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A Roma la ripartenza dei consumi è un flop: in centro fino a -95% di fatturato

Valter Giammaria, presidente di Confesercenti Roma e presidente del Centro Agroalimentare Roma: "Ci sono molti che lavorano in smart working e questo sta creando problemi alle attivita'"

Pubblicato:22-05-2020 11:48
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:22

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ROMA – “Sul piano orari non siamo molto d’accordo su alcune tipologie di esercizi. Tant’e’ che abbiamo detto: va bene l’avviamento di questo piano orari, pero’ nel piu’ breve tempo possibile serve rivederlo e aggiustarlo“. Cosi’ Valter Giammaria, presidente di Confesercenti Roma e presidente del Centro Agroalimentare Roma, rispondendo a una domanda sul piano orari di apertura degli esercizi commerciali stabilito dal Comune di Roma.

“Sul tema- aggiunge Giammaria- abbiamo colto la disponibilita’ dell’assessore capitolino al Commercio, Carlo Cafarotti, tant’e’ che la prossima settimana ci incontriamo con le associazioni di categoria e l’assessore e vediamo cosa rimettere in sesto. Ci sono per esempio le ferramenta, le librerie e cartolibrerie che non sono molto soddisfatte: vedremo se sara’ possibile riportarle negli orari che avevano precedentemente. Questo e’ cio’ che abbiamo chiesto, penso che la disponibilita’ dell’assessore ci sia e anche dell’amministrazione”.

Dobbiamo far funzionare meglio questo piano di aperture– ricorda Giammaria- anche perche’ la situazione non e’ positiva”. Infatti “c’e’ stato un flop della ripartenza dei consumi e abbiamo consumi bassissimi. Se si va nel settore dell’abbigliamento, in molte realta’ come il Centro Storico non si incassa nemmeno il 5% del fatturato dell’anno precedente. Una perdita del 95%. In periferia va un po’ meglio pero’ bisogna fare delle azioni di armonizzazione degli orari e poi dobbiamo riportare sulla strada chi sta in casa perche’, come abbiamo detto piu’ volte, ci sono molti che lavorano in smart working e questo sta creando problemi alle attivita’. Quando uno sta a casa- conclude- tende ad acquistare online e questo non e’ quello che noi vogliamo come imprenditori del commercio di vicinato”.


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