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Lo smart working mette a rischio la salute fisica e mentale

Il quotidiano statunitense 'The Hill' parla di sonno meno riposante, malattie cardiovascolari, diabete e peggioramento della vista

Pubblicato:03-07-2023 12:21
Ultimo aggiornamento:03-07-2023 12:21

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ROMA – Lo smart working fa bene alla salute? Se lo è chiesto il quotidiano statunitense ‘The Hill’ e la risposta non sembrerebbe lasciare spazio a dubbi: il lavoro a distanza, esploso negli ultimi anni a seguito della pandemia da Covid-19, rappresenta un rischio per la salute fisica e mentale.
Secondo i dati del Pew Research Center, infatti, tre anni dopo che l’arrivo del coronavirus ha innescato un esodo di massa dagli uffici, a marzo 2023 circa 22 milioni di americani stavano ancora lavorando completamente da remoto.
Il passaggio al lavoro a distanza ha cambiato la vita di molti lavoratori adulti, come coloro che hanno una disabilità o quanti si prendono cura dei propri familiari, mentre da alcuni sondaggi emerge che agli americani piace molto lavorare da casa. Ma farlo tra le mura domestiche, si legge sul ‘The Hill’, ha i suoi lati negativi. Il lavoro a distanza è stato infatti collegato a un sonno meno riposante, problemi di rilassamento e disturbi di salute mentale.
Nel 2008, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, circa il 31% delle persone di età pari o superiore a 15 anni era “insufficientemente attivo fisicamente”. Una crisi. secondo Ross Arena, professore di terapia fisica presso l’Università dell’Illinois, a Chicago, che sembra essere stata aggravata dalle restrizioni legate al Covid-19 e potenzialmente peggiorata proprio dallo smart working.
“A meno che i lavoratori remoti non facciano uno sforzo consapevole per fare attività fisica– ha ammonito Arena- essere sedentari durante il giorno li mette a rischio di ingrassare e aumentare la resistenza all’insulina, facendo crescere le probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari e diabete“.
Secondo un sondaggio realizzato da Upright nel 2022, il lavoratore remoto medio fa solo 16 passi dal letto alla propria postazione di lavoro e numerosi studi mostrano che questi lavoratori sono fisicamente meno attivi di quelli che, invece, lavorano in ufficio. Dallo stesso sondaggio emerge inoltre che il 54% dei lavoratori remoti e ibridi ritiene che il proprio movimento durante la giornata lavorativa si sia ridotto del 50% o più nell’ultimo anno.
Non è tutto. Un’analisi del 2021 della Standford University rileva che tra il 2007 e il 2016 il tempo medio trascorso da un adulto americano seduto è aumentato da 5,5 a 6,4 ore al giorno. Ad aprile 2020, il 40% degli adulti statunitensi sedeva più di otto ore al giorno.
Una preoccupazione associata a uno stile di vita prevalentemente sedentario sono i coaguli di sangue. Stare seduti troppo a lungo, riporta l’edizione on line del giornale americano, può aumentare le possibilità che una persona vada incontro a una trombosi venosa profonda o a un coagulo, che può quindi arrivare fino ai polmoni e causare un’embolia polmonare o un blocco della circolazione del sangue. Un’embolia polmonare può a sua volta impedire all’ossigeno di entrare nel flusso sanguigno, danneggiando gli organi. Per evitare coaguli di sangue, i sanitari incoraggiano le persone che lavorano da casa a rimanere idratate e ad alzarsi dalla scrivania e spostarsi ogni due o tre ore.
Il tempo in eccesso passato davanti allo schermo può, tra l’altro, peggiorare la vista e causare emicranie. Secondo un sondaggio condotto su 2.000 lavoratori a casa e ibridi, più della metà dei lavoratori a distanza ha riferito di aver riscontrato un aumento dell’affaticamento degli occhi durante il primo anno della pandemia.
Un sondaggio di All About Vision rileva, invece, che una persona che lavora da casa trascorre in media 13 ore al giorno davanti a uno schermo, che si tratti del proprio laptop, telefono o televisione, oltre due ore in più rispetto a quanto trascorre il lavoratore medio in loco fissando uno schermo. Lo stesso sondaggio mette in luce che il 68% di quanti lavorano da casa ha riportato nuovi problemi agli occhi o alla vista da quando ha iniziato lo smart working.
Lavorare da casa può inoltre facilitare lo sviluppo di cattive abitudini: se, infatti, per chi lavora in ufficio le opportunità di fumare sono limitate e gli spostamenti spesso impediscono alle persone di mangiare o bere qualcosa dopo il lavoro nel momento in cui finisce la giornata lavorativa, chi rimane a casa in smart working è certamente più tentato a fumare di più, bere maggiormente e fare numerosi spuntini durante il giorno. Fatto, quest’ultimo, che può portare a un aumento di peso indesiderato.
Nel 2021, secondo un sondaggio nazionale condotto dalla Sierra Tucson, centro di cura per la salute mentale in Arizona, un lavoratore statunitense su cinque ha infine ammesso di aver usato alcol, marijuana o altre droghe mentre lavorava a distanza. Il 22% ha inoltre affermato di aver partecipato a una chiamata di lavoro virtuale mentre era sotto l’effetto di alcol, cannabis o altre sostanze stupefacenti.

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