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VIDEO | Galimberti: “Chiara Ferragni? Non la seguo”. E ai docenti dice: “Ai ragazzi non insegniamo più a pensare”

Nella lezione intitolata 'Uomo-macchina. Come la guida è passata alla macchina', il filosofo ha espresso l'idea che che "l'arte nel mercato non è arte"

Pubblicato:20-09-2020 10:17
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:54
Autore:

umberto galimberti
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https://youtu.be/lBIkP4UhCoo

MODENA – “Chiara Ferragni?… Ho sentito parlare di lei, ma non so darle una risposta perchè non ho seguito nulla di lei”. Il filosofo Umberto Galimberti, al termine della conferenza stampa di oggi, a Modena, ha risposto così all’agenzia Dire sul rapporto tra arte e mercato e logica produttiva e sulla ‘trovata’ di utilizzare un personaggio famoso e con un grande seguito sui social per far conoscer i capolavori dell’arte italiana. Proprio il rapporto tra l’arte e il mercato è questo uno dei temi affrontati nella sua lezione di oggi, a Carpi al FestivalFilosofia, dal titolo ‘Uomo-macchina. Come la guida è passata alla macchina‘ in cui sostiene, come anticipato alla stampa, che “l’arte nel mercato non è arte”.

“IN ITALIA AI RAGAZZI NON INSEGNIAMO PIU’ A PENSARE”

“La macchina non va confusa con la tecnologia, la macchina è la tecnica ovvero la forma più alta di razionalità” ed è questa ad aver espugnato l’uomo dalla storia, perchè “l’uomo è anche dolore, amore, immaginazione, arte, sogno”. E’ un ritratto suggestivo e doloroso quello che il filosofo Umberto Galimberti presenta oggi nella sua lezione.


“Esiste ormai- dice Galimberti- un inconscio collettivo tecnologico che porta a valutare tutte le cose solo per la loro funzionalità. Ciò che di umano è rimasto nel mercato è solo la passione per il denaro. L’uomo esce dalla storia perchè l’uomo è anche irrazionale” e questo non è contemplato in un sistema che si muove secondo tecnica e razionalità.

“Non c’è posto per il giusto, per il santo, per l’arte, per il sentimento” secondo Galimberti che ha lanciato un appello agli insegnanti: “In Italia ai ragazzi non insegniamo più a pensare. Pensare non è conoscere, ma mettere sotto verifica le idee che abbiamo in testa. Altrimenti poi quelle idee, che sono stereotipi in vecchiaia li chiamiamo addirittura principi, ma invece sono solo pregiudizi”.

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