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Report del Consiglio Grande e Generale di San Marino del 14 febbraio – pomeriggio

Di seguito un estratto degli interventi odierni

Pubblicato:14-02-2024 18:16
Ultimo aggiornamento:01-03-2024 16:31

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SAN MARINO – Nel pomeriggio i lavori del Consiglio grande e generale ripartono dal comma 9 e dall’esame del decreto n.185 “Disciplina delle attività economiche”. In particolare dall’articolo 2 bis proposto da Rete sotto forma di emendamento per prevedere 30 giorni dal deposito della richiesta per concedere l’avvio dell’attività in settori critici o sensibili.

Il primo a prendere la parola è Giovanni Maria Zonzini di Rete per ribadire la necessità di “dare più tempo agli uffici per effettuare i controlli sulle società che aprono in settori che evidenziano profili di rischio, settori che sono segnalati nella relazione della Polizia civile”. Anche perché le storture producono “danni di immagine per la Repubblica”. Guerrino Zanotti di Libera spiega che “continuiamo a intervenire anche se per Domani Motus liberi attentiamo alla vita della democrazia. State sbagliando modalità- insiste- serviva un progetto di legge e non un decreto, nessuno dice che il Paese è in mano alle mafie, diciamo che serve un rigore più ferreo in certi settori”. Stefano Giulianelli del Partito democratico cristiano sammarinese è dell’opinione che “le attività economiche nei settori sensibili hanno bisogno di controlli rafforzati, che devono essere più efficienti. Quale efficacia può raggiungere un controllo se l’attività economica non è stata avviata. Quelli più efficaci sono quelli dopo che l’attività è partita”.

Ancora per Rete Elena Tonnini conferma che “applichiamo il concetto che servono strumenti preventivi, dunque modificare le normative sul rilascio delle autorizzazioni per fare in modo che ci siano strumenti di prevenzione. A oggi le attività aprono, i controlli sono ex post e gli organi ci dicono che interveniamo a danno fatto”. Pasquale Valentini del Partito democratico cristiano sammarinese concorda che “magari non è questo decreto l’ambito per certe normative, ma da qualche parte le si devono mettere”. Infatti “se c’è un fenomeno distorsivo, il soggetto che lo rileva dice anche come intervenire. L settore dell’auto per esempio è molto sensibile”. Dunque “il Tavolo congiunto deve individuare quell’organo che prima di dare le licenze verifica come operano quelle già attive”. Iro Belluzzi di Libera sottolinea che il decreto rappresenta “una riforma del rilascio delle licenze alle attività economiche”, mentre l’emendamento di Rete “definisce cosa fare in ambiti a rischio e ha pure una funzione di deterrente. Da Motus prosegue- attiva un attacco frontale all’opposizione che cerca di migliorare il decreto che può essere foriero di grosse problematiche”.


Per Rete intervengono anche Roberto Ciavatta per smontare “la narrazione secondo cui si vuole bloccare la libera imprenditoria. Su settori critici chiediamo un controllo preliminare per le nuove aperture perché dobbiamo chiederci qual è l’interesse dello Stato nell’apertura di una società”. Invece per il segretario di Stato Righi “i controlli vengono dopo per non bloccare le società e così non fa il suo compito”. Ed Emanuele Santi: “Facciamo questo provvedimento dopo che abbiamo ascoltato il tavolo di monitoraggio. Servono strumenti preventivi per evitare distorsioni che ci sono in alcuni settori. Proviamo a riscrivere insieme l’articolo, siamo in ostaggio di un segretario di Stato che forse è in minoranza. Stiamo facendo autolesionismo, noi vogliamo imprese sane non quelle che derubano il Paese”. Per Luca Boschi di Libera il dibattito è “paradossale. Tutti gli organismi di controllo ci hanno dato delle indicazioni e il segretario di Stato Righi dice che i controlli riguardano un altro provvedimento. Così lasciamo un vulnus pazzesco, non si può non condividere lo spirito di questo emendamento”.

In replica il segretario di Stato per l’Industria Fabio Righi ricorda che “sulle distorsioni siamo intervenuti tempestivamente, segnandole noi all’Italia. Ma davvero pensate che le società di presentino con documenti sporchi per aprire un’attività? Non accade e fa male affermarlo. Nel settore auto noi siamo stati vittima delle storture. Dunque perché dovremmo mettere vincoli a chi lavora legittimamente? Controllare tutto per non controllare nulla non è una politica efficace”. Per Santi il segretario di Stato “continua a mentire all’Aula”. L’emendamento viene respinto.

