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Le intercettazioni che inchiodano Bellini: insulti al giudice e l’idea di far uccidere la moglie che lo ha incastrato in aula

L'ex esponente di Avanguardia nazionale Paolo Bellini un anno fa è stato condannato all'ergastolo per la strage di Bologna del 1980. Nelle intercettazioni chiamava il giudice che lo ha condannato "il cambogiano"

Pubblicato:29-06-2023 11:30
Ultimo aggiornamento:30-06-2023 16:02
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strage bologna 2 agosto
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BOLOGNA – È stato arrestato e portato in carcere l’ex esponente di Avanguardia nazionale Paolo Bellini, condannato in primo grado all’ergastolo, nell’aprile del 2022, dalla Corte d’Assise di Bologna per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna. Bellini, che prima era agli arresti domiciliari, si trova ora in carcere sulla base di un’ordinanza di custodia cautelare della Corte d’Assise d’appello bolognese, presieduta dal giudice Orazio Pescatore.

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LE MINACCE NELLE INTERCETTAZIONI

Paolo Bellini sarebbe stato arrestato per il rischio di commettere altri reati. A quanto si apprende, gli inquirenti lo hanno sentito – intercettato – pronunciare frasi minacciose, sia verso l’ex moglie (per cui non è chiaro se meditasse di commissionare l’omicidio a qualcuno), sia all’indirizzo del giudice Caruso, il presidente della Corta che ha deciso la sentenza nei suoi confronti. Bellini lo chiamava “il cambogiano”, per dire che era di parte, e aveva anche fatto affermazioni minacciose citando il figlio del giudice, di cui diceva di conoscere il lavoro. Bellini era sotto intercettazione per un altro procedimento a Caltanissetta.


RABBIA CONTRO L’EX MOGLIE

Il motivo di risentimento verso l’ex moglie Maurizia Bonini è legato al fatto che la testimonianza della donna è stata decisiva per arrivare alla condanna: era stata lei infatti a confermare che l’uomo ripreso in un video amatoriale girato in stazione la mattina della strage fosse proprio lui. Bellini ha sempre negato.

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“50.000 EURO PER FARE FUORI UNO DI VOI BONINI”

Ho appena finito di pagare 50.000 euro per fare fuori uno di voi Bonini, non si sa quale“. C’è anche questa frase in una delle conversazioni di Paolo Bellini che sono state intercettate: il riferimento è all’ex moglie Maurizia Bonini e ai familiari di lei. La donna, infatti, non solo ha riconosciuto l’ex marito nel filmato amatoriale girato alla stazione da un turista subito dopo l’esplosione, ma ha anche ammesso di aver mentito quando disse che, il 2 agosto 1980, Bellini era arrivato a prenderla a Rimini alle 9 del mattino per poi partire per una vacanza in montagna, orario che avrebbe reso impossibile la sua presenza in stazione a Bologna alle 10.25. Quando è stata sentita durante le ultime indagini e il più recente processo a carico dell’ex marito, invece, Bonini ha dichiarato (e il fratello ha sostanzialmente confermato queste dichiarazioni) che Bellini arrivò a Rimini intorno all’ora di pranzo, di fatto smontando l’alibi dell’ex ‘Primula nera’. Già in aula Bellini aveva fatto dei riferimenti minacciosi all’ex moglie, oltre ad accusarla di infedeltà, e la frase in cui sostiene di aver già pagato 50.000 euro per far uccidere la donna o un suo familiare potrebbe rappresentare, secondo i giudici, “uno sfogo o una vanteria” se pronunciata da un’altra persona, ma detta da Bellini “assume la connotazione di una minaccia seria ed allarmante“, visti i suoi contatti “con gli ambienti criminosi più svariati”.

CITATO ANCHE AL FIGLIO DEL GIUDICE CARUSO

Tra i motivi per cui la Corte d’Assise d’appello di Bologna ha disposto la custodia cautelare in carcere per Paolo Bellini ci sarebbero anche delle frasi considerate minacciose nei confronti del figlio del giudice Francesco Caruso, presidente della Corte d’Assise bolognese che in primo grado ha condannato all’ergastolo l’ex esponente di Avanguardia nazionale per concorso nella strage del 2 agosto 1980.
Dall’ordinanza della Corte emergerebbe infatti che Bellini lo avrebbe citato, mostrando di conoscere anche la professione e il Paese in cui lavora il figlio del magistrato.

BELLINI: “CARUSO GIUDICE DI PARTE, PER ME È ‘IL CAMBOGIANO'”

Francesco Caruso, presidente della Corte d’Assise di Bologna, “non era un giudice terzo ma di parte, difatti io lo chiamo ‘il cambogiano’“: così Bellini si riferiva, in una conversazione intercettata, all’ex presidente del Tribunale bolognese, che ha appunto presieduto anche la Corte d’Assise che l’anno scorso ha condannato lo stesso Bellini all’ergastolo per concorso nella strage del 2 agosto 1980.
L’epiteto di ‘cambogiano’ o di ‘Pol Pot’ è comunque solo una delle espressioni, tutte molto offensive, che Bellini rivolge a Caruso nelle intercettazioni utilizzate dalla Procura generale bolognese per chiedere e ottenere nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere.

