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Santiago, Italia: così l’ambasciata in Cile salvò centinaia di perseguitati

Sua eccellenza Valeria Biagiotti: "Dopo il golpe dell'11 settembre 1973 arrivarono saltando il muro di cinta"

Pubblicato:08-09-2023 13:47
Ultimo aggiornamento:08-09-2023 14:43

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(La residenza dell’ambasciatore a Santiago negli anni Settanta/Foto credits ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale)

ROMA – “Furono molti coloro che arrivarono qui saltando il muro di cinta” ricorda Valeria Biagiotti, nuova ambasciatrice in Cile. Con l’agenzia Dire si sofferma su una storia anche italiana, alla vigilia del cinquantesimo anniversario del golpe dell’11 settembre 1973.

GOLPE E DITTATURA

E’ l’inizio della dittatura del generale Augusto Pinochet. I bombardamenti dell’aviazione sul Palacio de La Moneda, dove muore suicida il presidente eletto Salvador Allende, segnano anche l’inizio della repressione: nel mirino ci sono dirigenti politici, attivisti sociali e semplici cittadini, colpiti solo perché sospettati di sostenere il governo democratico o di non condividere le motivazioni dei golpisti.


OLTRE 700 PERSONE ACCOLTE

Come e più di altri Paesi, l’Italia si ritrova in prima fila. Sono ore e giorni decisivi, ricostruiti nel 2018 anche da un documentario del regista Nanni Moretti. “L’ambasciata ebbe un ruolo molto attivo negli anni immediatamente successivi al golpe” ricorda Biagiotti. “Oltre 700 persone vennero accolte nella residenza dell’ambasciatore dal settembre 1973 al novembre 1974: si trattava inizialmente solo di cittadini di origine italiana, ma l’ospitalità venne successivamente estesa ai non connazionali”.

FILM E REALTA’

Nel documentario di Moretti, intitolato ‘Santiago, Italia’, si ricostruiscono giorni drammatici e decisioni che si dovettero prendere con rapidità. Nella sede non c’era il capo missione, Norberto Behmann, che era partito tre giorni prima per l’Italia, ed erano invece in servizio Piero De Masi, incaricato d’affari, e Roberto Toscano, un altro diplomatico.

“L’ambasciata accolse famiglie con bambini, donne e uomini giovani e meno giovani, che si organizzarono per vivere nella maniera più dignitosa possibile all’interno degli spazi della residenza” ricostruisce Biagiotti. “Ciò fu dovuto prima di tutto al coraggio e all’eccezionale spirito di solidarietà e di servizio dei diplomatici e di tutto il personale dell’ambasciata di quel tempo”.

L’OMAGGIO DEL PRESIDENTE MATTARELLA

Un contributo riconosciuto e sottolineato anche dal presidente Sergio Mattarella, durante una visita in Cile nel luglio scorso: “Al personale dell’ambasciata impegnato in quei difficili anni”, ha affermato il capo dello Stato in quell’occasione, “va la riconoscenza della Repubblica”. La sede diplomatica a Santiago continuò a essere sempre pienamente operativa, nonostante il non riconoscimento da parte dell’Italia della situazione “de facto” generata dal golpe. Una scelta complessa, in una fase carica di tensione, con Pinochet al potere fino al 1990.

CHI ERA LUMI VIDELA

“Sotto il segno della memoria va innanzitutto segnalato l’evento tenutosi nel corso della visita del presidente della Repubblica il 5 luglio scorso” riprende Biagiotti. “In quell’occasione, alla presenza di ministri, ex presidenti della repubblica cilena e di una rappresentanza di coloro che vissero in ambasciata o che furono esuli in Italia, Mattarella ha reso omaggio al monumento di Lumi Videla, attivista il cui cadavere venne gettato all’interno dell’ambasciata nel 1974”. La storia è quella di una ragazza di 26 anni, studentessa di Sociologia ed esponente del Movimiento de Izquierda Revolucionaria (Mir). Fu arrestata dalla polizia politica il 21 settembre 1974, torturata e uccisa. Il suo corpo fu poi gettato nel giardino dell’ambasciata italiana dove erano rifugiate centinaia di persone, anche per alimentare una campagna stampa di discredito.

“SOLIDARIETA’ E PARTECIPAZIONE PROFONDE E SINCERE

Cinquanta anni dopo, con l’avvicinarsi dell’anniversario del golpe, le commemorazioni si sono moltiplicate. “Sono tantissime le iniziative cui stiamo partecipando, organizzate dal mondo istituzionale e accademico cileno, molte delle quali mettono al centro proprio il sostegno della comunità internazionale, da parte sia degli Stati sia delle organizzazioni non governative e singoli cittadini” riferisce Biagiotti. “In molti casi si trattò di un aiuto essenziale per salvare vite umane”. Un contributo, questo, che il Cile ricorda. “Anche l’ambasciata d’Italia e l’Istituto italiano di cultura stanno organizzando un’iniziativa molto significativa per il mese di novembre” anticipa Biagiotti. “Sarà un’altra occasione per ricordare la solidarietà e la partecipazione dell’Italia in quegli anni, che furono profonde e sincere, come gli amici cileni ancora oggi ci riconoscono”.

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