Rete presenta anche un articolo 2 ter sulla falsa riga del precedente per identificare i settori sensibili: commercio all’ingrosso con deposito, e-commerce con focus sul settore alimentare, commercio e noleggio veicoli, recupero crediti, smaltimento rifiuti, acquisto e vendita nel settore degli immobili, commercio opere d’arte e di preziosi, asset virtuali, attività di gioco. Il segretario di Stato Righi dà l’indicazione di respingere.

Gian Matteo Zeppa di Rete invita alla calma: “Il segretario di Stato svicola dalle domande. Chi ha consigliato di non mettere nel decreto i settori sensibili? Non ha risposto prima. Tutti hanno capito di cosa stiamo parlando, l’unico che non vuole aumentare i controlli è lui”. Rossano Fabbri di Noi per la Repubblica si sente “spaesato dal dibattito. Sul rilascio della licenza occorre una serie di documenti, se si fanno certe affermazioni servono i nomi. Come è possibile che prima che un’attività inizi sia illegale? Capiamo se i rischi sono reali e scindiamo i controlli ex ante da quelli ex post”. Pure Alessandro Rossi del Gruppo misto invita a “un atteggiamento meno aggressivo. C’è un’impostazione più liberalista e ideologica del segretario di Stato, ma è giusto mantenere dei toni e dire cose con maggior garbo. Questo emendamento aveva senso con quello precedente”.

Per Valentini “l’emendamento va oltre il contenuto del decreto ma pone un problema reale. E nel decreto il concetto va introdotto. C’è l’articolo 34 e c’è un decreto delegato, il 49 del 2023, che dà la delega in merito. Se siamo coerenti dobbiamo chiarire cosa fare per le attività sensibili”. Michela Pelliccioni di Domani Motus liberi definisce “spiacevole la mattanza politica. Stiamo dibattendo un tema di interesse per tutti. I settori a rischio sono mutevoli nel tempo ed è difficile cristallizzarli. C’è un rimando a un decreto per l’elenco ma gli organismi di controllo se svincolati operano meglio, e il Tavolo congiunto sta lavorando”. Belluzzi si rifa a “un’incoerenza di fondo. Abbiamo assistito a norme che richiamavano tutto in maniera pedissequa e a norme che per interpretarle e dare un senso si richiamano decreti rendendo difficile la lettura e quindi l’applicazione. Ci sono troppi punti vuoti”.

Per Ciavatta di Rete “il segretario di Stato si sbaglia anche sulla prevenzione, si individua un target e si fanno i controlli su tutti. Non posso poi accettare che si dica che la malavita organizzata entra lo stesso. Se ci sono settori attenzionati dobbiamo fare qualcosa. Siamo una realtà piccola e aggredibile in pochi mesi”. Il collega Paolo Rondelli ricorda che “l’apparenza non è mai reale. Non si può dire che non ci sono settori a rischio, vanno identificati e aggiornati con decreto. Ed è compito del segretario di Stato per l’Industria, è sbagliato l’atteggiamento di non volere mai controllare nessuno. Abbiamo esperienze dannose, anche recenti”. Zanotti sottolinea che si è “di fronte a un muro eretto contro l’Aula dal segretario di Stato su un tema così importante. Ci sono settori con maggiori criticità, allora facciamo in modo di trovare dei sistemi che permettano allo Stato di mettersi il più possibile al riparo, abbiamo un problema, cerchiamo di affrontarlo correttamente inserendo sistemi di tutela nella norma”.

Si è passati “dalla mafia non esiste al fatto che entra comunque, un passo in avanti”, ironizza Zonzini: “Se ci sono intenzioni opache almeno creiamo delle difficoltà, non credo la soluzione sia facciamone una ragione. Non è liberismo ma follia”. Mentre per Eva Guidi di Libera “senza un sistema di controllo integrato non si vuole affrontare il problema alla radice. Delle risposte sui settori sensibili bisogna metterle in atto subito. Serve un presidio con una cabina di regia con controlli strutturati sui settori attenzionati”, incrociando le banche dati.

Adele Tonnini di Rete punta l’attenzione sul concetto di prevenzione, che “emerge da parte degli uffici”, tra indagini preventive e contrasto degli illeciti. “Va inserito nella norma. È il nostro ruolo tutelare lo Stato al meglio delle possibilità. Si riducono inoltre le tutele sulle autocertificazioni”. Mentre Vladimiro Selva di Libera trova che “qualche paura è legata al fatto che il Paese si è scottato sulle infiltrazioni criminali. Ma viviamo sulla nostra immagine e e non si può negare come fatto dal 2006 al 2010. Anche le forze di maggioranza invitano alla cautela, se non è il Congresso di Stato che deve redigere l’elenco dei settori sensibili, lo si affidi a un ente di controllo. Per Rete interviene anche Elena Tonnini: “Gli organismi di controllo dicono che i fenomeni distorsivi sono in aumento e che non servono approcci generalizzati- argomenta- e cosa si fa? Si apre in maniera indiscriminata senza intervenire sulla prevenzione. Perché non serve, ci viene detto”. Inoltre “la norma lascia la discrezionalità” al governo sul nulla osta a imprese ed esercizi, revoca compresa.

