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Lazio, i servizi sociali le tolgono il figlio e lo mettono in casa famiglia

"Dopo lo scandalo dell’Emilia Romagna, questo è un altro caso di discrezionalità ad opera di assistenti sociali senza scrupoli"

Pubblicato:28-06-2019 17:30
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:28
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violenza minore
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ROMA – Arriva dall’avvocato Michela Nacca, presidente dell’associazione Maison Antigone, la segnalazione di un altro bambino, di soli 3 anni, di un comune del Lazio, sottratto alla madre per volontà dei servizi sociali e portato in una casa famiglia. La mamma del piccolo ‘Angelo’ (nome di fantasia), raggiunta dall’agenzia Dire, ha ricostruito la storia fino a quando circa 20 giorni fa, per diposizione ex art. 403 c.c. dei Servizi Sociali il piccolo le veniva strappato.

‘Il giorno 7 giugno gli assistenti sociali hanno prelevato in maniera coatta e ingiustifica mio figlio, un bambino di 3 anni, dall’asilo per portarlo in ambiente protetto. Tra me e il padre- spiega la mamma del piccolo, una donna con laurea specialistica e un master- è in corso una giudiziale con episodi conflittuali comuni a quel tipo di separazione, a cui comunque il bambino è rimasto estraneo perché curato, amatissimo e felice. Dopo un unico incontro di un’ora con gli assistenti sociali- dove peraltro annunciavo il desiderio del riavvicinamento geografico al padre con un imminente trasferimento in Roma dove lavora, risiede e vive e dove anche io risiedo, lavoro come libera professionista, e dove ho vissuto dal 1999 al 2018- hanno provveduto alla ricollocazione del piccolo in casa famiglia’.

 L’articolo 403 che ha motivato questo provvedimento sul bambino è quello che viene adottato ‘quando il minore si trova in una condizione di grave pericolo per la propria integrità fisica e psichica e la pubblica autorità interviene a tutelarlo. Parliamo di abuso fisico o sessuale, di droga, di stato di degrado, di incuria, quando i genitori sono pericolosi per i propri figli.


‘Il mio bambino è un gioiello, è bello, educato, amato e sereno’, racconta ancora questa mamma che non trova spiegazioni a quanto accaduto. ‘Per dieci giorni noi genitori non abbiamo capito il perché del prelievo, mentre il bambino spaventato, traumatizzato e disorientato, ha continuato a chiedere disperato di tornare a casa perchè letteralmente strappato alla sua famiglia, all’uscita da scuola’.

‘Nel provvedimento, a quanto pare confermato e attuato in via automatica e senza alcuna reale ed approfondita valutazione critica delle motivazioni- spiega l’avvocato Nacca nella sua segnalazione- e’ stato previsto che il bimbo possa vedere la madre solo in base alla decisione soggettiva dei Servizi Sociali e cioe’, per ora, una sola volta a settimana, per qualche ora e non piu’. Si tratta di un bambino di soli tre anni che, fino ad alcune settimane fa, giocava ed interagiva con gli altri in modo sereno, socievole, sorridente, amorevolmente curato dalla mamma: così come e’ stato attestato per iscritto dalla pediatra, dalla maestra, dalla Dirigente Scolastica del bimbo, nonche’ da una vicina di casa del piccolo. ‘Angelo’ dunque senza alcun motivo valido, ossia senza motivi gravi e proporzionati al provvedimento in sè, si e’ trovato improvvisamente deprivato di ogni riferimento affettivo e abitativo, della sua liberta’ di vivere con la madre, com’ egli stesso chiederebbe quando la vede’.

‘Da quanto ci viene raccontato- riporta ancora nella sua relazione Nacca- durante i primi incontri ed i rari colloqui telefonici, il bambino ha pianto e cercato la mamma, chiedendole disperato di andarlo a riprendere al piu’ presto. Da qualche giorno a questa parte tuttavia il bimbo sembrerebbe aver iniziato a mutare atteggiamento: rimarrebbe silenzioso, dinanzi la madre spesso guarda e cerca l’approvazione della persona che ora lo accudisce in casa famiglia, un estraneo, ripetendo ossessivamente ‘mamma”.

E’ questa l’angoscia di questa mamma: ‘Lo stanno resettando, è già iniziato il reset. Capite? Dopo lo scandalo dell’Emilia Romagna, questo è un altro caso di discrezionalità ad opera di assistenti sociali senza scrupoli che abusano del loro potere per sottrarre minori alle famiglie”.

