BARI – La 55esima marcia nazionale per la pace si svolgerà, a partire dalle 15 del prossimo 31 dicembre, ad Altamura, in provincia di Bari. L’iniziativa, voluta dalla conferenza episcopale italiana e organizzata in collaborazione con associazioni e movimenti cattolici come il movimento dei focolarini, Caritas italiana e azione cattolica, torna in strada dopo i due anni di stop provocati dalla pandemia da coronavirus.
Sono attesi duemila partecipanti, tra loro ci saranno alcuni vescovi e l’ex presidente di Pax Christi, monsignor Luigi Bettazzi.
“È una marcia che vuole ancora una volta svegliare questa nostra umanità perché la guerra mette in gioco la nostra umanità e il nostro essere umani. Ben venga questo cammino affinché sia davvero l’eco del passo di Isaia che dice: Sono belli i piedi di coloro che annunciano buone notizie, notizie di pace”, ha detto a margine della conferenza stampa di presentazione, monsignor Giovanni Ricchiuti, arcivescovo della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti.
Il titolo scelto per l’appuntamento è “Nessuno può salvarsi da solo” e prenderà il via dal carcere della città “luogo di riflessione e simbolico”, ha continuato il prelato. Ogni tappa avrà un tema da affrontare: la ripartenza dopo il Covid, la cultura della cura, l’obiezione alla guerra e al nucleare e pane e pace.
“Il rischio di far diventare questa guerra come qualcosa a cui siamo abituati e quindi normale, è un rischio che stiamo correndo tutti anche all’interno della comunità ecclesiale”, ha aggiunto don Domenico Natale, direttore dell’ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro della diocesi di Altamura spiegando che “non possiamo vivere in questi scenari con questa paura del futuro”. “Ricordo – ha proseguito – quando ero ragazzo e c’era la guerra fredda. Siamo cresciuti con la paura del nucleare, delle bombe atomiche e questo creava un senso di oppressione, quel senso di paura del futuro che non ti spinge a pensare e a volare alto. Vivere una marcia, essere presenti, dire ci siamo ha per questo, ancora senso”.
La marcia è un modo per dire “basta alle armi, basta affidare la soluzione dei conflitti alle bombe. Bisogna cambiare strada. È un’altra la strada ed è la strada del dialogo, della riconciliazione e della concordia”, ha concluso Ricchiuti.
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