NEWS:

Report della commissione Finanze del 21 settembre – pomeriggio

Di seguito un estratto degli interventi odierni

Pubblicato:21-09-2023 19:57
Ultimo aggiornamento:18-10-2023 11:02

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

SAN MARINO – Nel pomeriggio la commissione Finanze riparte dall’esame dell’articolato del progetto di legge “Legge sul consumo”. Nello specifico dall’articolo 5 “Obblighi specifici di informazione” per il quale viene approvato un emendamento tecnico del governo.

All’articolo 6 “Attuazione”, che, come spiega il segretario di Stato per l’Industria Fabio Righi, dà all’Autorità di vigilanza il potere di intervenire sul regolamento per un mutamento delle esigenze, Rete presenta un emendamento per una formulazione “più neutra”, spiega il consigliere Emanuele Santi: “Non si toglie il potere all’Autorità di modificare la legge o il regolamento per esigenze sopravvenute, ma lo si estende anche al Congresso di Stato e soprattutto al Consiglio grande e generale”. Per Pasquale Valentini del Partito democratico cristiano sammarinese “la formulazione di Rete allarga il discorso oltre l’Autorità di vigilanza ed è ammissibile”. Il segretario di Stato Righi fa notare che in merito c’è un riferimento all’articolo 31 che allarga ad altri organi la possibilità di modifica della normativa. “Specificarla all’articolo 6 ha una caratteristica più forte, ma accettiamo e ritiriamo l’emendamento”, replica Santi.

Anche all’articolo 7 “Pubblicità nei rapporti tra operatori economici e verso i consumatori” Rete presenta un emendamento per delle modifiche di forma e per, entra nel dettaglio Santi, eliminare la parte sui criteri di ingannevolezza. In merito un articolo specifico aggiuntivo, il 7 bis, norma nelle specifico le azioni ingannevoli. “Non è accettabile a livello formale per un errore nella numerazione”, ribatte Michela Pelliccioni di Domani-Motus liberi: “Siamo seri, non si è mai vista una bocciatura per un errore nella numerazione”, sottolinea Giovanni Maria Zonzini di Rete. D’accordo con la formulazione Alessandro Rossi del Gruppo misto mentre Valentini del Pdcs chiede una serie di precisazioni: “Non dobbiamo entrare in un dettaglio che la legge non dà”. Roberto Ciavatta di Rete, concordando con la necessità di avere correttezza formale, ironicamente chiede di abrogare un decreto in tema di vaccini che riporta lettere errate. Il segretario di Stato Righi accoglie le modifiche tecniche ma non le altre: creare un articolo 7 bis, infatti, “cambia un po’ l’impostazione della norma, entrando più nel dettaglio”. Rete ritira allora l’emendamento all’articolo 7, per il quale sono accolte le modifiche tecniche, ma mantiene il 7 bis “Azioni ingannevoli”. Non è altro, spiega Ciavatta, di “una trasposizione del codice di consumo italiano” ed è “importante aggiungerlo- gli fa eco Santi- perché c’è un problema grosso di tutela dei consumatori dalle truffe. Se non lo si accetta serve subito il decreto delegato, altrimenti ci si gioca buona parte della legge”. Per Valentini del Pdcs “o si rimane sul generico o si entra nello specifico. Lo lascerei così com’è”. Il segretario di Stato Righi concorda e chiede il ritiro dell’emendamento: “Non c’è contrarietà sul contenuto ma a livello formale, per essere coerenti con quanto scritto sopra nella legge”. Rete non lo ritira e l’emendamento viene respinto con sette voti favorevoli e nove contrari.


All’articolo 10 “Autorità vigilanza dei consumatori” il segretario di Stato Righi illustra l’emendamento concordato in mattinata. Soddisfatta Rete, che ritira la sua proposta di modifica: in sostanza, spiega Santi, si danno temporaneamente le funzioni dell’Autority a chi già ce le ha, Polizia civile e Ufficio di controllo, con la delega a costituire l’Autority stessa, così da non duplicare funzioni e costi.

All’articolo 11 “Funzioni dell’Autorità di vigilanza dei consumatori”, viene accolto un emendamento del governo, mentre Rete, dato l’accordo sull’articolo precedente, ritira il suo.

All’articolo 12 “Clausole vessatorie nel contratto tra professionisti e consumatori” viene accolto un emendamento del governo con due specifiche richieste dagli studi legislativi.

All’articolo 21 “Recesso per i contratti a distanza, online o negoziati fuori dai locali commerciali” viene accolto un emendamento formale presentato dal governo.

Anche all’articolo 26 “Camera di conciliazione consumatori” viene accolto un emendamento proposto dal governo.

All’articolo 27 “Class action”, il consigliere Santi sottolinea che si tratta di un “elemento qualificante. Lo strumento manca a San Marino e dà una risposta concreta dando finalmente la possibilità a chi ha subito un torto, e che da solo non riesce a fare ricorso, di un’azione tra più persone. Così da avere più forza. Siamo concordi ma una volta promulgata la legge occorre mettere gli elementi mancanti: i servizi della Pa, quelli finanziari e la pubblicità ingannevole”. Rossano Fabbri di Noi per la Repubblica aggiunge che “si abbattono anche i costi dell’azione. Avremo modo di verificare la fattibilità della procedura introdotta. Ci sono alcune parti che riproducono le regole e i meccanismi di tutte le azioni civili. Avrei messo in rilievo quanto deroga o aggiunge all’azione ordinaria”. Pelliccioni di Domani-Motus liberi sottolinea come l’articolo sia “innovativo. In Italia ci sono state delle problematiche, noi abbiamo creato una disciplina unica con elementi innovativi: si chiude la class action prima dell’inizio della procedura, così da renderla più snella”. Anche Nicola Renzi di Repubblica futura riconosce “il merito di un buon intervento. Siamo contenti di questo articolo e convinti che potrà dare i suoi frutti. Un’ulteriore e doverosa tutela per i consumatori”.

