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Paralimipiadi, per l’Italia quattro bronzi da arco, carabina, peso e dressage

Maria Andrea Virgilio terza nel compound open individuale di tiro con l'arco. Bronzi anche per Andrea Liverani (carabina), Oney Tapia (getto del peso) e Sara Morganti (dressage)

Pubblicato:30-08-2021 09:21
Ultimo aggiornamento:30-08-2021 16:49

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Dal nostro inviato a Tokyo Mirko Gabriele Narducci (foto Bizzi/CIP)

TOKYO – Maria Andrea Virgilio è medaglia di bronzo nel compound open individuale femminile ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020. L’arciera azzurra ha battuto 142-139 la russa Stepanida Artakhinova nella finale per il terzo posto allo Yumenoshima Park Archery Field. “Questa medaglia mi ha ripagato di tutti i sacrifici fatti in questi anni, per cui ringrazio l’Asd Dyamond Archery, di cui è presidente Guglielmo Fuchsova che è anche il mio tecnico”.

La mattinata giapponese che ha portato il bronzo al collo di Virgilio, all’esordio assoluto a una Paralimpiade, è iniziata presto per l’Italia del tiro con l’arco: lei e la compagna di squadra Eleonora Sarti, nella stessa parte del tabellone, hanno disputato e superato gli ottavi di finale quando in Italia erano da poco passate le 3 del mattino. Virgilio ha avuto la meglio 136-135 sull’iraniana Farzaneh Asgari, mentre Sarti si è sbarazzata della brasiliana Jane Karla Gogel con un sublime 146-140 che le è valso il nuovo record paralimpico.


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IL DERBY AZZURRO AI QUARTI

E così ai quarti di finale, sotto il sole cocente di Tokyo, è stato derby azzurro: le arciere italiane hanno scoccato l’una contro l’altra alle 4.30 italiane e a prevalere è stato il sangue freddo della trapanese Virgilio, che ha approfittato del ‘missed target’ nella prima freccia della quinta e ultima volee della compagna di Nazionale, chiudendo sul 138-121 e guadagnandosi la semifinale. “Ci siamo affrontate spesso in Italia e in ambito internazionale e credo che ci soffriamo entrambe“, ha commentato Virgilio in zona mista al termine del match. “Poteva andare anche diversamente, ma questo è il gioco”.

SARTI FUORI CON IL RECORD

Per Sarti, invece, una sconfitta resa meno amara dal record paralimpico di 146 su 150: “Purtroppo è andata così, ma il risultato non è dipeso dal fatto che fosse un derby. Mi dispiace perché un po’ la tensione, un po’ il vento, un po’ il caldo non sono riuscita a fare completamente il mio tiro”. Nella semifinale, Maria Andrea Virgilio è stata sconfitta dalla britannica Phoebe Pine Paterson per 140-137, per poi andarsi a giocare la vittoriosa finale per il bronzo contro la russa Artakhinova.

VIRGILIO: “A CASA TUTTI PAZZI PER LA MEDAGLIA”

“Sono nata a Bagno a Ripoli, in provincia di Firenze, dove c’è un centro per la mia patologia che è la spina bifida, ma sono una trapanese doc. Mi sono già arrivati tanti messaggi, a casa sono impazziti per questa medaglia, non hanno dormito la notte. Le dediche? Preferisco farle in privato”. Lo ha detto Maria Andrea Virgilio, medaglia di bronzo nell’open compound femminile ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020, nella zona mista dello Yumenoshima Park dopo la premiazione. “L’incontro più difficile è stato quello con la mia compagna di stanza Eleonora Sarti ai quarti di finale, soprattutto dal punto di vista nervoso, anche perché siamo amiche – ha sottolineato Virgilio – Con lei abbiamo parlato prima della gara e le avevo chiesto qualche consiglio perché aveva più esperienza di me, avendo già fatto Rio”.