La collega Daniela Giannoni torna su alcune affermazioni del segretario di Stato, rimarcando come “la differenza la facciamo noi con i controlli preventivi e gli anticorpi. Non è vero che vogliamo mettere in croce le aziende che lavorano da 40 anni. Si chiede di fare dei controlli preventivi alle nuove richieste di aperture nei settori a rischio. Nel settore vendita auto gli operatori sani si trovano ad affrontare burocrazia richiesta dal Paese limitrofo, negare il problema è pretestuoso”. Grazia Zafferani del Gruppo misto invita la politica a “seguire di più l’evoluzione della malavita: la posizione si è intestardita pur di non dare ragione a una collaborazione propositiva che stiamo dando per tutelare il Paese. Sostengo l’emendamento di Rete, non faccio le barricate perché ne sono uscita”. Critica anche gli esponenti del Pdcs che “rilasciano solo la dichiarazione ai microfono, chi è contrario voti contrario”. Non fan dei controlli preventivi, Andrea Zafferani di Repubblica futura chiede comunque di “pensare a iniziative ad hoc in settori da controllare, con un sistema di regole anche diverso”, tra scambio di informazioni, incrocio di banche dati e tempestività degli interventi per “mettere freni ad attività economiche che si rilevano distorsive, velocemente”. Occorre anche “fare uno sforzo” per intervenire sul “meccanismo di apro-chiudo”.

In replica il segretario di Stato Righi conferma “la volontà di portare vanti un’attività di controllo efficace. Sulla base di questo sono stati ristrutturati gli uffici e convocati tavoli di confronto sui casi auto e altri che sono ancora attenzionati. Si danno strumenti per intervenire come il decreto sul nulla osta preventivo. C’è una dinamica politica in atto per cui si deve raccontare una storia diversa. Nella riunione con tutte le autorità, organi e uffici di controllo è stata fatta una riflessione per sottolineare che individuare un intero settore come sensibile avrebbe comportato controlli non puntuali, a fronte di un’operatività specifica che ha permesso di intervenire”. Mentre per Rete Emanuele Santi sottolinea che il segretario di Stato “fa il Calimero. Non ascolta un’Aula che le dice che servono misure preventive di controllo. Ma per lui non servono, le posizioni sono chiare e l’Aula si esprimerà”. Interviene per fatto personale Righi: “Non ho detto che non servono i controlli preventivi. Qual è l’attività che ha aperto senza sede? Non ci risulta”. L’emendamento viene respinto.

Rete propone infine un articolo 2 quater affinché il governo aggiorni l’elenco dei settori sensibili in base alle indicazioni del Tavolo congiunto per la vigilanza e il controllo delle attività economiche. Il segretario di Stato Righi dà orientamento negativo.

Primo a intervenire nel dibattito è Valentini dispiaciuto che “sia distorto il lavoro della commissione Antimafia”. Nel merito “l’emendamento porta l’elemento nuovo del Tavolo congiunto” che coordina gli organismi di controllo. “Andrebbe posto nell’articolo 34 che parte delle funzioni del Congresso di Stato sulla base delle segnalazioni degli organismi di vigilanza. Il concetto è difficile dire che non deve essere accolto, occorre trovare la collocazione giusta”. Zeppa capisce “la frustrazione del presidente della commissione Antimafia, il segretario di Stato ha disatteso l’indirizzo dato dall’organo. Questo decreto è per scopo elettorale” aggiunge chiedendo al segretario di Stato di “elencare chi era presente alla riunione a Palazzo Begni”. L’emendamento è “assolutamente attuabile e votabile”.

Belluzzi ribadisce che “si tratta di sancire nel decreto una cosa già prevista come ricordato da Rete e Valentini. Qualcosa che non è stato previsto può essere deleterio per il Paese e negarlo non è un approccio da persona intelligente. Non comprendo la riluttanza a condividere tenendo impantanato il Consiglio grande e generale”. Zafferani di Repubblica futura caldeggia l’accoglimento dell’emendamento, anche per stemperare il clima in Aula, perché “nella sostanza non dà problematiche, questo emendamento chiede di aggiornare i settori sensibili sulla base del Tavolo congiunto. È un elemento di monitoraggio, ma non dice come intervenire. Avere un monitoraggio dei settori problematici è ragionevole”.

