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Strage di Bologna, video incastra il neofascista Bellini. L’ex moglie: “Sì, quello è mio marito”

Paolo Bellini, detto la Primula Nera, ex membro di Avanguardia Nazionale, per la Procura generale di Bologna è il quinto attentatore

Pubblicato:21-07-2021 13:12
Ultimo aggiornamento:21-07-2021 17:37
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BOLOGNA – “Sembra mio marito, è Paolo, è Paolo, perché ha una fossetta qua, ha i capelli più indietro ma è comunque lui, nella foto del telegiornale lo riconosco ancora meglio”. Testimoniando in Corte d’Assise a Bologna nel processo sulla strage del 2 agosto 1980 a carico dell’ex marito Paolo Bellini, Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia, Maurizia Bonini ha confermato quanto già dichiarato alla Procura generale durante le indagini, e cioè che l’uomo ripreso in un video girato in stazione da un turista il giorno dell’attentato, secondo lei, è proprio Bellini.

Bonini ammette di aver mentito quando, negli anni ’80, disse che il 2 agosto 1980 Paolo Bellini l’aveva raggiunta a Rimini intorno alle 9 del mattino (“Ho detto una bugia, ero convinta della sua innocenza, chiedo scusa a tutti”). Spiega che a dirle di dare quell’orario agli inquirenti fu il padre di Paolo, Aldo Bellini, e conferma che in realtà l’ex marito arrivò in Romagna molto più tardi, pur non ricordando esattamente a che ora (anche se a un certo punto, incalzata dal legale di Bellini, Manfredo Fiormonti, butta lì un “facciamo alle 11.30-12”).

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Nell’ultima tranche della sua deposizione Bonini è quindi tornata sulla questione dell’alibi dell’ex marito, e rispondendo alle domande dei difensori dell’imputato ha nuovamente confermato che, secondo lei, l’uomo che compare nel video girato in stazione da un turista il giorno dell’attentato è proprio l’ex esponente di Avanguardia nazionale. “Lo riconosco da tutto il viso, soprattutto dalla fossetta tra il labbro e il mento”, ha detto la donna, aggiungendo che “dai baffi in giù è al 100% lui, mentre nella parte superiore del volto ha i capelli all’indietro, quando di solito li aveva in avanti, ma comunque è lui”.

Bonini, in ogni caso, non nasconde che riconoscere l’ex marito in quel video sia stato doloroso: “Non voglio farlo incolpare a tutti i costi”, ha infatti dichiarato nel corso della deposizione. Poco prima di terminare la propria testimonianza la donna si è anche messa a piangere, tanto che il presidente della Corte, Francesco Caruso, le ha chiesto se voleva sospendere la deposizione per qualche minuto. Proposta che Bonini ha però rifiutato, preferendo rispondere subito alle ultime domande della Procura generale.

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“HA INGANNATO TUTTI, NON IMMAGINAVO FOSSE IN STAZIONE”

Ho detto una bugia, ma lui ha ingannato tutti, non potevo immaginare che fosse lì in quella situazione, e Daniela (nipote di Paolo Bellini, che era in auto con lui nel tragitto verso Rimini, ndr) c’era, dovete chiedere a lui dove ha messo la bambina, e anche se è arrivato in ritardo era il 2 agosto“. Testimoniando in Corte d’Assise a Bologna sui movimenti dell’ex marito Paolo Bellini nella mattinata del 2 agosto 1980, Maurizia Bonini afferma che Bellini la raggiunse a Rimini in ritardo rispetto all’orario in cui lei aveva collocato il suo arrivo in Romagna negli interrogatori resi negli anni ’80.

Rispondendo alle domande del sostituto pg Umberto Palma nell’udienza odierna del processo sulla strage alla stazione ferroviaria del capoluogo emiliano, Bonini precisa di aver detto “purtroppo è lui” quando riconobbe per la prima volta l’ex marito nel video registrato da un turista il giorno dell’attentato perché, appunto, “non potevo immaginare che fosse lì in quella situazione”.

