Covid, mentre abbiamo necessità di speranza e fiducia nel futuro per andare avanti”. Per questo, conclude Zucchini, “abbiamo chiesto alle Istituzioni, a partire dalla nostra Regione, di farsi portavoce con il Governo delle nostre proposte e di mettere a disposizione al più presto le risorse previste per i ristori a questa categoria, nella consapevolezza che stiamo correndo il rischio di incorrere in un collasso economico da cui sarà difficile rialzarsi”.

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