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Discarica a Pian dell’Olmo, è scontro Roma-Regione Lazio

No di Riano, Monterotondo, Castelnuovo, Formello e Sacrofano all'ipotesi. Linea dura anche di Roma Capitale

Pubblicato:24-06-2019 14:26
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:26

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ROMA – Parte subito in salita, e difficilmente si poteva pensare un inizio diverso, la strada per il progetto della società Torre di Procoio Srl (riconducibile alla famiglia abruzzese Maio, imprenditori nel mondo dei rifiuti) per la realizzazione di una discarica in una cava nella località Pian dell’Olmo, sulla via Tiberina, formalmente nel comune di Roma ma a un tiro di schioppo dal comune di Riano.

La prima seduta della conferenza dei servizi in Regione, mentre fuori circa duecento manifestanti hanno ribadito il no a questa ipotesi come accadde già nel 2012, è stata l’occasione per la presentazione delle osservazioni al progetto, che però in tanti casi sono stati dei veri e propri no.

I più netti sono stati i sindaci di Riano, Castelnuovo di Porto, Monterotondo, Formello e Sacrofano (comuni limitrofi all’area interessata dell’eventuale discarica), che hanno motivato la loro ferma opposizione con motivazioni politiche e tecniche: da una parte l’incongruenza di avere a due passi una discarica mentre in casa propria si realizzano percentuali importanti di raccolta differenziata, dall’altra l’esistenza (ora come sette anni fa) di vincoli di vario genere che non giustificherebbero la realizzazione di questo impianti. Il tema della vincolistica paesaggistica, archeologica, esondativa e geologica (legata alla fragilità del tufo che costituisce il terreno della cava) e’ stato evidenziato, oltre che dai tre comitati cittadini presenti, anche dalla Città metropolitana di Roma tra le “critiche” al progetto. Altre osservazioni tecniche sono state sollevate su come e da dove si intende estrarre l’acqua per i bagni degli operai, sulle emissioni di CO2 generate dai gruppi elettrogeni che si intendono impiegare, su come si intende raccogliere il percolato generato dall’acqua piovana, oltre al fatto che su alcune questioni non basterà la conferenza dei servizi regionale a dare un eventuale via libera alla discarica ma saranno necessarie autorizzazioni postume della Città metropolitana a seguito di una conferenza dei servizi del Consorzio di Bonifica del Tevere. 


Linea molto critica anche quella di Roma Capitale, che addirittura si è spinta un pochino in avanti rispetto alle problematiche di carattere tecnico. Secondo quanto apprende l’agenzia Dire gli esponenti degli uffici capitolini presenti, dopo avere evidenziato che sara’ necessaria una conferenza dei servizi interna per raccogliere tutti i pareri dei vari settori coinvolti, hanno chiesto alla Regione il perché sia stata aperta una conferenza dei servizi per un progetto su un’area già bocciata dalla stessa Regione con una delibera di Giunta del febbraio 2017 con cui veniva archiviato il procedimento di valutazione di impatto ambientale su un progetto di discarica presentato dal Colari nello stesso sito di Pian dell’Olmo.

I tecnici della Regione avrebbero spiegato che quel progetto era stato presentato prima del Piano regionale rifiuti varato nel 2011 (e attualmente vigente) ed era stato bocciato proprio perché, essendo stato presentato prima, non poteva farne parte. Tuttavia nel deliberato di oltre due anni fa, a firma dell’allora direttore Demetrio Carini, si legge “considerato che dell’esame del piano regionale dei rifiuti l’intervento in esame non rientra tra i siti individuati per la gestione dei rifiuti negli ambiti territoriali ottimali, si ritiene che non sussistano le condizioni per dare ulteriore corso alla valutazione relativa al procedimento di Via in esame“.

Inoltre, va ricordato che proprio durante la legislatura Polverini (la stessa alla quale risale il piano rifiuti vigente) Pian dell’Olmo venne inserita nella lista dei sette siti idonei alla realizzazione di una discarica, tanto che l’allora commissario ai Rifiuti di Roma (2012), Goffredo Sottile, la indico’ come soluzione salvo poi essere costretto al passo indietro dal ministero dell’Ambiente. Sette anni dopo lo scontro è ancora forte, i proponenti, attraverso un tecnico, hanno cercato di rassicurare tutti sostenendo che in quella discarica andranno solo gli scarti della “end of waste”, quindi di fatto rifiuti inerti, ma non avrebbe spiegato la presenza nel progetto di una torcia che serve a bruciare il biogas, prodotto da rifiuti che ancora fermentano. Ancora, avrebbero garantito il transito al massimo di 32 mezzi al giorno tra andata e ritorno, impattando sul traffico per lo 0,1% ma avrebbero tarato queste cifre su uno studio del centro residenziale di Colle Romano risalente al 2012. Infine, avrebbero stimato in sette anni la durata della discarica da 700mila metri cubi, costituita da tre lotti da realizzare gradualmente, confidando sui progressi della raccolta differenziata di Roma. Tuttavia, i dati Ama prevedono per il 2019 una produzione di rifiuti indifferenziati per 865mila tonnellate, che equivalgono a piu’ di 500mila tonnellate di scarti, cioè quasi la saturazione in un anno dell’eventuale discarica. Se ne riparlerà tra due mesi, perché verso fine agosto e’ in programma una nuova seduta della conferenza dei servizi e un’altra dovrebbe svolgersi il mese successivo.

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