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Un milione di fedeli a Kinshasa per il Papa: “Il male non ha mai l’ultima parola”

Il saluto del Santo Padre ai congolesi, nell’omelia della prima e unica messa nella Repubblica Democratica del Congo

Pubblicato:01-02-2023 12:14
Ultimo aggiornamento:01-02-2023 12:14
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papa apre sinodo
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ROMA – La gioia di vedervi e incontrarvi è grande: ho tanto desiderato questo momento, ci ha fatto aspettare tanto, grazie per essere qui!”. È il saluto del Papa ai congolesi, nell’omelia della prima e unica messa nella Repubblica Democratica del Congo, davanti a oltre un milione di persone.
“La pace di Gesù, che viene consegnata anche a noi in ogni Messa, è una pace pasquale”, ha spiegato Francesco commentando le parole pronunciate da Gesù dopo la risurrezione – “Pace a voi” – e rivolte ai discepoli: “Arriva con la risurrezione, perché prima il Signore doveva sconfiggere i nostri nemici, il peccato e la morte, e doveva riconciliare il mondo al Padre; doveva provare la nostra solitudine e il nostro abbandono, i nostri inferi, abbracciare e colmare le distanze che ci separavano dalla vita e dalla speranza. Ora, azzerate le distanze tra cielo e terra, tra Dio e uomo, la pace di Gesù viene data ai discepoli”.
“Gesù proclama la pace mentre nel cuore dei discepoli ci sono le macerie, annuncia la vita mentre loro sentono dentro la morte”, ha commentato il Papa: “La pace di Gesù arriva nel momento in cui tutto per loro sembrava finito, nel momento più inatteso e insperato, quando non c’erano spiragli di pace. Così fa il Signore: ci stupisce, ci tende la mano quando stiamo per sprofondare, ci rialza quando tocchiamo il fondo”. “Con Gesù il male non ha mai la meglio, non ha mai l’ultima parola”, ha garantito Francesco: “Egli infatti è la nostra pace e la sua pace vince sempre. Allora, noi che siamo di Gesù non possiamo lasciare che in noi prevalga la tristezza, non possiamo permettere che serpeggino rassegnazione e fatalismo. Se intorno a noi si respira questo clima, così non sia per noi”.

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PAPA: MESSA IN CONGO: PERDONIAMOCI E LASCIAMOCI PERDONARE DA DIO

“Lasciamoci perdonare da Dio e perdoniamoci tra di noi”. È l’invito del Papa, che continua: “Quanto bene ci fa ripulire il cuore dalla rabbia, dai rimorsi, da ogni rancore e livore!”, ha esclamato Francesco: “Sia oggi il momento di grazia per accogliere e vivere il perdono di Gesù! Sia il momento giusto per te, che porti un fardello pesante sul cuore e hai bisogno che sia tolto per tornare a respirare. E sia il momento propizio per te, che in questo Paese ti dici cristiano ma commetti violenze; a te il Signore dice: ‘Deponi le armi, abbraccia la misericordia’. E a tutti i feriti e gli oppressi di questo popolo dice: ‘Non temete di mettere le vostre ferite nelle mie, le vostre piaghe nelle mie piaghe’. Facciamolo, fratelli e sorelle; non abbiate paura di togliere il Crocifisso dal collo e dalle tasche, di prenderlo tra le mani e di portarlo vicino al cuore per condividere le vostre ferite con quelle di Gesù. Tornati a casa, prendete pure il Crocifisso che avete e abbracciatelo. Diamo a Cristo la possibilità di risanarci il cuore, gettiamo in lui il passato, ogni paura e affanno”. “Che bello aprire le porte del cuore e quelle di casa alla sua pace! “, ha commentato il Papa: “E perché non scrivere nelle vostre stanze, sui vostri abiti, fuori dalle vostre case, le sue parole: Pace a voi? Mostratele, saranno una profezia per il Paese, la benedizione del Signore su chi incontrate”.


PAPA: IN CONGO SI SPEZZINO TRAME ODIO E SI SCELGA LA PACE

“Siamo chiamati a essere missionari di pace, e questo ci darà pace”, ha continuato il Papa.
È una scelta”, ha spiegato Francesco: “È fare posto a tutti nel cuore, è credere che le differenze etniche, regionali, sociali e religiose vengono dopo e non sono ostacoli; che gli altri sono fratelli e sorelle, membri della stessa comunità umana; che ognuno è destinatario della pace portata nel mondo da Gesù. È credere che noi cristiani siamo chiamati a collaborare con tutti, a spezzare il circolo della violenza, a smontare le trame dell’odio”. “I cristiani, mandati da Cristo, sono chiamati per definizione a essere coscienza di pace del mondo”, ha ricordato il Papa: “non solo coscienze critiche, ma soprattutto testimoni di amore; non pretendenti dei propri diritti, ma di quelli del Vangelo, che sono la fraternità, l’amore e il perdono; non ricercatori dei propri interessi, ma missionari del folle amore che Dio ha per ciascun essere umano. Pace a voi, dice Gesù oggi, e lo dice oggi a ogni famiglia, comunità, etnia, quartiere e città di questo grande Paese. Pace a voi: lasciamo che risuonino nel cuore, in silenzio, queste parole del nostro Signore. Sentiamole rivolte a noi e scegliamo di essere testimoni di perdono, protagonisti nella comunità, gente in missione di pace nel mondo”.

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