“ESSERE SICILIANA MI HA AIUTATO CONTRO IL CALDO”

Questa medaglia, ha aggiunto, “l’avevo sognata, essendo siciliana sapevo come combattere il caldo e l’ho patito molto meno di altre. Bello finalmente battere la russa che mi aveva sempre sconfitto in passato e che ci aveva escluso anche nella gara a squadre di ieri ai quarti di finale allo shoot-off”. Soddisfatto il ct della Nazionale e allenatore di Virgilio, Guglielmo Fuchsova: “L’abbiamo conosciuta per caso grazie a un progetto organizzato dal Cip all’interno di un centro di riabilitazione all’Aias di Pacheco, in provincia di Trapani. Le abbiamo fatto provare diversi sport, come il tennistavolo e l’atletica, ma quando ha cominciato col tiro con l’arco abbiamo capito subito che era quella la sua disciplina“, ha detto riferendosi all’arciera azzurra.

LA PRIMA MEDAGLIA FEMMINILE NEL COMPOUND

“La cosa più difficile – ha ammesso il tecnico Fuchsova – è stata convincerla a continuare, anche perché a Trapani non c’era nessun centro attrezzato per il tiro con l’arco. Così ho deciso di creare una succursale a Trapani, oltre alla sede centrale di Palermo: questa medaglia ci ripaga per tutti gli sforzi. È una medaglia storica perché è la prima di sempre al femminile per il compound, disciplina presente esclusivamente alla Paralimpiade. Bello assistere a questo passaggio di testimone sullo stesso campo di gara a Tokyo tra Lucilla Boari“, bronzo ai Giochi olimpici, “e Maria Andrea Virgilio: entrambe hanno fatto la storia del tiro con l’arco azzurro in campo femminile. E ancora non è finita”.

LA SCHEDA DELL’ARCIERA TRAPANESE

La trapanese Maria Andrea Virgilio, medaglia di bronzo nell’arco compound open individuale femminile ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020, è nata a Bagno di Ripoli (Firenze) il 17 novembre del 1996 ed è tesserata per l’Asd Dyamond Archery Palermo. Esordio in Nazionale nel 2017, è alla sua prima partecipazione a una Paralimpiade: nel suo palmares, il bronzo di oggi andrà ad affiancare quello conquistato ai Mondiali di Hertogenbosh (Olanda) nel 2019 nel misto a squadre. “Nella mia vita lo sport rappresenta tutto. In realtà posso dire che vivo per questo”.

Virgilio è uno dei volti nuovi del tiro con l’arco paralimpico italiano. Giovane ma con la personalità giusta: “Non c’è nulla del tiro con l’arco che non mi piace, forse solo qualche comportamento scorretto sulla linea di tiro. Ma è lo sport che porto nel cuore”. Personalità, la stessa che le fa ammettere che “non ho una atleta in particolare al quale mi ispiro. Di alcune atlete posso apprezzare il gesto tecnico, di altre il comportamento che tengono in gara”.

Se non avesse fatto l’atleta, a Virgilio sarebbe piaciuto “diventare pilota di aerei”. Il viaggio ideale dopo Tokyo? Ancora l’Oriente, ma stavolta il Sud-Est Asiatico: “Sarà sicuramente la Thailandia, un posto pieno di cultura che da sempre mi ispira”. “Cos’è la resilienza per me? È non abbattermi mai e pensare in maniera positiva”. D’altra parte, come recita il testo di ‘One Drop’ di Bob Marley, una delle sue canzoni preferite: “Ogni giorno dobbiamo continuare a combattere”.

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LIVERANI BRONZO NELLA CARABINA MISTA

Andrea Liverani è medaglia di bronzo nella carabina mista 10m standing SH2 ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020. Liverani, all’esordio assoluto a una Paralimpiade, ha totalizzato uno score di 230.7 nella finale disputata al poligono dell’Asaka Shooting Range. Nel turno precedente si era aggiudicato le finali da primo con uno strepitoso 635.3 che gli è valso il nuovo record paralimpico nelle qualificazioni di specialità (a solo 0.8 dal record del mondo).

