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Dopo Saman, in Procura gli sos da ragazze pakistane, indiane e bengalesi: hanno paura delle liti in famiglia

Il procuratore capo di Reggio Emilia ha spiegato che in Procura sono arrivate moltissime denunce da parte di ragazze di origine straniera che raccontano il malessere legato a conflitti di valori sugli stili occidentali che arrivano a scatenare "Una violenza molto diffusa"

Pubblicato:15-02-2024 10:32
Ultimo aggiornamento:15-02-2024 16:37
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saman fratello non indagato
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di Marcella Piretti e Mattia Caiulo

REGGIO EMILIA – Sta succedendo una cosa molto particolare, a Reggio Emilia. Un fenomeno che allarma e va studiato con molta attenzione, e che è stato innescato dal processo per l’omicidio di Saman, la ragazza pakistana di 18 anni uccisa nel 2021 dalla famiglia per aver rifiutato un matrimonio combinato con un parente. Il processo di primo grado si è concluso da poche settimane con la condanna all’ergastolo di entrambi i genitori e una pena di 14 anni allo zio (che ha fatto ritrovare il corpo indicando dove era sepolto). Ebbene, le notizie del processo (e quelle del terribile omicidio prima) devono essere rimbalzate da un cellulare all’altro, aver girato nelle palestre, e nelle scuole forse. E hanno fatto centro. Sì, perchè come ha spiegato ieri il procuratore capo di Reggio Emilia alla Procura, in quest’ultimo periodo, stanno arrivando valanghe di denunce da parte di ragazze e ragazzine di origine straniera (pakistana, indiana o bengalese), che si rivolgono ai magistrati per denunciare o prevenire atti di violenza nei loro confronti dovuti a conflitti che si generano all’interno delle famiglie in relazione agli stili di vita occidentali o al mancato rispetto di canoni religiosi.

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CONFLITTI DI VALORE IN FAMIGLIA CHE SCATENANO VIOLENZA

Ecco cosa ha detto ieri il procuratore capo: “Il mio ufficio è pieno di procedimenti che nascono da denunce di ragazze pachistane, indiane e bengalesi. Non cinesi che sono assolutamente invisibili”: il procuratore capo di Reggio Emilia Calogero Gaetano Paci lo ha detto davanti alla commissione parlamentare antimafia, spiegando che che “in provincia di Reggio esistono oltre 100 etnie e ci si può ben rendere conto del conflitto di valori che le giovani generazioni di queste famiglie subiscono nel momento in cui si misurano con i valori occidentali e non sono più disposti a seguire in toto determinati stili di vita o canoni religiosi”. Questi conflitti valoriali, ha proseguito il magistrato, “scatenano una violenza molto diffusa” e non a caso, conclude Paci, “negli ultimi anni c’è stato a Reggio un numero di omicidi volontari, dai femminicidi a quelli per droga e mafia, che in relazione alla popolazione sono superiori a quelli di altre zone a maggiore vocazione criminale”.

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