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‘White Noise’ inaugura la Mostra del Cinema, Baumbach: “Nel film pandemia e paura della morte”

Adam Driver e Greta Gerwig tra i protagonisti dell'adattamento del romanzo di Don DeLillo del 1985 nella pellicola del regista statunitense

Pubblicato:31-08-2022 20:41
Ultimo aggiornamento:31-08-2022 20:41

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Dalla nostra inviata Lucrezia Leombruni

LIDO DI VENEZIA – Un ritratto di come vengono assorbite le informazioni, in particolar modo nell’era di Internet, ma anche di come l’essere umano tenti qualsiasi strategia per allontanare la morte. Senza dimenticare la pandemia, che accomuna il presente e il tempo di ‘White Noise’ (‘Rumore bianco’), l’adattamento del romanzo di Don DeLillo del 1985. È il nuovo film, fuori concorso, di Noah Baumbach ad inaugurare la 79esima Mostra del Cinema di Venezia.

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Il regista, insieme ai protagonisti Adam Driver, Greta Gerwig, Don Cheadle e Jodie Turner-Smiht, porta al Lido il ‘rumore bianco’, quello prodotto dal consumismo, dai media, dalle masturbazioni mentali, dalle paranoie, dalla disintegrazione e dalla reintegrazione di una famiglia, dai progressi delle tecnologie della comunicazione e dalla riduzione dello spazio privato. Terribile ed esilarante, poetica e assurda, ordinaria e apocalittica, la pellicola racconta la cronaca dell’assurdo di una famiglia americana di un professore universitario (Driver) specializzato sulla figura di Adolf Hitler e sua moglie (Gerwig), così tanto soffocata dalla paura di morire che decide di assumere delle pillole in fase di sperimentazione. Insieme affrontano la paura della morte e della vita familiare dopo che un’esplosione chimica ha inquinato l’aria. L’unica ‘isola felice’ è un supermercato.

“Il film riguarda la vita e la morte, dobbiamo riconoscere che coesistono anziché vederle come due cose diverse”, ha detto il regista durante la conferenza stampa. “Questo è un film che parla anche di come costruiamo strategie e rituali per allontanare la morte, ma spesso questa viene verso di noi”. Con lo scorrere dei minuti veniamo ai giorni nostri, anche se la storia è ambientata negli Anni 80, fatti di virus e mascherine. “Ho riletto il libro di Don DeLillo durante la pandemia e ci ho trovato un linguaggio familiare. Ho pensato- ha proseguito il regista- che ogni parola di questo romanzo fosse rilevante per questo momento”.

Il Covid “ci ha influenzato e ci ha dato familiarità con alcune cose, come l’uso delle mascherine. E poi il mio personaggio è davvero stressato, ma faceva di tutto per far sembrare tutto normale”, ha raccontato Driver, che torna a lavorare con Baumbach dopo ‘Storia di un matrimonio’ nel 2019.


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