“CONTENTISSIMO, MA POTEVO FARE ANCHE MEGLIO”

La medaglia “poteva essere più pesante, ma alla fine il gioco è quello: uno può entrare ottavo e finire primo come puo entrare primo e finire ottavo. Sono comunque molto contento della medaglia che è arrivata, perché è stata il frutto di tanti sacrifici e tanto allenamento, quindi non mi lamento. Sono contentissimo”. Lo ha detto Andrea Liverani, medaglia di bronzo nella carabina mista 10m standing SH2 ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020, nella zona mista dell’Asake Shooting Range subito dopo la premiazione.


Dopo il bronzo di oggi per lui ci saranno comunque altre occasioni nei prossimi giorni: “Sì, la prossima garà sarà ad aria a terra il primo settembre e poi a fuoco il 4 settembre”. Per Liverani “il rinvio dei Giochi ha pesato tanto perché a marzo sono stato male, ho avuto dei problemi fisici e sono riuscito ad aggiustare tutto a giugno per la Coppa del mondo a Lima. Ho avuto il supporto della Federazione e del team e poi tutto è andato per il verso giusto. Sono qui a raccontarlo e sono felicissimo”. Il tiratore azzurro dedica la medaglia appena conquistata “a tutti quelli che mi hanno aiutato, che sono davvero in tanti: dai medici che mi hanno salvato la vita ormai undici anni fa a chi mi aiuta in poligono, fino a chi mi aiuta nella vita quotidiana. Questa medaglia la dedico a tutti coloro senza i quali questo non sarebbe mai stato possibile”.

LA SCHEDA DI LIVERANI

Andrea Liverani, medaglia di bronzo nella carabina mista 10m standing SH2 ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020, è nato a Milano il 14 giugno del 1990 ed è tesserato per il TSN Monza. Ha esordito in Nazionale nel 2018, e quella in Giappone è la sua prima partecipazione a una Paralimpiade. Nel suo curriculum sportivo un argento e un bronzo ai Mondiali di Cheongju (Cina) nel 2018, oltre a un oro, un argento e due bronzi a quello di Sidney (Australia).

“Lo sport mi ha aiutato dopo l’incidente a riprendere l’autonomia e dunque a riprendere in mano la mia vita”, racconta. Liverani approda al tiro a segno dopo aver provato nel percorso di riabilitazione tante discipline, in primis il basket in carrozzina, in seguito alla paraplegia completa a causa di un incidente stradale. “Ho scelto questo sport per caso. Ero andato al poligono per fare il porto d’armi per la pistola. Lì mi hanno fatto provare la carabina. Me ne sono innamorato e non ho più smesso”.

Il tiro a segno ormai è la sua vita. “Mi piace tutto di questa disciplina. L’unico svantaggio è il peso delle attrezzature”. Di fede calcistica interista, il suo idolo è Marco Materazzi. Nella vita divide il suo tempo tra gli allenamenti e il lavoro. “Il mio sogno è fare l’atleta full time. Non penso al mio fine carriera. Il mio obiettivo è non smettere mai“. Il momento più bello finora prima della Paralimpiade? “Quando ho stabilito i record del mondo. Soprattutto quello del 2018 che è arrivato insieme al pass paralimpico”. Il viaggio che vorrebbe fare dopo Tokyo “potrebbe essere un tour della Germania”. La sua serie tv preferita? “Un grande classico, Breaking Bad”.

