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Gaza, Hamas in Egitto per la tregua: si tratta al Consiglio Onu

Morti a Jabaliya e Rafah, il governo di Tel Aviv è diviso sullo stop alle ostilità

Pubblicato:20-12-2023 14:42
Ultimo aggiornamento:20-12-2023 19:44
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ROMA – Il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, è oggi al Cairo per valutare se e come implementare una nuova tregua con Israele. Il viaggio segue le dichiarazioni di ieri del presidente israeliano Isaac Herzog, secondo cui Tel Aviv sarebbe favorevole ad una interruzione delle operazioni militari nella Striscia di Gaza per favorire il rilascio di nuovi ostaggi. Haniyeh, come riferisce l’emittente Al Jazeera, ha anche incontrato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian, col quale avrebbe discusso dell’escalation in Cisgiordania, dove sono aumentati gli attacchi di coloni israeliani contro residenti palestinesi. L’ultima vittima si è registrata ad Hebron, portando a 301 il bilancio dei morti dallo scorso 7 ottobre, secondo dati del ministero della Salute dell’Autorità nazionale palestinese.
Superano quindi quota 500 le vittime palestinesi nella regione dal gennaio 2023.

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Sulla tregua a Gaza, però, Israele sembra diviso. Stamani il ministro della Difesa Itamar Ben-Gvir ha fatto sapere sul social network X che “non è il momento della tregua” militare, bensì della “risolutezza”. Il primo ministro Benjamin Netanyahu non è esente da critiche, emerse anche da una marcia spontanea che si è tenuta davanti al quartier generale delle Forze armate a Tel Aviv sabato scorso per chiedere un cessate il fuoco che protegga sia ostaggi che civili palestinesi. Poco prima, l’esercito aveva confermato di aver “erroneamente ucciso” tre ostaggi israeliani, di età compresa tra i 24 e i 27 anni, nel corso degli scontri a Gaza.


L’appello al cessate il fuoco ieri è tornato per la terza volta in discussione al Consiglio di sicurezza dell’Onu. La bozza del testo proposta dagli Emirati Arabi Uniti però è stata bloccata per esaminare un emendamento che vada incontro alle richieste degli Stati Uniti, evitando così che Washington ponga per la terza volta il veto. Come riferisce il Guardian, invece di chiedere una “cessazione urgente e sostenibile delle ostilità”, il testo modificato invoca “una sospensione urgente delle ostilità per consentire un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli, e promuova rapidamente una cessazione sostenibile delle ostilità”. Così modificato, Washington si è detta disponibile ad astenersi dal voto, evitando così di bloccare la risoluzione.

Mentre la diplomazia è al lavoro, nella Striscia proseguono gli attacchi. Il ministero della Salute di Gaza, guidato da Hamas, ha riferito che nell’ultimo raid contro il campo profughi di Jabaliya, il più popoloso della regione, sono morte 46 persone. I media internazionali riferiscono inoltre di un attacco a Rafah, nel sud, dove si concentra la maggior parte dei profughi: corrispondenti di Al Jazeera sul posto riferiscono di “situazione caotica” e “grande afflusso di corpi senza vita e feriti” al Kuwaiti hospital. Al momento non si hanno informazioni certe, ma i feriti sarebbero più di dieci.

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