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Donini: “In Emilia-Romagna non ci servono primule ma dosi di vaccino”

L'assessore regionale alla Sanità chiarisce che sul territorio non ci sono problemi logistici legati alle strutture, ma soltanto carenze nella fornitura dei farmaci per l'immunizzazione

Pubblicato:09-02-2021 12:16
Ultimo aggiornamento:09-02-2021 14:05
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raffaele donini
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BOLOGNA – L’Emilia-Romagna conferma: le tanto discusse ‘primule’ in regione non servono. “Abbiamo bisogno di vaccini, non di tensostrutture, anche se nessuno si rifiuterà di accoglierle”, precisa l’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini, che questa mattina ha tenuto un’informativa sul piano vaccinale in commissione. “Non abbiamo problemi logistici, quindi le cosiddette primule sono l’ultimo dei nostri problemi, abbiamo fiere, ospedali, case della salute e ambulatori”. Ma “se dovessero arrivare le cosiddette primule- avverte l’assessore- l’importante è che vengano allestite nei giorno promesso. Non può succedere che aspettiamo che venga allestita in un parcheggio di una località, ad esempio, dove magari abbiamo già una casa della salute”. In caso di ritardo, insomma, ci si troverebbe costretti ad inutili traslochi quando gli spazi per fare le vaccinazioni in regione ci sono eccome. I vaccini, invece, molto meno.

A partire dalla situazione di oggi (263.356 vaccinazioni fatte, 119.788 richiami, “il 10% delle vaccinazioni fatte nel paese”) Donini traccia un quadro della situazione. Già a febbraio l’Emilia-Romagna potrebbe incrementare il suo ‘ritmo’. “Probabilmente già da febbraio aumenteremo le 10.000 vaccinazioni al giorno di oggi, potremmo far scattare l’alert 2, con 20.000 vaccinazioni al giorno”. Il livello massimo previsto è 45.000 dosi al giorno, ma al momento non ci sono dosi a sufficienza per arrivare a quel livello. Per febbraio sono disponibili in totale 341.050 dosi, cioè 170.525 persone vaccinabili. “Ma continueremo a trattenere tra 25 e 30% delle dosi per avere la garanzia delle seconde dosi”, spiega Donini. Per marzo la fornitura è “è tutto da confermare” ma si parla di 172.822 dosi Astrazeneca, 428.400 Pfizer e 42.750 Moderna, per un totale di 643.972 dosi, cioè 321.986 vaccinabili.

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Per aprile, maggio e giugno, al momento, è prevista “una media di circa 800.000 dosi, 400.000 vaccinabili nei tre mesi”, ma si tratta di mere indicazioni. Oggi, sottolinea ancora Donini durante l’informativa ai consiglieri regionali, la domanda di vaccini nella popolazione “è di gran lunga superiore all’offerta, ma è possibile che in seguito dovremo convincere le persone a vaccinarsi, magari nei mesi estivi e con una curva epidemiologica più leggera”. Si sta pensando anche a questo.

DONINI NON ESCLUDE l’ACQUISTO IN PROPRIO: “SIAMO ATTENTI A VALUTARE COSA SI MUOVE”

L’Emilia-Romagna non esclude l’acquisto in proprio di vaccini anti-Covid sul mercato del farmaco. “Non abbiamo ancora deciso nulla, ma siamo tra le regioni che hanno questa potenzialità, come abbiamo dimostrato sui vaccini antinfluenzali”, spiega in proposito l’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini. Ma ci sono due condizioni ben precise: l’acquisto deve essere regolarmente autorizzato da Aifa e deve esserci un accordo in conferenza Stato-Regioni perché “ad eventuali approvvigionamenti autonomi” da parte di qualche regione “non corrispondano decurtazioni sulla quantità di vaccini sul piano nazionale. Credo ci sia una discussione in corso”. Ma la Regione non ha scartato l’ipotesi di acquisto in proprio, in ‘squadra’ con altre Regioni interessate come potrebbero essere Veneto, Lombardia e Friuli Venezia-Giulia.

