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“Le Presidenziali in Madagascar si sono svolte bene ma si rischia una crisi politica”, il monito degli osservatori

La ricandidatura del presidente uscente Rajoelina ha attirato contestazioni, e dieci candidati su dodici hanno invitato al boicottaggio

Pubblicato:21-11-2023 16:40
Ultimo aggiornamento:22-11-2023 17:39
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ROMA – “In Madagascar le elezioni si sono svolte nella calma” ma “sussistono timori concreti per una crisi politica post-elettorale”. Queste le conclusioni preliminari emesse dagli osservatori elettorali internazionali che hanno monitorato le presidenziali di giovedì scorso, 16 novembre. Lo riporta il Madagascar Tribune, aggiungendo che gli osservatori hanno lanciato un appello al dialogo, rivolgendosi al partito di governo e alle opposizioni. Gli esperti appartengono a tre organismi regionali e internazionali: la Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (Sadc), il Mercato comune per l’Africa orientale e meridionale (Comesa) e l’Organizzazione internazionale per la Francofonia (Oif).

Gli osservatori fanno riferimento alle tensioni nate tra il presidente uscente Andry Rajoelina e la maggior parte dei candidati di opposizione, che lo hanno accusato di irregolarità nella candidatura e di aver favorito una sorta di “colpo di stato istituzionale” al momento in cui ha lasciato l’incarico. Per questo, dieci di loro su dodici hanno invitato gli elettori a boicottare i seggi.

Un invito che sembrerebbe sia stato accolto, stando ai dati degli osservatori elettorali, che nella loro dichiarazione congiunta hanno espresso preoccupazione anche per la bassa affluenza alle urne. Questo però contraddice i risultati provvisori diffusi dalla Commissione elettorale nazionale indipendente, che indica la partecipazione al 43%. Lo riporta Africa News, secondo cui inoltre il presidente uscente Rajoelina avrebbe ottenuto il 62,4% dei voti, seguito dai candidati Siteny Randrianasoloniaiko con il 12,2% e dall’ex presidente Marc Ravalomanana con l’11,2%. Se confermato, questo risultato garantirà a Rajoelina il terzo mandato al primo turno, avendo superato la soglia del 50%, senza bisogno quindi di tenere il ballottaggio già fissato per il 20 dicembre. La stampa locale chiarisce che la Commissione diffonderà i dati definitivi sulle presidenziali venerdì prossimo, 24 novembre.


ELEZIONI PRECEDUTE DA DISORDINI E COPRIFUOCO

Nella capitale Antananarivo la polizia ha fatto scattate il coprifuoco dalle 21 di mercoledì 15 novembre fino alle 4 di giovedì mattina, due ore prima dell’apertura dei seggi per il primo turno delle elezioni presidenziali. La prefettura ha motivato questa misura alla luce degli incidenti e degli atti di sabotaggio che si sono registrati nei giorni che hanno preceduto l’appuntamento alle urne.

A innescare le tensioni nell’isola dell’Oceano Indiano, la corsa al secondo mandato consecutivo del presidente Andry Rajoelina, il terzo tenendo conto di quello ricoperto nel 2009. Il politico di 49 anni ha la doppia nazionalità franco-malgascia, e questo ha suscitato accuse di incostituzionalità e appelli al ritiro della sua candidatura. Da ottobre quindi sono cominciati sit-in e cortei di protesta, dispersi dalle forze dell’ordine anche coi lacrimogeni. Nonostante la Corte suprema abbia però respinto l’ipotesi di vizio di candidabilità presentata da alcuni candidati, le tensioni sono state alimentate da un’altra circostanza. A fine settembre Rajoelina si è dimesso per potersi candidare, in linea con quanto disposto dalla legge. Al suo posto sarebbe dovuto subentrare il presidente del Senato, che però ha rinunciato “per motivi personali, lasciando l’incarico a un “governo collegiale” guidato dal primo ministro Christian Ntsay, alleato di Rajoelina. Tale mossa è stata interpretata dalle opposizioni come una “macchinazione”, e così hanno gridato al “colpo di stato istituzionale”, fomentando le proteste.

Poi, tre giorni prima del voto, ben dieci candidati d’opposizione su 12 si sono uniti per esortare gli elettori a boicottare le urne. Tra questi, anche nomi di spicco come Hery Rajaonarimampianina e Marc Ravalomanana, entrambi ex capi di Stato. Nelle ore successive la stampa internazionale ha riferito del rogo di un seggio e della distruzione di materiale elettorale. La polizia, in occasione del coprifuoco, ha avvertito la cittadinanza che i responsabili di eventuali disordini sarebbero incorsi in “arresti” per reati a cui si sarebbero aggiunte delle “aggravanti” determinate “dal contestuale periodo elettorale”.

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