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MILANO – Si sente un po’ “come Cincinnato”, costretto a tornare in politica perché “c’è bisogno che qualcuno sventoli la bandiera dell’autonomia”. L’ex ministro Roberto Castelli spiega alla ‘Dire’ il suo impegno per ‘Autonomia e libertà‘, movimento nato per “spingere la Lega a tornare ai temi dell’autonomia” e che ora aspetta il banco di prova delle prossime amministrative. Quello di Castelli, che sta battendo palmo a palmo i territori della Padania, è un lavoro all’antica, fatto di “sezioni che vengono aperte” e iniziative “ogni sera più partecipate”. “Mi stanno chiamando da tutta la Padania“, spiega l’ex ministro prima di annunciare che il suo movimento si ritroverà “a Pontida il 26 giugno, per fare la nostra assemblea nazionale“.
“Stiamo notando grandissimo riscontro- aggiunge Castelli- perché quelle autonomiste sono esigenze che nascono dai territori e noi, da vecchi leghisti, non le vogliamo abbandonare”. Ma il vero banco di prova saranno le amministrative del prossimo giugno, “con tanti candidati sindaci e consiglieri che sono di ‘Autonomia e libertà’. Ovviamente appoggiamo i candidati della Lega, però segnalando sempre che noi siamo per l’autonomia”.
“In questo momento storico è normale che Salvini sia in arretramento”. L’ex ministro Roberto Castelli commentando alla ‘Dire’ i sondaggi che certificano un ulteriore calo del Carroccio, non sembra spaventato dalla perdita di consensi del leader Matteo Salvini. Per Castelli, infatti, “siamo in una fase storica e politica che è completamente diversa dal passato. Prima contavano i partiti, poi è cambiato tutto quando si è imposta la figura del leader”. E se “Berlusconi è stato l’antesignano” di questo nuovo corso, Renzi, passato dal 40% al 2% “è stato il caso più clamoroso”. Anche Salvini, secondo Castelli, deve fare quindi i conti con “la gente che vota il leader. Sono voti aleatori ed erratici, non legati ad una convinzione politica precisa ma ad un particolare momento politico”.
Aver messo da parte “le istanze storiche della Lega, in primis quella dell’autonomia, ha creato sconcerto nell’elettorato tradizionale” ma “è presto per dire se il progetto di una Lega nazionale sia fallito”, spiega il fondatore del movimento ‘Autonomia e libertà’, commentando alla ‘Dire’ i sondaggi che certificano un ulteriore calo del partito guidato da Matteo Salvini. Secondo Castelli, impegnato con il suo movimento in una serie di iniziative per il rilancio della “questione settentrionale”, nell’elettorato delle regioni del nord “c’è una grande voglia di un ritorno ai grandi temi della Lega”.
Il movimento ‘Autonomia e libertà’ non nasce per “mettersi in contrapposizione con la Lega”, ma per spingere il Carroccio “a tornare alle posizioni dell’autonomia”. Così l’ex ministro Roberto Castelli, leghista della prima ora e fondatore del movimento ‘Autonomia e libertà’, parlando alla ‘Dire’ esclude la possibilità di uno strappo tra l’ala più ‘settentrionalista’ del Carroccio ed il partito guidato da Matteo Salvini. I componenti di ‘Autonomia e libertà’, spiega Castelli, sono “nella stragrande maggioranza leghisti con la tessera. Noi auspichiamo che la Lega ritorni alle sue motivazioni originali. Noi vogliamo arrivare all’autonomia, non certo metterci in contrapposizione. Non vorremmo mai che a dividerci poi vincono gli altri, i centralisti veri della sinistra”. L’ex ministro sottolinea poi che “dopo un lungo periodo di silenzio, domani a Varese ci sarà un grande convegno con il governatore Fontana e il segretario regionale Cecchetti proprio sul tema dell’autonomia. Mi fa piacere registrare che anche la Lega torni a battere su questi temi”.
“Noi siamo federalisti e autonomisti, la Meloni mi pare sia centralista. Gli elettori giudicheranno su questo”, dichiara ancora il ministro Roberto Castelli, che non teme l’avanzata di Fratelli d’Italia nelle regioni del nord. Secondo Castelli “Meloni ha gioco facile perché, essendo all’opposizione, può sempre prendere posizioni radicali, cosa che chi è al governo non può fare. Poi sicuramente paga una sua coerenza. Lei è sempre stata coerente e l’elettorato ama molto la coerenza. Però la partita al nord si giocherà ancora sul tema della questione settentrionale”.
“Se diventa un partito centralista allora francamente a me non sta bene e non sta bene a tanta gente qui al nord“, dichiara l’ex ministro alla Dire sulla possibile unione tra Forza Italia e Lega in una nuova formazione politica che dovrebbe chiamarsi ‘Prima l’Italia‘. L’ex ministro ricorda però che “con Berlusconi avevamo lavorato in senso federalista tanto e molto bene. Se Forza Italia torna a essere un partito federalista, allora ben venga, l’unione fa la forza. Ma se diventa un partito centralista, allora diciamo di no”.
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