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Un anno di guerra in Ucraina, da Roma a Bologna eventi per la pace in oltre cento città

Il popolo della pace torna a mobilitarsi. Coordinatrice dell'iniziativa è Europe for peace, rete che raccoglie centinaia di organismi della società civile

Pubblicato:21-02-2023 15:27
Ultimo aggiornamento:21-02-2023 17:31
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ROMA – A pochi giorni dal primo anniversario della guerra russo-ucraina il popolo della pace torna a mobilitarsi con decine di eventi in oltre cento città in tutta Italia dal 23 al 26 febbraio, accanto ad oltre settanta in Europa. Coordinatrice dell’iniziativa è Europe for peace, rete che raccoglie centinaia di organismi della società civile, che lo scorso 5 novembre a Roma portò quasi 100mila persone a chiedere un’azione diplomatica da parte della politica per porre fine al conflitto.

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“Torniamo a chiedere cessate il fuoco, de-escalation militare e negoziati perché oltre alle crisi che già osserviamo, il rischio di un conflitto nucleare è concreto” ha dichiarato Sergio Bassoli, coordinatore della Rete italiana pace e disarmo e portavoce di Europe for peace, nel corso di una conferenza stampa, indetta con Sbilanciamoci ieri al Campidoglio.

LA MARCIA NOTTURNA PERUGIA-ASSISI PER LA PACE

Ad aprire la quattro giorni di eventi sarà la marcia notturna Perugia-Assisi giovedì 23 febbraio alle ore 24, che si chiuderà presso la tomba di San Francesco alle 6 del mattino del 24, come ha spiegato il coordinatore Fabio Lotti, che ha aggiunto: “è dal 2014 che ci battiamo per la fine di questa guerra, rischiamo il punto di non ritorno. Già sappiamo che nei prossimi mesi ci sarà un bagno di sangue nell’est dell’Ucraina”.

In quel paese “c’è una guerra terribile ma non dobbiamo dimenticarci della pace, che non è segno di debolezza” ha detto il segretario della Comunità di Sant’Egidio, Paolo Impagliazzo, che ha ricordato la fiaccolata al Campidoglio nella serata di sabato 25. Non ancora confermata la presenza del sindaco Roberto Gualtieri, come riferiscono i responsabili.

Punto nodale per gli animatori della mobilitazione resta il sostegno alla popolazione ucraina, come ha affermato Silvia Stilli, portavoce dell’Organizzazione delle ong italiane (Aoi), che ha ricordato i tanti volontari presenti nel Paese – tra cui anche giovani e studenti – e la carovana Stop the war now, che “riparte il 30 marzo da Leopoli e termina il 4 aprile a Odessa”. Nel giorno in cui il presidente americano Joe Biden è arrivato a Kiev, Stilli ha avvertito: “Da un lato, ci preoccupa l’invio di aiuti per lo più militari, dall’altro, la forte disattenzione verso quella parte di popolazione ucraina che chiede la pace, come gli obiettori di coscienza che rischiano anche il carcere. Tale disattenzione è anche causa del limitato invio di aiuti umanitari”.

Sul tema, degno di nota è l’incontro di mercoledì 22 del Movimento Nonviolento, nell’ambito della Campagna di obiezione alla guerra in Russia, Bielorussia e Ucraina, che porta a Roma tre esponenti dei rispettivi paesi: Darya Berg (Go by the forest), Olga Karach (Our house) e Kateryna Lanko (Pacifist movement). Le tre attiviste resteranno in Italia fino al 26 per prendere parte ad altri appuntamenti.

A ROMA IL 25 FEBBRAIO LA FIACCOLATA DELLA PACE

Nella Capitale l’appuntamento per dire stop alla guerra in Ucraina è fissato per sabato 25 febbraio, alle ore 17, presso Largo Corrado Ricci, dove partirà una fiaccolata promossa dalla coalizione ‘Europe for Peace’ che confluirà in piazza del Campidoglio. A partecipare saranno anche la Cgil di Roma e del Lazio.
“Nel primo anniversario dell’invasione russa del 24 febbraio 2022, un’ingiustificabile violazione della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale- fanno sapere in una nota le sigle sindacali- occorrono negoziati di pace per costruire un’Europa sicura e pacifica, in solidarietà con il popolo ucraino e le vittime di tutte le guerre. La pace è la vittoria di cui abbiamo bisogno. Bisogna arrivare al più presto a un cessate il fuoco, a misure concrete che portino al disarmo nucleare. Sabato 25 febbraio il mondo del lavoro sara’ in piazza per dire: basta armi, basta orrore, basta morte”.

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A Bologna attese migliaia di persone per la marcia per la pace che si svolgerà venerdì prossimo, 24 febbraio nel centro della città. Il corteo organizzato dal comitato Bologna Europe for peace partirà alle 18 da piazza XX settembre, dopo un primo intervento di Cgil, Cisl e Uil, per concludersi in piazza Nettuno, dove un’ora dopo prenderanno la parola il sindaco Matteo Lepore e il cardinale Matteo Zuppi, con un contributo artistico di Alessandro Bergonzoni. Al termine degli interventi, un minuto di silenzio per le vittime delle guerre scandito dalle campane dell’Arengo e del duomo e un flash mob ‘luminoso’ in piazza Maggiore, a comporre la parola “Peace”.

Le realtà aderenti al momento sono 55 e si attende una risposta dalla comunità ucraina, comunque informata. Un anno dopo la prima manifestazione bolognese contro la guerra, torna a porsi con forza il tema dell’invio di armi all’Ucraina. “Con l’invio delle nuove armi stiamo tenendo in piedi l’Ucraina o stiamo prolungando la guerra?”, si chiede la vicesindaca Emily Clancy. “È giusto- sottolinea Clancy- porsi questa domanda ad un anno dallo scoppio del conflitto. Credo che la nostra parte vada fatta in modo diverso”. La manifestazione di venerdì, in ogni caso “ribadisce una posizione di Bologna- secondo la vicesindaca- per la pace, i diritti umani e la legalità internazionale”.

Alla presentazione ufficiale della manifestazione c’è anche il neo-segretario della Cgil Michele Bulgarelli. “Credo che il ripudio della guerra- dice anche a nome degli altri segretari confederali- sia la condizione per evitare l’estensione anche geografica del conflitto”. Per Giulio Marcon di Europe for peace, che interverrà in piazza Nettuno, “l’unica strada possibile è il cessate il fuoco. Quella in Ucraina è una guerra che non si può vincere, il rischio è che possa diventare una guerra globale“. Certo se prevalesse il negoziato “sarebbe una pace di compromesso, ma meglio una pace ingiusta che una guerra giusta. La pace è l’unica vittoria di cui abbiamo bisogno”.

A nome delle associazioni (aderiscono tra le altre anche Anpi e Acli) Rossella Vigneri di Arci lancia un vero e proprio appello alla partecipazione. È, dice, “fondamentale uno sforzo collettivo, una mobilitazione la più ampia possibile al di là dei punti di vista differenti. Perché la voce dei pacifisti non ha avuto il giusto spazio in questo anno”. Ci saranno anche gli studenti medi e universitari. “Lo scorso anno lo Stato italiano ha speso 26 miliardi per gli armamenti- ricorda- Quei soldi devono essere spesi per scuole, università, sanità e gli altri servizi pubblici”.

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