TAPIA BRONZO NEL GETTO DEL PESO

Oney Tapia è medaglia di bronzo nel getto del peso maschile F11 ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020. Il lanciatore azzurro ha centrato il suo record personale con 13,60 metri nella finale disputata all’Olympic Stadium. “Diciamo che è stata una finale condivisa tra lui e me (Francesco La Versa, tecnico della Nazionale di lanci e sua guida e assistente di pedana, ndr) dall’inizio alla fine cercando di gestire anche le energie e le forze – ha spiegato Tapia – Una finale guadagnata, perché non ce l’aspettavamo: abbiamo cercato di alzare un po’ l’asticella per aspirare almeno al quarto posto, invece abbiamo avuto questa sorpresa e siamo contenti”.

L’azzurro tornerà all’Olympic Stadium di Tokyo tra qualche giorno per il lancio del disco. “Questa medaglia la dedico a tutto il mondo paralimpico“, ha dichiarato Tapia. Il bronzo è arrivato grazie a un ultimo lancio da 13,60 metri che è anche il suo record personale: “La forza per fare quel lancio l’ho trovata in tutti coloro che mi danno sempre una mano, il grande Federico Apolloni che mi ha ripreso in un momento in cui ero molto debole e in confusione, Nadia Chittini, Francesco Laversa e il mio Gruppo Sportivo delle Fiamme Azzurre. Ho pensato a tutte queste persone, al mio grande amico Renato Manzoni che mi porta sempre avanti e indietro”.

“Il mio ultimo lancio – ha sottolineato Tapia – era praticamente accompagnato da tutte queste persone, anche dal custode del centro sportivo di Brembate di Sopra. Tutte queste persone messe in questo lancio hanno fatto la differenza”. In questo periodo, ha proseguito l’azzurro, “ho visto crescere un sacco di ragazzi giovani: sono dell’idea che appena spunta un ragazzo giovane devo essere il primo a farsi avanti, perché mi piace vederli crescere. Con i ragazzi giovani che ci sono c’è una bella sinergia, anche con quelli ‘vecchi’ come Assunta Legnante e Martina Caironi, che trasmettono un senso di festa, di positività e una voglia di non mollare che per loro è un input, uno stimolo per continuare a crescere. Tutti dobbiamo fare questo percorso: oggi perdiamo, domani vinciamo, poi cadiamo e ci rialziamo. Va bene, è parte del gioco: l’importante è non mollare”.

SARA MORGANTI BRONZO NEL DRESSAGE INDIVIDUALE FREESTYLE

Sara Morganti, in sella a Royal Delight, è medaglia di bronzo nel dressage individuale freestyle di Grado I ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020. L’amazzone azzurra ha ottenuto l’81.800%, segnando il suo personal best score, nella gara disputata all’Equestrian Park. L’azzurra nata a Castelnuovo di Garfagnana (Lucca) il 31 marzo del 1976, già bronzo nel dressage grado I, fa parte del Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre. Alla sua terza Paralimpiade dopo Londra 2012 e Rio 2016, Morganti ha esordito in Nazionale nel 2009: nel suo palmares vanta un oro e un argento al Campionato mondiale di Caen (Fra) del 2014 e due ori in quello di Tryon (USA) del 2018.

Da bambina, Sara Morganti ha scelto l’equitazione perché la praticava la sorella maggiore: “L’ho provata e non ho più smesso”. Al centro della sua passione per questa disciplina, racconta, c’è “il rapporto con il cavallo, il vero valore aggiunto”. A 19 anni le è stata diagnosticata la sclerosi multipla, in questi anni la famiglia e gli allenatori l’hanno spinta ad andare avanti, anche per superare le delusioni del passato.

“Fare meglio degli avversari è importante, ma è fondamentale fare meglio di quello che hai fatto in precedenza“, sostiene. Laureata in Lingue e Letterature straniere, se non avesse fatto l’atleta avrebbe molto probabilmente lavorato come interprete o traduttrice. Al termine dell’attività agonistica vorrebbe insegnare: “I ragazzi sono una grandissima fonte di gioia e piacere: ogni piccolo passo che fanno è la conferma che il lavoro formativo sta andando nella giusta direzione”.

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