L’ex ‘Primula nera’, poi, se la prende con il giudice anche per i tempi, a suo dire troppo lunghi, impiegati per scrivere le motivazioni della sentenza (che sono state depositate lo scorso 5 aprile, quasi un anno dopo la pronuncia, datata 6 aprile 2022). “Starà scrivendo un poema, vuole scrivere le sue memorie, vuole fare una cosa apocalittica per chiudere la sua carriera“, dice Bellini con tono ironico, appena prima di tirare in ballo il figlio del magistrato, di cui conosce sia il lavoro, sia il Paese in cui lo svolge. Paese in cui, osservano i pg e i giudici, Bellini ha trascorso parte della sua latitanza e in cui potrebbe aver conservato dei contatti, motivo per cui i suoi riferimenti al figlio di Caruso vanno considerati, per la Corte d’Assise d’appello, una minaccia molto seria.

ESCLUSO IL PERICOLO DI FUGA

Pur avendo disposto nei suoi confronti la custodia cautelare in carcere per le minacce all’ex moglie Maurizia Bonini e al figlio del magistrato Francesco Caruso (e quindi per il rischio che potesse commettere reati contro di loro), la Corte d’Assise d’appello di Bologna non ha ravvisato un pericolo concreto di fuga da parte di Paolo Bellini, che invece sussisteva secondo la Procura generale bolognese.
L’esito finale non è cambiato, in quanto la Corte ha applicato a Bellini (che si trovava agli arresti domiciliari) la custodia in carcere come chiesto dai pg, ma solo una parte delle richieste della Procura generale è stata effettivamente accolta dai giudici.

I pg avevano ravvisato il pericolo di fuga sulla base di una conversazione intercettata dopo il deposito delle motivazioni della sentenza di primo grado a carico di Bellini, condannato all’ergastolo. In quella conversazione l’ex esponente di Avanguardia nazionale chiedeva ad un’altra persona un aiuto per fuggire, ma secondo la Corte d’Assise d’appello quelle parole rappresenterebbero un semplice sfogo e, non essendo accompagnate da elementi più concreti, non sarebbero sufficienti per ritenere che Bellini stesse effettivamente pianificando una fuga.

INTERCETTAZIONI DDA CALTANISSETTA DIETRO ARRESTO BELLINI

Sono state delle intercettazioni messe a disposizione della Procura generale di Bologna da parte delle Procure di Firenze e, soprattutto, di Caltanissetta, a portare la Corte d’Assise d’appello bolognese a disporre la custodia cautelare in carcere per Paolo Bellini, l’ex esponente di Avanguardia nazionale condannato in primo grado all’ergastolo per concorso nella strage del 2 agosto 1980. Lo fa sapere, in conferenza stampa, il procuratore generale reggente del capoluogo emiliano Lucia Musti, precisando che l’ordinanza di custodia cautelare è stata eseguita questa mattina, dopo essere stata richiesta il 14 giugno e disposta il 21.

All’origine della richiesta dei pg bolognesi, spiega Musti, c’è il fatto che “la situazione si è evidentemente modificata” rispetto a un anno fa, quando fu pronunciata la sentenza di condanna nei confronti di Bellini. “Prima di tutto- dettaglia- abbiamo voluto aspettare di leggere le motivazioni (depositate il 5 aprile di quest’anno, ndr), poi sono subentrati elementi di novità, frutto del coordinamento investigativo a livello nazionale con il procuratore nazionale Antimafia”. In particolare, prosegue Musti- affiancata dal dirigente della Digos bolognese Antonio Marotta, dal comandante del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza felsinea Fabio Ranieri e da Tommaso Niglio della Dia di Roma- “le Procure di Caltanissetta e di Firenze ci hanno messo a disposizione delle intercettazioni”, il cui ascolto ha portato a chiedere alla Corte d’Assise d’appello la custodia in carcere per Bellini. Custodia in carcere che, ricorda la reggente della Procura generale, “avevamo chiesto già durante le indagini preliminari e che era stata negata dal gip, secondo cui non sussistevano le esigenze cautelari legate all’inquinamento probatorio e ai pericoli di fuga e di reiterazione del reato”.

Questa volta, secondo i pg, sussistevano sia il pericolo di fuga, sia quello di reiterazione del reato, mentre la Corte d’Assise d’appello, pur disponendo la custodia in carcere per Bellini, ha ritenuto che ci fosse solo il rischio di reiterazione del reato. Questo pericolo, spiega Musti, “è dato da due intercettazioni”. Una riguarda il presidente della Corte d’Assise Francesco Caruso, con Bellini che “manifesta insofferenza per i tempi lunghi di deposito delle motivazioni e parla di colpire Caruso facendo del male a una persona a lui cara (il figlio, ndr), un bieco sistema tipico delle associazioni criminali”. C’è poi “il discorso che riguarda l’ex moglie” Maurizia Bonini, che “per 40 anni lo ha coperto, salvo poi cambiare versione” e smontare l’alibi di Bellini per il 2 agosto, oltre a riconoscerlo nel video girato dal turista Harald Polzer.

Durante il processo di primo grado Bellini, quando la moglie lo riconobbe per la fossetta sul mento, parlò di ‘fosse e fossette‘, riprendendo poi questo gioco di parole nella conversazione intercettata a casa, che però “aggiunge concretezza operativa e denota un intento sicuramente non benevolo nei confronti della moglie: si parla anche di una somma che potrebbe essere utile a realizzare l’intento omicida nei confronti della donna”. Il fatto che ora Bellini si trovi in carcere (a Spoleto, a quanto si apprende) potrebbe anche portare a un’accelerazione dei tempi del processo d’appello. Rispondendo ai cronisti, infatti, Musti afferma che “con queste imputazioni e dato lo stato di detenzione, che non so quanto durerà perché potrebbe esserci una pronuncia del Riesame, è chiaro che secondo me la fissazione del processo avrà un’accelerazione“.

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