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Sanremo, i mal di pancia di Fratelli d’Italia: “Comunisti col Rolex”

Dall'esclusione di Zelensky alla performance al veleno di Fedez, passando per il monologo di Roberto Benigni: la destra storce il naso

Pubblicato:09-02-2023 19:04
Ultimo aggiornamento:09-02-2023 19:21
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ROMA – E pensare che l’edizione 2023 di Sanremo si è aperta con le parole ‘Fratelli d’Italia’. Quando Gianni Morandi ha intonato l’inno nazionale: “Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta…” la platea della prima serata si è alzata in piedi. Quarantotto ore dopo, il nome del partito fondato dalla premier Giorgia Meloni resta sulla bocca di tutti, ma per altri motivi.

L’avventura sanremese della destra era cominciata con l’esclusione a sorpresa dell’ospite più atteso, il premier ucraino Volodimiyr Zelensky. Per lui nessun intervento video, solo un testo letto da Amadeus. Le cose si sono messe peggio con il monologo di Roberto Benigni contro il ventennio fascista, e ancora di più dopo che Fedez ha strappato la foto del viceministro Galeazzo Bignami, quella con la svastica al braccio.

È troppo: di fatto il Festival sta assumendo i contorni di una kermesse antigovernativa e il partito di maggioranza rompe la consegna del silenzio. Il contrattacco con ironia del presidente della commissione cultura di Montecitorio Federico Mollicone: “Fedez si è autodefinito da solo con il titolo di un suo famoso disco, ‘Comunisti col Rolex’”, dice dopo aver premesso che “siamo in un paese democratico e libero per cui ognuno canta come vuole e dice quello che vuole anche al Festival di Sanremo”. Poi Mollicone aggiunge: “Personalmente considero brutta la canzone di Fedez da un punto di vista artistico, ma non sono un critico quindi potrei sbagliarmi. Certo è inopportuno che venga utilizzata una sede pop come il festival di Sanremo per fare della propaganda antigovernativa”.


Detto questo, sottolinea Mollicone, “Fedez è liberissimo di farlo e ho apprezzato l’intervento di Coletta – direttore di Rai 1 – che pur ricordando che per le regionali non è in vigore la par condicio, ha stigmatizzato l’attacco frontale politico, qualunque esso sia, pro o contro il governo”.

Promosso l’intervento di Roberto Benigni, anche se politicamente superfluo. “È stato artisticamente molto rilevante. L’ho molto apprezzato”, dice Mollicone. “Ma non penso sia una notizia che la Costituzione nasca da Costituenti antifascisti. Quindi non vedo la notizia. Sottolinearlo a Sanremo per me è una tautologia. Ma complessivamente credo sia stato un monologo molto bello”.

Allarga il raggio della polemica Francesco Giubilei, consigliere del ministro della cultura Sangiuliano. Anche lui se la prende con Fedez, che “usa il palco di Sanremo per fare un comizio politico contro il governo votato dalla maggioranza degli italiani dicendo “sparo cazzate ma non a spese dei contribuenti” e lo fa in onda sulla tv di Stato pagata dai contribuenti. Dovrebbe esibirsi al circo non a Sanremo”, dice Giubilei. Per l’editore, presidente della Fondazione Tatarella, anche Paola Egonu ha sbagliato la ‘schiacciata’ in conferenza stampa dall’Ariston. La pallavolista di origine nigeriana ha detto che l’Italia è un Paese razzista. “No Paola Egonu, l’Italia non è un paese razzista”, ribatte Giubilei. “Amare l’Italia significa rispettarla e non attaccare la nazione che ti ha offerto molte possibilità tra cui essere a Sanremo quando potrebbero esserci tanti altri atleti di valore al tuo posto. Un po’ di riconoscenza farebbe bene”, dice.

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