Senza contare, aggiunge, che all’epoca Bellini “non aveva ancora fatto la carriera criminale” di cui fu protagonista negli anni successivi. “Ma aveva già ucciso Alceste Campanile nel 1975”, le ricorda il presidente della Corte, Francesco Caruso, a cui però Bonini replica che nel 1980 non sapeva che fosse stato lui a commettere quell’omicidio.

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FIGLIA BELLINI: MIA VITA SEGNATA DA QUESTA VICENDA

“Visto che mi trovo in questo processo, mi sento di voler dire a tutti che è stata una mia decisione testimoniare, perché questa vicenda ha scombussolato la mia vita“. Si rivolge così alla Corte d’Assise di Bologna Silvia Bonini, figlia di Paolo Bellini, imputato per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria del capoluogo emiliano. All’epoca Bonini- che spiega di aver cambiato cognome una ventina di anni fa, prendendo quello della madre, e di aver completamente troncato i rapporti con il padre- aveva nove anni, e infatti ai pg ha spiegato di non ricordare nulla del giorno dell’attentato, nemmeno del viaggio in auto da Rimini al passo del Tonale con i genitori, il fratello Guido e la cugina Daniela.

Tuttavia, la donna ha affermato, con la voce rotta dall’emozione, di ritenere “giusto dare testimonianza per una cosa così grave, soprattutto perché penso alle vittime”, e di auspicare che “tutte le testimonianze possano fare luce per tutte le vittime. Al di là di quello che sarà l’esito di questa cosa- ha aggiunto- nonostante sia figlia di Paolo Bellini, vado a testa alta perché ho avuto una vita completamente diversa“. E anche se “per la mia famiglia è stata una grande sofferenza”, ha concluso, “mi sono sentita davvero di venire: era più facile non rispondere, ma io ho una coscienza, perché siamo tutti toccati da questa cosa”.

Si è invece avvalsa della facoltà di non rispondere Daniela Bellini, che come la cugina Silvia aveva nove anni il 2 agosto 1980. In fase di indagine, comunque, Bellini aveva a sua volta dichiarato ai pg di non ricordare nulla di quella giornata. Degli altri familiari di Bellini che hanno testimoniato oggi, l’ex cognato Michele Bonini ha confermato che il 2 agosto la madre Eglia Rinaldi- che aveva accompagnato Maurizia Bonini, all’epoca moglie di Bellini, a Rimini, da dove poi i due partirono per la montagna- tornò a Torre Pedrera per pranzare con la famiglia molto tardi, intorno alle 13.30. Un’affermazione che contribuisce ulteriormente a smontare l’alibi di Bellini, che collocò la partenza dalla città romagnola intorno alle 9 del mattino.

Più controversa la deposizione di Marina Bonini, vedova di Guido Bellini (fratello di Paolo), che dopo aver detto, in fase di indagine, di non ricordare come e con chi sua figlia Daniela raggiunse il passo del Tonale per le vacanze nell’agosto del 1980, oggi ha detto di aver accompagnato la figlia, la mattina del 2 agosto, a Scandiano o a Pratissolo, in provincia di Reggio Emilia, e di averla affidata a Paolo Bellini. Alle contestazioni dei pg, che hanno a più riprese sottolineato questa incongruenza, Bonini ha spiegato di essere andata in confusione al momento dell’interrogatorio perché “mi sono sentita inquisita”.

CHI E’ PAOLO BELLINI, IL FASCISTA DETTO ‘LA PRIMULA NERA’

Paolo Bellini, detto la Primula Nera, ex membro di Avanguardia Nazionale, assassino del militante di Lotta Continua Alceste Campanile, per la Procura generale di Bologna è il quinto attentatore in concorso con i tre Nar già condannati in via definitiva, Fioravanti, Ciavardini e Mambro e con Gilberto Cavallini, condannato all’ergastolo un anno fa in primo grado. Nel processo anche Piergiorgio Segatel, ex carabiniere imputato di depistaggio. Il terzo imputato è Domenico Catracchia, amministratore di condominio di immobili in via Gradoli, a Roma, che risponde di false informazioni al pm.

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