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Coronavirus, il garante dei detenuti del Lazio: “Le carceri non sono attrezzate per l’isolamento in caso di contagio”

Così all'agenzia Dire il Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia, commentando le proteste nelle carceri

Pubblicato:09-03-2020 15:20
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:07

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ROMA – “Stamattina ho incontrato il Garante nazionale dei detenuti al Tribunale di sorveglianza di Roma e con noi c’era il provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria, Carmelo Cantone. Fino al 22 marzo, come previsto dal decreto legge, sono bloccati i colloqui, il punto e’ garantire il piu’ possibile i colloqui via skype e telefono e l’amministrazione si sta attrezzando per farli svolgere tutto il giorno, ma c’e’ un problema di strumentazione insufficiente. Finora i colloqui via Skype erano una sperimentazione, da un momento all’altro sono diventati una modalita’ privilegiata”. Lo ha detto all’agenzia Dire il Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia, commentando le proteste nelle carceri della regione generate dallo stop ai colloqui per l’emergenza Coronavirus e all’assenza di precauzioni per chi proviene dall’esterno.

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“Ho notizie di fiamme, evidentemente stanno bruciando materiali e suppellettili, a Rebibbia e Regina Coeli e ho notizie di altre proteste, ma senza danneggiamenti negli istituti di Velletri e Viterbo- ha proseguito Anastasia- La Situazione a Frosinone e’ rientrata, e’ stata svuotata la sezione in cui si erano barricati 96 detenuti, che sono stati trasferiti in altre carceri di Lazio e Abruzzo”.


Al di la’ dei colloqui, per Anastasia “il problema piu’ preoccupante, che ha presente l’amministrazione penitenziaria, e’ che se dovessero emergere dei casi di positivita’ al virus, bisognerebbe pensare all’isolamento sanitario per centinaia di persone e le nostre strutture non sono attrezzate. La preoccupazione dei detenuti e’ legittima, quindi bisogna pensare a come allentare le presenze in carcere”.

Inoltre, “bisogna dare le mascherine a tutti coloro che provengono dall’esterno. Non solo i familiari, ma anche gli avvocati, gli agenti di Polizia Penitenziaria e gli operatori sanitari e all’ingresso di ogni istituto va posizionato un termoscanner. Lo stiamo chiedendo all’amministrazione penitenziaria”.

Al momento, pero’, non c’e’ nulla di tutto questo: “Le mascherine sono state acquisite dall’amministrazione penitenziaria ma l’uso e’ stato riservato alle persone sintomatiche e invece va generalizzato”, ha concluso Anastasia.

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