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Eddie Komboigo: “L’Europa ci aiuti, dobbiamo salvare il Burkina Faso”

Il presidente del Congrès pour la Démocratie et le Progrès su un conflitto che ha già costretto oltre due milioni di persone a lasciare le proprie case

Pubblicato:14-11-2022 14:40
Ultimo aggiornamento:14-11-2022 15:01

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ROMA – “Nelle zone di guerra ci sono persone costrette a mangiare frutti selvatici e perfino foglie” sospira Eddie Komboigo, il presidente del partito Congrès pour la Démocratie et le Progrès (Cdp). Parla piano, scandendo le parole. Tra le mani una copia del suo ultimo libro, ‘Mon ambition pour le Burkina Faso’, scritto nel 2020, quando era candidato alla guida del suo Paese. Testimonianza e visione portate anche in Italia, a Roma. Perché, come sottolinea in un’intervista con l’agenzia Dire, non di una nazione si parla ma di uno spazio e di una sfida più grandi.

DUE GOLPE IN MENO DI UN ANNO

A Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, cuore geografico e strategico del Sahel, la guida dello Stato è stata assunta dai militari. Due golpe solo quest’anno: il primo il 23 gennaio, il secondo il 30 settembre 2022. Il nuovo presidente, definito “di transizione”, si chiama Ibrahim Traoré ed è un capitano dell’esercito di 33 anni. L’Unione Europea, anche con una risoluzione parlamentare, ha condannato il “colpo di Stato” dei militari e chiesto sia il “ripristino dell’ordine costituzionale” che il rispetto di un impegno a tenere elezioni “trasparenti e inclusive” entro il luglio 2024.

PATRIOTI SULLA LINEA DEL FRONTE

Di democrazia, in linea di principio e nel concreto, parla subito Komboigo. Nato a Ouagadougou nel 1964, è rientrato nel suo Paese d’origine dopo un diploma in studi superiori in contabilità e finanza a Parigi. Dal 2018 guida il Cdp, il partito dell’ex capo di Stato Blaise Compaoré, al potere per 27 anni. “La nostra è una forza democratica che condanna i golpe in linea di principio” dice. Motiva con la guerra il “sostegno” alla “transizione” proposta dai militari: circa il 40 per cento del territorio nazionale è sotto il controllo di gruppi armati, che fanno riferimento anche ad Al Qaida o allo Stato islamico. “Il Burkina Faso è già tempo nel caos e adesso dal caos deve uscire” sottolinea Komboigo. “In pochi anni la guerra ha costretto oltre due milioni di persone a lasciare le proprie case, ha provocato oltre 5mila morti e spinto alla chiusura più di 4mila scuole”.


Secondo il presidente del Cdp, “non si può costruire uno Stato costituzionale democratico senza che esista una nazione”. Come dire: bisogna prendere atto dell’emergenza, con lo Stato in ritirata, concentrando tutti gli sforzi per garantire la sicurezza delle comunità anche nei distretti più lontani dalla capitale, fino alle cosiddette “tre frontiere” ai confini con Mali e Niger. Si spiega così la linea sulle milizie di autodifesa locali, i Volontaires pour la défense de la patrie (Vdp), civili cooptati con decreto dalla giunta militare. “I problemi di budget e l’insufficienza anche numerica delle truppe rendono il loro contributo indispensabile” sottolinea Komboigo. “Parliamo di 50mila patrioti, che si aggiungeranno ai soldati per la salvezza nazionale”.

OMBRE RUSSE E SENTIMENTO ANTI-FRANCESE

Secondo il presidente del Cdp, questo tipo di contributo non riduce la necessità di un supporto europeo, sul piano degli equipaggiamenti o del training. Ci sarebbe infatti un vuoto da colmare, e subito: a testimoniarlo l’assalto dei manifestanti e il rogo appiccato presso la sede dell’ambasciata di Parigi a settembre. “E’ diffuso un sentimento anti-francese”, avverte Komboigo, “dovuto al fatto che la cooperazione con Parigi non è stata sufficiente per sconfiggere il terrorismo e poi anche a un deficit di comunicazione, con un coinvolgimento sui programmi e gli interventi solo dei tecnici del settore e non della società locale nel suo complesso”.

“LA QUESTIONE NON E’ WAGNER”

La tesi è che se non ci sarà un cambio di passo, della Francia e dell’Europa, questo sentimento rischi di acuirsi e di prendere di mira i Paesi dell’Ue nel loro complesso. Lo rivelerebbero le bandiere russe fotografate e filmate in occasione all’assalto all’ambasciata o già prima, a luglio, durante una serie di venerdì di protesta contro i rappresentanti di Parigi. Beninteso: il punto non sarebbe tanto la capacità di penetrazione di Mosca, magari con la società di contractor Wagner, ma proprio l’Europa. “Dovrà essere più proattiva”, l’appello di Komboigo, “e affiancarci con decisione per proteggere le nostre comunità”.

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