“Abbiamo posto attenzione, come abbiamo fatto su tamponi e vaccini anti-influenzali- spiega Donini- non è che non siamo presenti con le nostre antenne sul mercati internazionali. Siamo tra i più attenti a valutare cosa si muove e lo facciamo insieme ad altri”. Conferma la direttrice dell’assessorato Licia Petropulacos: “stiamo valutando, ma avendo in mente la complessità che questo comporta”. In commissione Donini e Petropulacos hanno confermato che inizialmente il piano dell’Emilia-Romagna in origine prevedeva di vaccinare 3,8 milioni di persone, cioè tutta la popolazione vaccinabile (dai 16 anni in su), entro la fine di maggio. Ma “a meno di miracoli non sarà così”, dice Petropulacos. Però “se ci saranno disponibilità di vaccino, praticamente fino all’infinito, abbiamo un piano che come abbiamo visto sul campo funziona”.

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La direttrice conferma inoltre: “abbiamo avviato i contatti con i medici di base” per Ia vaccinazione del personale scolastico. “Anche perché Astrazeneca è l’unico vaccino che si presta alla somministrazione in uno studio medico”. Ai consiglieri che si chiedono se la vaccinazione verrà fatta anche nei luoghi di vacanza in estate, poi, Donini risponde così: “in agosto saremo anche dove i cittadini saranno presenti, anche con mezzi mobili”.

“IN REGIONE SIAMO SOTTO 1.000 CASI, L’INDICE RT CRESCE MA RESTEREMO GIALLI”

Migliorano oggi i dati dell’epidemia in Emilia-Romagna e la Regione conta sul prolungamento della zona gialla almeno per un’altra settimana. Nelle ultime 24 ore ci sono stati infatti 977 nuovi positivi su 29.701 tamponi complessivi, con un incidenza dei positivi sui test fatti del 3,3%. Tornano a calare anche i ricoveri nei reparti Covid, -25 oggi, che tornano complessivamente sotto i 2.000 in tutta la regione. Solo un ricoverato in meno, invece, nelle terapie intensive. L’età media dei nuovi contagi è di 42 anni, mentre quella dei deceduti, che oggi sono 45, è di 84,5 anni. È l’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini a fornire i dati. “Sicuramente, rispetto alla settimana scorsa, l’indice Rt aumenta– sottolinea Donini- ma non credo sarà superiore all’1, quindi non ci aspettiamo un cambio di fascia in questi giorni ma dobbiamo comunque monitorare la situazione giorno per giorno”. Certo, “se si dovesse affrontare una nuova recrudescenza”, sia per la maggiore circolazione delle persone dovuta alla zona gialla, sia per la diffusione delle varianti “saremmo in un altro scenario che dovremo affrontare con molta attenzione”, avverte ancora Donini. È in particolare la variante inglese a preoccupare la Regione, perché “potrebbe portare ad un aumento della diffusione” del Covid “anche in Emilia-Romagna”, come spiega Licia Petropulacos, direttrice dell’assessorato regionale alla Sanità. Quello della variante, aggiunge Petropulacos, “è sicuramente un tema preoccupante per la maggiore trasmissibilità, perché potrebbe fare aumentare il numero dei contagi”.

Ora, sottolinea la dirigente regionale, sempre durante l’informativa di oggi in commissione, “è in corso lo studio che tra la fine della settimana e l’inizio della prossima dovrebbe darci un’idea sulla diffusione” delle varianti in Emilia-Romagna e nel paese, sul piano nazionale “io immagino molto rilevante”, sottolinea Petropulacos, che cita in particolare il caso dell’Umbria.

MEDICI NO VAX: L’EMILIA-ROMAGNA VALUTA IL CAMBIAMENTO DI MANSIONI

Se il vaccino anti-Covid non diventerà obbligatorio per i sanitari, la Regione Emilia-Romagna potrebbe intervenire per cambiare le mansioni a chi ha rifiutato l’immunizzazione. “Cosa faremo? Intanto, va intensificata l’opera di convincimento a fare il vaccino nei confronti di quei pochi che non si sono vaccinati”, risponde oggi l’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini, durante l’informativa ai consiglieri della commissione regionale. “Sicuramente- prosegue Donini- se il vaccino non fosse obbligatorio potrebbero esserci comunque decisioni organizzative e legislative da parte nostra. È chiaro che il personale ospedaliero non vaccinato potrebbe avere mansioni diverse rispetto al personale vaccinato, perché più pericoloso per gli altri”.

Per quanto riguarda il personale delle cra, categoria dove l’adesione al vaccino è stata meno entusiasta, “potremmo a regime subordinare l’accreditamento delle strutture per anziani al fatto che il personale sia totalmente vaccinato”, afferma ancora l’assessore.

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