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1 maggio, Massini sul palco del Concertone: “Se dici antifascista arriva la Digos”

Lo scrittore ha provocatoriamente dato una stoccata alla Rai che prima del suo monologo gli ha fatto firmare un foglio per assumersi la responsabilità delle sue parole

Pubblicato:02-05-2024 11:33
Ultimo aggiornamento:02-05-2024 11:33

stefano massini_concertone
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ROMA – “Sono ‘antisfascista’, si può dire?“. Doveva essere il primo Concertone senza monologhi, ma alla fine i discorsi dal palco più importante del Primo Maggio a Roma non sono mancati. Dalla ‘stoccata’ di Dargen D’amico alla Rai al discorso di Noemi sui salari delle donne. A parlare di lavoro, morti sul lavoro e a pronunciare la parola ‘antifascista’ sul palco (alle 22) è lo scrittore e autore Stefano Massini che poi si è esibito con Paolo Jannacci nel brano ‘L’uomo nel lampo’. Massini è una firma del quotidiano Repubblica, e volto noto televisivo per i suoi racconti del giovedì nella trasmissione Piazzapulita su La7.

“Siete 50/60.000 stasera, bellissimi da guardare ma anche terribili da guardare. Siete tanti quanti i morti sul lavoro. Per un Paese che è una Repubblica fondata sul lavoro ogni persona che muore sul lavoro è una catastrofe una carneficina, un massacro. Non dovremmo scandalizzarci per la morte di tanti operai, ma per quella di ognuno. Ogni volta che ognuno muore sul lavoro è uno sfascio, sì io sono contro questo massacro. Sono antisfascista, si può dire?- provoca l’autore- C’è una S, non ho detto antifascista, perché oggi se dici antifascista ti identifica la Digos. Allora, se mi permettete, siccome che mi hanno fatto firmare decine di fogli dicendo che mi prendevo la responsabilità, vorrei dire alla Digos: identificateli tutti”. Molte le urla di approvazione da chi lo stava ascoltando.

Lo scrittore continua: “In Italia quando muori sul lavoro, muori tre volte: la prima quando muori, la seconda quando ti dicono che la colpa era la tua, la terza volta è quando non frega un cazzo a nessuno e fanno un trafiletto sul giornale. In Italia si può morire due, tre, quattro volte, la quarta è quando ti accorgi che muori invano e da uomo diventi fotografia“.

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