Rossi del Gruppo misto trova “utile cercare di ascoltare cosa viene dall’Aula, in particolar modo dal consigliere Valentini. Come scritto l’emendamento non è perfetto ma il contenuto è applicabile e può essere messo a corredo. Il muro contro muro è controproducente per il Paese e svilente per l’Aula”. Ciavatta di Rete mette in luce che “l’articolo 34 prevede” l’individuazione di percorsi rafforzati per le attività in categorie sensibili, categorie che deve definire il Tavolo congiunto. E può essere “il collettore” con l’emendamento che ha “validità” anche senza i precedenti due. Sara Conti di Repubblica futura condivide l’emendamento, “sarebbe di buon senso- spiega- andare oltre lo scontro. Il tavolo congiunto è stato costituito per aumentare l’operatività degli organismi di controllo e aggiornare l’elenco dei settori critici. Dove inserirlo è un dettaglio tecnico”.

Rondelli accoglie con favore la posizione di Conti, “se respinto- precisa- l’emendamento renderebbe insignificante l’operato del Tavolo congiunto. Al di là di cosa afferma, il segretario di Stato è contrario ai controlli. C’è una valenza di proposta antimafia in questo emendamento. Il Tavolo dà fastidio alle attività deviate e spero che l’aula non assecondi quelle forme di deviazione dell’economia che renderebbero fallace ogni meccanismo di controllo”. Anche Elena Tonnini interviene per ribadire “l’esigenza di sostenere l’economia sana e dare risposta agli organismi di controllo che segnalano un aumento delle distorsioni. Il Tavolo congiunto lavora bene e fa proposte al Congresso di Stato e al Consiglio grande e generale”. I settori sensibili, continua, “cambiano e l’emendamento stabilisce l’obiettivo che il governo possa rinnovare i settori, non con discrezionalità ma sulla base delle indicazioni del Tavolo”. Zanotti conferma che l’emendamento “potrebbe essere collocato in un’altra posizione” e dà la disponibilità a valutarla favorevolmente. “Resta la necessità di non ignorare un aspetto che viene sollevato da tutti gli organismi di controllo.

In replica Santi di Rete rileva che “in maniera trasversale sull’emendamento, con una riformulazione si può trovare una quadra e una collocazione diversa. Vedo che i colleghi di maggioranza lavorano a una riformulazione dell’articolo 34 che ottemperi la ratio del nostro emendamento, una delega al Congresso di Stato che deve aggiornare l’elenco dei settori critici e recepire quanto emerge dal Tavolo congiunto. Se c’è disponibilità della maggioranza possiamo ritirarlo a fronte di una riscrittura dell’articolo 34”. Il segretario di Stato Righi conferma che si ragiona sull’”eventuale chiarimento, questi aspetti sono ricompresi nell’articolo 34, della possibilità per il Congresso di Stato di tenere un provvedimento per i settori critici. È pleonastico per noi specificare che si deve tenere conto degli organismi di controllo. È un chiarimento dell’articolo 34 e si lavora a una formulazione che specifici le considerazioni del Tavolo. Andiamo avanti e all’articolo 34 inseriamo questo elemento”. Santi tiene in votazione l’emendamento, che viene respinto per due voti, rimarcando che “in questo momento non c’è il numero legale. L’opposizione resta in Aula per responsabilità e andare avanti, ma così non si faAll’articolo 3 “Requisiti soggettivi per l’ottenimento della autorizzazione ad operare” sono cinque le proposte di emendamento, tre di Libera e uno a testa da parte di Rete e governo.

Quelli di Libera chiedono in primo luogo di abrogare l’articolo, che apre alla possibilità anche per i residenti in Ue di avviare un’attività economica, in modo da realizzare sul tema una fase di concertazione. Il secondo, in subordine, fa un ragionamento sulla cittadinanza a sostituire la residenza. Il terzo aggiunge una specifica sulle società europee che chiedono un codice operatore, estendendo il principio di soggetto idoneo ai soci e ai legali rappresentanti.

La modifica chiesta da Rete prevede una fideiussione per chi apre un’attività da non residente in Repubblica di 50.000 euro a garanzia del progetto imprenditoriale e come strumento di tutela contro una liberalizzazione “selvaggia”. Quella del governo allinea il testo all’emendamento accolto all’articolo 1.

I Capitani reggenti a questo punto sospendono i lavori che riprenderanno domani alle 15.

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