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Il sogno di Valentina Tomirotti: “In tv vorrei vedere una valletta di Sanremo con disabilità”

Giornalista mantovana con una displasia diastrofica, conosciuta online come Pepitosa, promuove un mondo in chiave inclusiva

Pubblicato:04-03-2024 15:37
Ultimo aggiornamento:04-03-2024 15:37

Valentina Tomirotti
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ROMA – “Vorrei vedere in Tv conduttori e conduttrici di spessore in carrozzina, con tematiche di spessore. Vorrei far entrare in Tv il cervello delle persone con disabilità. Vorrei vedere una valletta di Sanremo con disabilità. Vorrei vedere meno perfezione, se intesa come due gambe e due braccia. Però tutto questo non deve essere un obbligo, ma una necessità che farebbe bene a tutti”. Esprime un sogno Valentina Tomirotti, giornalista mantovana con una displasia diastrofica, conosciuta online come Pepitosa, l’attivista in sedia a rotelle che promuove un mondo in chiave inclusiva. Un mondo che ancora per tanti è sottorappresentato. Tomirotti ne parla in un’intervista pubblicata sul numero di febbraio di SuperAbile, il magazine del contact center integrato per la disabilità di Inail.

IL 46% DELLE PERSONE CON DISABILITA’ SI SENTE SOTTORAPPRESENTATO IN TV

Lo Studio Nielsen sulla rappresentazione in TV (aprile 2022) mostra che il 46% delle persone con disabilità si sente sottorappresentato. In effetti, chi ha una disabilità ha il 34% di probabilità in più rispetto alla popolazione generale di sentirsi sottorappresentato sullo schermo. “Abbiamo bisogno di persone con disabilità che influenzano le trame e le narrazioni, che aiutano a prendere decisioni sul casting e sui talenti e che rappresentano la comunità delle persone con disabilità in tutto il processo creativo”, ha dichiarato Lauren Appelbaum, vicepresidente del settore Comunicazione, Spettacolo e News Media di RespectAbility, un’organizzazione no-profit che combatte lo stigma e promuove opportunità affinché le persone con disabilità possano partecipare pienamente a tutti gli aspetti della comunità. E diritti civili, diversity, inclusione e accessibilità sono proprio i punti cardine della vita di Valentina Tomirotti contro ogni pregiudizio. “Gli stereotipi in Tv sono gli stessi che si ritrovano nella realtà – spiega Tomirotti – e riguardano l’immagine, la professionalità e il limite. Fa comodo avere un’immagine stereotipata della persona ‘sfortunata’ oppure dell’eroe, tipo Bebe Vio o Alex Zanardi, ma non bisogna essere solo eroi. Le persone con disabilità sono come tutte le altre, a livello caratteriale, ognuno di noi ha un vissuto che plasma interagendo con il mondo”. 

MA QUALCOSA STA CAMBIANDO

Sempre attuale è anche lo stereotipo del limite, “perché le persone guardano a quello che manca. Fanno diventare la disabilità la caratteristica predominante della tua persona. In Tv l’immagine non cambia, la persona con disabilità ‘tipo’ è quella incidentata in carrozzina, e quando sono andata io nei Tv Talk mi guardavano come se fossi ET. È vero che qualcosa sta cambiando – afferma Tomirotti – perché quantomeno ci provano, ma se ci fosse in Tv una consulenza fatta da persone con disabilità formate ed esperte, si potrebbe fare meglio. I media devono mettersi in ascolto sulle necessità e non sul bisogno. C’è un fattore di diversità nel linguaggio: il bisogno conduce a un limite, mentre la necessità indica una visione positiva. Proviamo a usare delle parole in chiave positiva – propone la giornalista – per costruire delle necessità e non colmare i bisogni”.


Una consulenza esperta “potrebbe evitare che copioni e sceneggiature fomentino l’abilismo. L’abilismo è una violenza della contrapposizione tra la disabilità e la normalità. E’ vero che in Tv, così come nelle serie, la disabilità entra nella programmazione ma i contenuti sono spesso da rivedere. E’ meglio non comunicare che comunicare male”. Anche sul versante della pubblicità, Tomirotti consiglia una comunicazione con “meno lacrime, altrimenti il pubblico recepisce che chi sta in carrozzina vive quella situazione”. 

Tra tutti i mezzi di comunicazione, la social media manager considera le piattaforme social quelle forse più inclusive per il semplice fatto “che sono le più accessibili. In autonomia è possibile aprirsi un profilo e una pagina social dove poter esprimere la propria opinione, anche se sono molto consapevole dei pregi e dei limiti dello strumento”.

Gli obiettivi di Tomirotti per il 2024 sono continuare a scardinare gli stereotipi: “Vorrei maggiore rispetto per la costruzione di una vita indipendente. Maggiore rispetto a livello istituzionale per non farmi avere paura di dire ‘il futuro’”. 

PREGIUDIZI DA SCARDINARE NON DA COMBATTERE

Più che combattere i pregiudizi, Pepitosa preferisce la parola scardinare. “Con un lavoro certosino cerco di aprire la porta per una giusta rappresentazione e comunicazione anche quando non sono stata invitata. Scardinare significa riuscire a entrare quando non hai in mano la chiave, perché una chiave non c’è. È comodo dire il problema, ma pochi dicono la soluzione. La soluzione non è né immediata né univoca. La diversità è una tematica non digerita a monte, si possono fare mille progetti ma alla fine ci si scontra con la realtà. Bisogna fare un lavoro culturale sulla diversità, perché se non digerisci questo non vai avanti. Iniziamo con il metterci la faccia senza mandare sempre avanti gli altri. Ognuno di noi può essere attivista, può andare a scardinare quegli elementi di un problema e trovare una soluzione. L’attivismo è mosso dalle passioni, non solo dal problema. Se ognuno si fa riconoscere per qualcosa – consiglia – poi tutti insieme facciamo la rete della tematica. Ma per farlo bisogna provarci”.

Per questo motivo Tomirotti dice no alla tendenza di “adagiarsi nell’abilismo, nel sentirsi persone compatite”. Una persona con disabilità “non può non ambire a costruirsi una carriera. Io ad esempio ho due lauree, scrivo su un quotidiano nazionale e sono una social media manager, viaggio. Ma perché tutto questo dovrei metterlo tra i valori? Sono professionalizzata, non un genio o un eroe. Sono semplicemente una persona che capisce che la fine del mese arriva anche per me. Ho le bollette da pagare come tutti”. La sua è una chiamata alla responsabilità: “Non diventerai astronauta ma provaci – conclude – fai qualcosa per scardinare il problema attraverso la tua persona”.

Il numero completo di SuperAbile è consultabile a questo link

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