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L’ex bambino-soldato: “Temo per la mia famiglia in Darfur”

Divenuto cittadino italiano e specializzando all'università, Adam Nor non dimentica il suo Paese di origine

Pubblicato:15-06-2023 13:39
Ultimo aggiornamento:16-06-2023 15:45

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ROMA – Né l’esercito né i paramilitari saranno in grado di garantire pace e sviluppo sociale in Sudan: lo sottolinea Adam Nor, 33 anni, ex bambino-soldato originario della regione del Darfur, ora specializzando all’università a Roma con status di rifugiato. Parole, le sue, affidate a un’intervista con l’agenzia Dire a margine di un incontro al quale ha partecipato, dedicato al conflitto in corso nel Paese africano ormai da due mesi.

ORIGINARIO DELLA REGIONE DI EL GENEINA

Nor è originario di El Geneina, una delle città del Darfur più colpite dai combattimenti tra l’esercito del generale Abdel Fattah Al-Burhan e le Forze di supporto rapido (Rsf) comandate dal suo rivale, il generale Mohamed Hamdan Dagalo, detti Hemeti. “A casa in Sudan ci sono i miei familiari, sia mia madre sia mio fratello” riferisce Nor. “A El Geneina ci sono stati scontri e vittime e adesso la città è sotto il controllo della popolazione locale; in altre zone del Darfur, come a Kutum, comandano invece le Forze di supporto rapido“.

Con la Dire, che ha ospitato l’incontro nella redazione romana dell’agenzia, Nor condivide anche ricordi personali. “Dovetti lasciare la scuola all’età di otto o nove anni quando fui reclutato dai paramilitari di quella che all’epoca si chiamava Protezione civile” dice l’ex bambino-soldato. “Era un periodo molto difficile: partii da solo verso la Libia e arrivai in Italia via mare”.


DAL SUDAN ALLA LIBIA ALL’ITALIA

Nor lasciò il Sudan all’inizio degli anni Duemila, quando si inasprì il conflitto in Darfur. A compiere molte violenze furono anche i “janjaweed“, i cosiddetti “diavoli a cavallo”, appartenenti a milizie di matrice araba. “In seguito sono confluiti nelle Forze di supporto rapido”, denuncia Nor, “e per questo oggi mi sento di dire che le comunità del Darfur di origine africana, come quella dalla quale provengo, corrono pericolo”.

QUASI DUE MILIONI DI PERSONE COSTRETTE A FUGGIRE

Secondo stime diffuse questa settimana, il conflitto cominciato il 15 aprile in Sudan ha provocato centinaia di morti e costretto oltre un milione e 900mila persone a lasciare le proprie case. Oltre 400mila coloro che hanno abbandonato il Paese cercando riparo in Egitto, in Ciad o in altri Paesi confinanti.
Sabato scorso le autorità del Cairo hanno inasprito i requisiti per ottenere un visto di ingresso, estendendo le restrizioni già in vigore per gli uomini di età compresa tra i 15 e i 60 anni a tutti i cittadini sudanesi.

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