L’avvocato Michela Nacca nel descrivere il caso di Angelo si domanda: ‘Cosa ha motivato una tale eccezionale e del tutto improvvisa decisione, non preannunciata da nulla ed attuata solo qualche ora dopo quell’unico colloquio intervenuto tra i servizi sociali e le parti? Dalla lettura del provvedimento, emesso e soprattutto approvato ed attuato in via urgentissima, ci saremmo aspettati una storia di droga materna, di abusi sessuali da parte della mamma sul bambino, di criminalita’ volta allo sfruttamento del minore o comportamenti gravemente omissivi di cura. Niente di tutto ciò! Il provvedimento sembra basato su due argomenti: Innanzitutto per una elevata ‘conflittualita” esistente tra i genitori, separati da qualche tempo. Una conflittualita’ che, stando a quanto riportato dallo stesso provvedimento, sarebbe caratterizzata da gravi e ripetute minacce e svilenti imprecazioni dell’uomo, rivolte alla ex compagna ed anche ad estranei, nonche’ da grida di paura e atteggiamenti di difesa da parte della donna, conseguenti agli atteggiamenti dell’ex compagno. Il tutto attestato nel provvedimento medesimo e certamente non sufficiente a giustificarne l’adozione”.

“In secondo luogo- prosegue la Nacca- per aver la donna espresso agli assistenti sociali, poche ore prima l’adozione e attuazione del provvedimento, il desiderio di ritornare a vivere a Roma, dove la famiglia gia’ viveva fino a qualche tempo fa (oggi in altro Comune del Lazio) al fine di poter ricominciare a lavorare e di poter sostenersi autonomamente e dove anche il padre peraltro, dai documenti depositati, risulta lavorare e risiedere, presso un’abitazione di sua proprietà”.

“Dalla nostra esperienza sul campo ci stiamo rendendo conto quanto siano numerose le donne, libere professioniste come questa donna, coinvolte nella sua stessa situazione. Le motivazioni addotte per l’adozione di un simile provvedimento non solo appaiono generiche e inadeguate, ma soprattutto gravemente incongruenti con il dettato codiciale stesso, con i fatti raccontati nel provvedimento e con la gravità del provvedimento in sè’.

Alla Dire la mamma di Angelo si domanda: ‘Può essere una madre dichiarata genitore incapace per la reazione a un’aggressione dell’ex marito? E possono entrambi i genitori essere puniti con la sottrazione immediata e non motivata del figlio? In aggiunta il bambino, cagionevole di salute, allergico e soggetto a convulsioni febbrili veniva prelevato senza che fosse richiesta scheda medica e informazioni sul suo stato di salute, informazioni che la mamma ha potuto fornire soltanto il 12 giugno. Pediatra, maestre e vicini, scioccati dall’accaduto, si sono adoperati per sottoscrivere relazioni che certificano le capacità genitoriali e le ottime condizioni psico fisiche del bambino’.

Lo schock è di questa madre, della scuola, di tutta la comunità e dei suoi genitori, due docenti, che non si danno pace per questo nipote strappato alle braccia della famiglia.

Non dormo più, non vivo più’– dice questa mamma, che per avere questo figlio ha fatto tanto, che pur ‘amando il suo lavoro e avendo studiato molto’ ha fatto delle scelte, ha rinunciato a delle occasioni- perchè mio figlio è la mia vita’, e non puo’ darsi pace sapendo che ‘intanto il Tribunale dei Minori di Roma, senza accertarsi della veridicità del rapporto dell’assistente sociale, ha confermato l’affidamento ai servizi sociali di suddetta città, nonostante la residenza di entrambi i genitori sia in Roma, con una data fissata al 30 settembre, periodo nel quale i genitori, se non ci fossero cambiamenti, potranno vedere il figlio di soli 3 anni e due mesi una sola ora a settimana, operazione conosciuta anche con il nome inquietante di ‘resettaggio’. Questo con incalcolabili conseguenze per il benessere morale e psichico del bambino, e in attesa di ulteriori provvedimenti’.

Un bambino si sta spegnendo in una casa famiglia– avverte l’avvocato Michela Nacca- e visti i recenti fatti nelle case famiglia di Reggio Emilia, dove bambini sarebbero stati indotti al distacco familiare grazie ad elettroshock e manipolazione mentale, abbiamo la riprova che nei Casi di affidamento dei minori sempre piu’ spesso si rischi di perdere il lume della ragione e dell’umanita’, entrando nella follia’. 

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