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Disabili, a Milano prova di forza delle associazioni caregiver al Pirellone per dire ‘No ai tagli’

Presidio sotto il Consiglio regionale promosso da 22 realtà (ma con più di 200 adesioni): 'Ascoltateci, non lascateci soli'

Pubblicato:16-04-2024 16:04
Ultimo aggiornamento:17-04-2024 17:14
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MILANO – Un fiume copioso di referenti, pazienti, padri, madri, sorelle, mogli e mariti, con molte realtà (22 le associazioni promotrici del presidio, 206 le aderenti e 22 Comuni) giunte da ogni parte della regione e riunitesi sotto il sole primaverile di piazza Duca d’Aosta, all’ombra del Pirellone, per tornare a chiedere una presa di posizione circa i tagli emersi, a cavallo tra l’anno passato e quello in corso, con una delibera regionale molto discussa che riduce le risorse disponibili dedicate all’assistenza ‘famigliare’ ai disabili. Sono infatti 10 i milioni che nel 2024 non verranno dedicati in Lombardia agli assegni familiari per sostenere i cosiddetti ‘caregiver’, ossia quelle persone che devono necessariamente dedicarsi ai membri della famiglia affetti da disabilità e fragilità. Sullo sfondo (ma concreto destinatario della mobilitazione) il governo, reo di aver disposto il taglio (pari a circa 350 milioni) sul Fondo Unico nazionale per le persone con disabilità.

“Chiediamo che la giunta stanzi ulteriori 10 milioni di euro per fare in modo che anche per quest’anno le persone che hanno diritto all’accesso della misura B1 non debbano entrare in una lista d’attesa”, afferma alla ‘Dire’ il presidente di Ledha Lombardia, Alessandro Manfredi, che precisa: “la Regione deve intervenire sul 2024, mentre per gli anni a venire è necessario un intervento di Palazzo Chigi”. Dal canto suo, la giunta guidata da Attilio Fontana ha sempre sottolineato come questo sia un problema da risolvere su scala nazionale, e alla fine di febbraio ha tentato di ‘smussare’ i tagli a livello locale dopo aver incontrato alcuni rappresentanti delle associazioni, una misura che però pare non aver affatto accontentato le richieste. Successivamente, le associazioni hanno cercato, come sostenuto dal palco, di richiamare l’attenzione del presidente del Consiglio regionale Federico Romani, “senza ricevere risposta”.

La partecipazione al presidio, andato in scena dalle 11 alle 13 inoltrate, è stata composita. Calcolate le presenze in circa 500 unità dalla Questura (per gli organizzatori si avvicinavano al migliaio), la mattinata è stata arricchita oltre che da una partecipazione colorata e animata, dagli interventi di alcuni politici locali, dall‘assessore al Welfare del Comune di Milano Lamberto Bertolé, passando per il consigliere dem Onorio Rosati, il capogruppo M5S regionale Nicola Di Marco, fino a giungere al vicepresidente d’aula al Pirelli, Carlo Borghetti. I gruppi delle opposizioni si sono poi mobilitati durante la seduta di Consiglio regionale esponendo lo striscione in aula ‘No ai tagli al sociale’, cercando di far pressione su una giunta che secondo alcuni ha preferito impegnarsi “a far passerella al Salone del Mobile”.


Tra i manifestanti c’era anche chi non è potuto venire, e non certo per mancanza di volontà: a sottolinearlo l’associazione FAND, che si occupa di pazienti diabetici, e la Huntington Onlus, che supporta gli affetti dell’omonima malattia. “Noi abbiamo una grave disabilità e qui siamo veramente in pochi, perché è una malattia rara, che costringe a non poter venire in piazza e i caregiver purtroppo non possono venire perché devono assistere i malati, perciò la nostra richiesta è più forte”. Lei è Elisabetta Caletti, Neuropsicologa e presidente dell’associazione Huntington. Si parla infatti di una malattia ereditaria del sistema nervoso centrale che determina una degenerazione dei neuroni dei gangli della base e della corteccia cerebrale. “Alla Regione e al Governo chiediamo appunto di tagliare assolutamente queste liste d’attesa perché sono assolutamente, diciamo, inique per i nostri assistiti, i nostri disabili”.
C’è poi la richiesta espressa all’esecutivo, che Caletti vede “molto lontano” dalle istanze dei propri associati. “Purtroppo capisco che ci sono delle gravi difficoltà, soprattutto perché siamo in pochi, però assolutamente abbiamo bisogno, per cui spero che si mettano veramente una mano sulla coscienza e capiscano la nostra richiesta”.

A rimarcare oltremodo la condizione assurda in cui sono costretti alcuni pazienti e caregiver, impossibilitati di fatto a protestare per difendere i loro dirirtti, sfilano delle carrozzine vuote: ‘Io ci sono ma non posso essere qui’, si legge sullo schienale. “Oggi rappresentiamo non solo le persone con disabilità grave, gravissima, che sono riuscite a venire in presenza ma anche i nostri amici, i nostri fratelli che sono talmente gravi che i medici stessi gli hanno sconsigliato di muoversi di casa”, afferma Angelo Achilli, presidente FAND Lombardia. Per questo, la richiesta alla Regione è quella “di aumentare gli sforzi che ha fatto, importanti ma non sufficienti, e di unirsi a noi alla nostra richiesta che facciamo al governo per aumentare le risorse sul fondo nazionale”.

Alessandro Manfredi, presidente Ledha Lombardia
Elisabetta Caletti, responsabile Huntington Onlus
Angelo Achilli, presidente Fand Lombardia

Intanto, sale sul palco anche l’assessore al Welfare del Comune di Milano, Lamberto Bertolè, che lamenta il fatto di una situazione complessa ben prima della delibera in questione. “Solo l’anno scorso infatti 1.300 milanesi sono rimasti esclusi dall’assegnazione dei fondi della Misura B2 a causa dei finanziamenti insufficienti stanziati da Regione, nonostante l’intervento del Comune che ha aggiunto ulteriori 3,5 milioni di risorse proprie”, precisa l’esponente della giunta Sala, sottolineando come il provvedimento attuale aggravi ulteriormente la situazione “non solo dal punto di vista delle risorse, sempre più limitate, ma anche perché mette in contrapposizione due aspetti – i contributi economici diretti alle famiglie e i servizi – che dovrebbero essere invece complementari e armonici”. A questo per Bertolé si aggiunge il fatto che spesso “gli enti locali vengono lasciati da soli a garantire questi servizi e questo, in una situazione di mancanza di educatori che è da tempo nota, non fa altro che acuire le complessità”.

Ora le associazioni attendono una risposta dalla giunta e dall’esecutivo, dopo che questo sole meneghino gli ha consegnato un mandato di presenza e di sostanza che non può più non essere preso in considerazione, e che di fatto ormai ha già valicato qualsiasi ideologia di partito e di schieramento. In piazza ci sono madri, padri, sorelle, fratelli, mogli e mariti che vanno ascoltati, vanno sostenuti e non vanno lasciati soli.

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