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Strage di Bologna, il pg: “Bellini diabolico, usò la nipotina per farsi un alibi”

Durante il processo per concorso nella strage è emerso che si sarebbe fermato in città insieme alla piccola, mentre compiva un viaggio per portarla dalla famiglia

Pubblicato:23-02-2022 17:43
Ultimo aggiornamento:23-02-2022 17:43
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strage bologna
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BOLOGNA – Il coinvolgimento della nipote Daniela, che all’epoca aveva nove anni, è stata “un’operazione diabolica, se si pensa che è stata utilizzata una minore per far reggere l’alibi” di Paolo Bellini, a processo in Corte d’Assise a Bologna per concorso nella strage del 2 agosto 1980. A dirlo, nella prima parte della terza udienza dedicata alla requisitoria della Procura generale, è il sostituto pg bolognese Nicola Proto. La mattina del giorno dell’attentato alla stazione ferroviaria del capoluogo emiliano, Bellini partì in auto da Scandiano, nel reggiano, portando con sé la nipote, ma secondo la pubblica accusa non si recò subito a Rimini per raggiungere la famiglia, ma andò invece prima a Bologna per partecipare alla strage.

DOV’ERA LA PICCOLA DURANTE LA STRAGE?

Sempre secondo i pg, sono tre le possibili ipotesi su dove l’imputato possa aver lasciato Daniela mentre stava partecipando all’attentato. La prima è che “abbia lasciato in auto la nipote” durante quel lasso di tempo, la seconda -avanzata da Maurizia Bonini, ex moglie di Bellini, e indirettamente dall’ex cognata Marina- è che la bambina possa essere stata affidata al nonno Aldo Bellini. Infine, la terza possibilità è quella della “consegna temporanea di Daniela a persona di stretta fiducia dello stesso Bellini, Luciano Ugoletti”, anch’egli, secondo la Procura generale, presente in stazione in 2 agosto. Quest’ultima ipotesi può essere declinata anche in altro modo, sostiene Proto, secondo cui Daniela potrebbe “essere stata affidata, tramite Ugoletti, a Cristina Borghini”, che poi sarebbe diventata moglie dello stesso Ugoletti. Comunque siano andati i fatti, chiosa il sostituto pg, Bellini “era a Bologna, e ha utilizzato per l’ennesima volta la famiglia, in questo caso una minore, per rafforzare la propria estraneità alla strage“. 


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