NEWS:

R.d. Congo, Birihanze: “Ora la rivincita del suolo, avanti per l’agricoltura”

Dopo l'arrivo delle multinazionali in miniera sono finiti anche i bambini e molte scuole hanno chiuso. Il ministro spiega come far ripartire il Paese: "Rivincita del suolo sul sottosuolo"

Pubblicato:29-07-2021 16:06
Ultimo aggiornamento:29-07-2021 18:44

birihanze congo
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – “È tempo della rivincita del suolo sul sottosuolo: non è questione di chiudere le miniere ma di riportare i congolesi a lavorare la terra”. Con questo spirito il ministro dell’Agricoltura Désire Nzinga Birihanze ha incontrato a Roma gli imprenditori italiani per cercare occasioni di collaborazione che possano riportare la Repubblica democratica del Congo in cima alla produzione agricola mondiale.


Eravamo tra i primi dieci produttori mondiali di caffè, tè e papaia, da noi cresce tutto bene e in modo abbondante, abbiamo tanti tipi di suoli, anche vulcanici” assicura il ministro in un’intervista con l’agenzia Dire, che ha ospitato nella sua sede romana l’incontro, organizzato da Italia Africa Business week.


Ma cosa serve al settore per ripartire? “Ci mancano le tecniche, i macchinari, gli investimenti” dice Nzinga Birihanze, annotando che fino a qualche decennio fa la situazione era diversa: “Le famiglie e i piccoli agricoltori producevano per se stessi e avevamo tutti da mangiare. Da bambino, le nostre madri dovevano venirci a cercare per farci sedere a tavola, il gioco contava più del cibo. Poi dopo l’indipendenza del 1990 è arrivata la modernità, il capitalismo e l’idea dei soldi facili; tanta gente ha deciso di andare a lavorare nelle miniere abbandonando i campi”. Tra i Paesi più interessanti per la varietà e la ricchezza di risorse minerarie, il Congo ha attirato le grandi multinazionali. In miniera sono finiti anche i bambini. “Tante scuole hanno chiuso – denuncia il ministro – e dopo 30 anni abbiamo sette milioni di congolesi che soffrono la fame”. Da qui il progetto del governo guidato dal presidente Felix Tshisekedi di riscattare “il suolo”. “Da noi si può coltivare di tutto” dice Nzinga Birihanze: “Il riso, il mais, la vaniglia, e poi c’è il legname. Abbiamo 80 milioni di ettari di terra arabile, che possiamo rivendere”.

Agli imprenditori “di buona volontà”, il governo di Kinshasa promette facilitazioni per poter importare macchinari e tecnologie agricole. “Se vogliono i terreni, possiamo darglieli” sottolinea il ministro: “In cambio chiediamo il 30 per cento della produzione”. Secondo Nzinga Birihanze, l’Italia nell’agribusiness “è un Paese all’avanguardia” e allora “può aiutarci anche a trasportare la produzione dalle aree remote verso i mercati o per la trasformazione degli alimenti”. Quanto ai salari, il meccanismo è lasciato alle imprese: “Se la gente lavora, guadagnerà in base al proprio lavoro”.

Birihanze ha preso parte a Roma in settimana al Pre-vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari, un appuntamento preparatorio in vista del Vertice che si terrà a New York a settembre, convocato dal segretario generale Antonio Gueterres. Oggi, nella redazione della Dire, sottolinea l’importanza di contrastare la deforestazione a patto di ricevere però crediti verdi. “Pensate a quanta Co2 le nostre foreste, che non hanno nulla da invidiare all’Amazzonia, assorbono ogni giorno” sottolinea il ministro. “È un’ingiustizia che non abbiamo ‘carbon credit’: è un nostro diritto”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it