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Venduto all’asta il jet confiscato al presidente congolese Sassou-Nguesso

In Francia, a seguito della causa di un'imprenditore britannico-libanese che denuncia il mancato pagamento di alcune opere pubbliche

Pubblicato:06-10-2023 15:21
Ultimo aggiornamento:06-10-2023 15:21
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ROMA – Un ponte non pagato alla fine può costare comunque caro; al capo di Stato congolese Denis Sassou-Nguesso addirittura il jet presidenziale. Il suo Falcon X è andato via nell’arco di pochi secondi, in un’asta battuta al Grand Hotel di Bordeaux, in Francia, questa settimana. L’acquirente, che pare fosse l’unico offerente, resta anonimo: sborserà sette milioni e 100mila euro, impegnandosi a rimuovere dall’aereo la livrea rossa, verde e gialla, il tricolore della Repubblica del Congo.

LA PROTESTA DI BRAZZAVILLE

Secondo Thierry Moungalla, portavoce del governo di Brazzaville, il prezzo di vendita è stato ben al di sotto del valore del jet. Il punto però sarebbe un altro. “Un aereo presidenziale, che ha la bandiera congolese, che porta lo stemma del Paese e che è ad uso esclusivo del presidente della Repubblica” ha detto Moungalla all’emittente Radio France Internationale, “dovrebbe beneficiare dell’immunità come qualsiasi bene che rientra nella sovranità di uno Stato, come ad esempio un’ambasciata”. Il Falcon X era stato sequestrato nel 2020 a Bordeaux, dove era stato trasferito per un intervento di manutenzione. L’azione legale era stata avviata da Mohsen Hojeij, un imprenditore britannico-libanese proprietario della società Commisimpex. In passato il businessman si diceva amico di Sassou-Nguesso ma poi ha denunciato che il presidente, in tempi di ribassi dei prezzi del petrolio, la principale fonte di valuta estera del Congo, non ha saldato il dovuto per opere pubbliche realizzate tra il 1983 e il 1986 per un valore stimato oggi in un miliardo e 700 milioni di euro.

TIMORI DI GOLPE

La notizia della vendita all’asta del Falcon arriva in un momento delicato per il Congo. Sassou-Nguesso ha preso il potere una prima volta nel 1979 e poi è tornato presidente nel 1992, ma il mese scorso, dopo un colpo di Stato nel vicino Gabon, il suo governo ha dovuto smentire voci su un imminente golpe anche a Brazzaville. I timori di rivolgimenti politici hanno spinto intanto gli speculatori internazionali a vendere titoli di Stato congolesi. Il risultato? Un aumento dei rendimenti e, a cascata, dell’ammontare che Brazzaville dovrà ai creditori con bond in scadenza nel 2029.


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