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Il missionario in Congo: “Le schede sono arrivate all’ultimo, ma si vota”

La testimonianza di padre Marcheselli, bolognese, da anni in una regione ricca di minerali e condizionata dalle violenze dei gruppi armati

Pubblicato:20-12-2023 14:57
Ultimo aggiornamento:20-12-2023 15:00
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ROMA – “Qui a Kitutu, anche se all’ultimo minuto, le schede elettorali sono arrivate e stamane i seggi hanno aperto; non sta andando così nella vicina regione dell’Itombwe, dove operano stabilmente gruppi ribelli”. A parlare con l’agenzia Dire è padre Davide Marcheselli, missionario nell’est della Repubblica democratica del Congo. La sua voce arriva al telefono da un villaggio nella provincia del Sud Kivu, in un giorno particolare: oltre 44 milioni di aventi diritto sono chiamati a eleggere il presidente del Paese e i deputati, sia nazionali che provinciali.

I RIBELLI SUI MONTI ITOMBWE

Da Kitutu non sono distanti i monti Itombwe, che corrono lungo il Lago Tanganica, al confine con Tanzania, Burundi e Ruanda. Da quest’ultimo Paese proverrebbero i ribelli che operano nell’area, perlopiù di foresta. “Questa è una zona sensibile, dove sono state alimentate tensioni tra le comunità” riferisce padre Marcheselli. “I ribelli parlano kinyarwanda, una lingua ruandese, e in molti li considerano al servizio o comunque influenzati dal governo di Kigali”. Le province orientali del Congo, non solo il Sud Kivu ma anche il Katanga e più a settentrione il Nord Kivu e l’Ituri, sono quelle più condizionate dalla presenza di milizie armate e allo stesso tempo quelle più ricche di minerali: non solo oro e coltan ma anche cobalto, strategico perché utilizzato nelle batterie delle automobili elettriche. Disordini sono stati segnalati questa mattina a Bunia, il capoluogo dell’Ituri. Un seggio allestito presso l’Istituto superiore di pedagogia è stato assaltato e saccheggiato; la polizia ha dovuto aprire il fuoco per allontanare gli aggressori, arrivati anche da un campo sfollati della zona.

DAL LAGO TANGANICA ALL’ATLANTICO

Padre Marcheselli, sacerdote diocesano di Bologna, allarga lo sguardo anche ad altre regioni, fino alla capitale Kinshasa, sulla riva del fiume Congo che sfocia nell’Atlantico. “La campagna elettorale si è svolta in modo relativamente pacifico, nonostante alcuni incidenti, come l’assassinio di un candidato al parlamento a Uvira, sul Lago Tanganica” sottolinea il missionario. “Pesa però il precedente del 2018, contestato: allora l’elezione del presidente Felix Tshisekedi non fu democratica ma fu imposta, perché a ottenere più voti era stato in realtà Martin Fayulu“.


19 CANDIDATI PRESIDENTI

I due oggi tornano a sfidarsi. Secondo padre Marcheselli, “in favore di Tshisekedi ci sono equilibri internazionali che né gli Stati Uniti né altre potenze vogliono alterare, visto il rilievo strategico del Congo”. A supportare il presidente sarebbero anche alcune Chiese protestanti ed evangeliche, che a differenza del 2018 oggi hanno l’opportunità di monitorare il voto con propri osservatori. Alla massima carica aspirano 19 candidati. Tra questi Moise Katumbi, ex governatore del Katanga, e Denis Mukwege, dottore impegnato nell’assistenza alle donne vittime di violenza nel Sud Kivu, insignito nel 2018 del premio Nobel per la pace. Secondo padre Marcheselli, che gli sfidanti possano farcela è difficile, anche se non impossibile. “Credo Katumbi abbia qualche chance in più, perché è ricco” dice il missionario. “Mukwege ha invece dalla sua la notorietà internazionale, che in qualche caso può diventare sostegno”.

A DUE ANNI DALL’ASSASSINIO ATTANASIO

A segnare il voto di oggi lo stato di emergenza ancora in vigore nell’Ituri e nel Nord Kivu, la provincia dove nel 2021 fu assassinato l’ambasciatore italiano Luca Attanasio. “In quelle zone nel 2018 non si votò e anche oggi non sarà facile” prevede padre Marcheselli: “Ci sono distretti controllati dalle milizie del Mouvement 23 mars e da altri gruppi ribelli”.

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