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Malattia mentale: gli slogan durano un giorno, i problemi tutta la vita

Parla alla Dire Dario D'Ambrosi, fondatore e presidente del Teatro Patologico, che da 40 anni lavora con ragazzi disabili fisici e psichici

Pubblicato:10-10-2022 13:57
Ultimo aggiornamento:11-10-2022 14:21

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(foto dal sito https://teatropatologico.com/)

ROMA – “La salute mentale che poi si trasforma in benessere è un concetto veramente difficile da capire e che rifiuto. Io non dico mai ai genitori che se hanno portato da me il proprio figlio, poi questo ragazzo guarirà o diventerà normale. Non è così, perché è utopia, è prendere in giro le persone”. Lo afferma all’agenzia Dire Dario D’Ambrosi, fondatore e presidente del Teatro Patologico, che da 40 anni si occupa dell’inserimento di ragazzi disabili fisici e psichici, cercando di fare con loro un lavoro di riabilitazione psichiatrica ma, soprattutto, di inclusione.

OGGI LA GIORNATA MONDIALE DELLA SALUTE MENTALE

Le sue parole arrivano nel giorno in cui si celebra la giornata mondiale della salute mentale (World Mental Health Day), iniziativa istituita nel 1992 dalla Federazione mondiale per la salute mentale (Wfmh) e riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della sanità. Per il 2022 è stato scelto il tema ‘Rendere la salute mentale e il benessere di tutti una priorità globale’.


“LA MALATTIA MENTALE NON È UN BENESSERE”

“Nella Giornata mondiale della salute mentale, invece degli slogan- continua- direi che bisogna cercare i punti di forza di queste persone malate. Facciamo alzare loro la testa a seconda di quei punti di forza. Ma non diciamo che la malattia mentale è un benessere. La gente ha paura del malato di mente, le persone hanno ancora lo stigma. Gli slogan durano per una giornata ma i problemi grossi durano per una vita“.
D’Ambrosi aggiunge che “con i malati di mente è necessario fare un percorso veramente specifico. Bisogna scoprire il loro potenziale, il loro modo di comunicare, non farli diventare ‘normali’ come invece vogliono questi slogan, perchè loro non diventano normali. E poi abbiamo già milioni di persone normali che non sanno e non fanno niente“. “Non capisco perché ci sia il bisogno di mettere questi malati dentro a questi calderoni di gente che non fa nulla- sottolinea D’Ambrosi- perchè loro, invece, hanno un potenziale, una sensibilità. Ai ragazzi che lavorano con me dico sempre che la loro disabilità è una forza, un punto in più, non devono considerarla una malattia o una colpa. Spiego loro che devono approfittare della propria disabilità e che da questa devono tirare fuori i propri punti di forza”.

UN LAVORO RIVOLUZIONARIO

Dario D’Ambrosi lavora con 60 ragazzi, ma la compagnia stabile del Teatro Patologico è composta da 20 persone. “Stiamo facendo un lavoro veramente rivoluzionario, perchè proprio oggi che è la Giornata mondiale della salute mentale è bene ricordare che siamo stati il primo Paese al mondo a chiudere i manicomi con la legge 180, la legge Basaglia, e che siamo il primo Paese al mondo ad aver fondato e creato un corso universitario dedicato proprio ai ragazzi disabili psichici e fisici, grazie al Teatro Patologico e all’università di Tor Vergata di Roma“.

I RAGAZZI IN TOURNEE: DA MILANO A STOCCOLMA, DA LOS ANGELES A MADRID

Sono tante le iniziative in calendario per questa speciale compagnia teatrale, che torna a calcare le scene dopo lo stop imposto dalla pandemia. “Ci sono stati ragazzi che hanno avuto dei traumi molto grandi a causa del Covid e, purtroppo, con alcuni abbiamo dovuto ricominciare da zero. Fortunatamente a breve abbiamo in programma di realizzare un piccolo film. Poi inizieremo le opere a teatro, che ci vedranno fare tappa a Milano, Zagabria, Stoccolma, New York, Los Angeles e Madrid. Dopo saremo in tournee in Puglia e faremo altri spettacoli in giro per Italia”.

L’INTERVENTO ALLE NAZIONI UNITE

E chissà che Dario D’Ambrosi e il suo Teatro Patologico non trovino nuovamente ospitalità alle Nazioni Unite, come avvenuto nello scorso mese di giugno. “Ho avuto l’onore di parlare al palazzo dell’Onu– racconta orgoglioso- accompagnato dall’ambasciatore Maurizio Massari. È stato un intervento incredibile, perchè sono stato ascoltato dagli ambasciatori di tutti i Paesi del mondo che hanno capito l’importanza di ciò che stiamo portando avanti. Ho infatti detto loro che stiamo facendo un lavoro rivoluzionario, perchè quando sta bene uno di questi ragazzi, stanno bene migliaia di persone: il papà, la mamma, i fratelli, i nonni, il condominio, il quartiere“. “Per migliorare una società malata- conclude- bisogna iniziare proprio dai più deboli, da quelli dei quali la società ha più paura. E a New York hanno capito questo concetto ed è stato molto bello, perchè si sono alzati tutti in piedi ad applaudire il Teatro Patologico”.

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