All’articolo 28 “Modifiche” viene accolto un emendamento tecnico del governo, così come all’articolo 30 “Sanzioni amministrative”. La modifica dell’esecutivo prevede un raddoppio delle multe, da 300 a 30.000 euro si trasforma dunque da 600 a 60.000. Anche Rete propone un emendamento per togliere il riferimento alle politiche di controllo da parte delle Autorità politiche sulle sanzioni comminate dall’Autorità: “Il segretario di Stato scivola all’ultimo metro”, rimarca Santi. “La discussione è stata collaborativa”, concorda Renzi di Rf, e “la dicitura del segretario di Stato viene da un’esigenza, ma non è bella la forma”. Anche per Ciavatta di Rete la specifica “stona anche se non ci fosse la volontà di indirizzare i controlli dell’Autorità”. Anche Valentini del Pdcs ritiene “opportuna la proposta di emendamento, è l’articolo 11 che riguarda i controlli e dà già tutti i poteri all’Autorità”. Per Zonzini di Rete il riferimento è “improprio ed è chiaro che una segreteria di Stato ha già un potere di indirizzo generale, ma precisarlo così in una legge sarebbe controproducente. Sarebbe una diminutio, invito il segretario di Stato ad accogliere una modifica di buon senso”. A Fabbri di Noi per la Repubblica “non piace la discrezionalità degli uffici sulle multe da 600 a 60.000 euro e nemmeno che non siano indicate le sanzioni per ogni violazione”. Chiudendo il breve dibattito il segretario di Stato Righi accoglie lo spirito dell’emendamento e sospende la seduta per coordinare la modifica. “Non si vuole che la politica metta le mani nei fascicoli dei controlli degli operatori, e lo si voleva ribadire- precisa- ma c’è la necessità che la politica indirizzi le funzioni di controllo negli interessi del Paese”. Alla ripresa dei lavori l’emendamento concordato fa marcia indietro sull’aumento delle sanzioni, mantenendo la possibilità di oblazione, e ingloba le richieste di Rete che ritira così la sua proposta di modifica.

Il governo presenta anche un emendamento aggiuntivo per l’articolo 30 bis “Recidiva”, che appunto definisce la recidiva prevedendo un aumento delle sanzioni di tre volte oltre alla sospensione dell’attività.

All’articolo 33 “Abrogazioni” il governo propone un emendamento, accolto, che aggiunge alla lista l’articolo 10 della legge 28 ottobre 2005 n.144.

All’articolo 34 “Entrata in vigore” viene accolto un emendamento del governo che modifica la data dal 1^ gennaio 2023 al 1^ gennaio 2024. Rete presenta un emendamento simile che viene ritirato, “il segretario di Stato era troppo ottimista”, scherza il consigliere Santi. Valentini del Pdcs sottolinea che è opportuno fare la richiesta all’Ufficio legale per una modifica sull’uso dei decreti delegati. Il segretario di Stato Righi spiega che “l’inserimento della possibilità di modifica per decreto delegato senza dettagliare la delega viene fatto per esigenze perché l’ordinamento non prevede il decreto in bianco. Non si vuole assolutamente esautorare l’organo legislativo. Serve un utilizzo responsabile degli strumenti”. Fabbri di Noi per la Repubblica ricorda che “il decreto delegato torna in Consiglio grande e generale per la ratifica. E potrebbe creare grosse distorsioni perché le deleghe non possono essere in bianco, senza limiti come avviene puntualmente da parte del governo. Negli anni passati abbiamo fatto battaglie. Può diventare legge una modifica presentata solo in sede di ratifica. E si bypassa tutto l’iter legislativo”. Pelliccioni di Domani-Motus liberi condivide che “ci siano criticità, questa è una legge quadro e serviranno accorgimenti in futuro. Manca il riconoscimento delle associazioni di consumatori in un registro europeo, per poi instaurare una class action in un Paese con la normativa migliore”. Renzi di Rf la pensa come Valentini e Fabbri, “è drammaticamente vero che il decreto delegato può essere oggetto di qualsiasi modifica al ritorno in Aula. Prima o poi si dovrà intervenire. Diverso è se la delega è ben stabilita”.

Terminato l’esame dell’articolato si passa alle dichiarazioni di voto dopodiché il progetto di legge viene approvato all’unanimità con 15 voti favorevoli, quanti i presenti in Aula. Come relatore unico viene nominata Michela Pelliccioni di Domani-Motus liberi e la seduta termina.

Di seguito un riassunto degli interventi

Comma 5 – Esame in sede referente del progetto di legge “Legge sul consumo” presentato dalla

segreteria di Stato per l’Industria, l’Artigianato e il Commercio.

Dichiarazioni di voto

Emanuele Santi, Rete: a nome di tutta l’opposizione voteremo sì al provvedimento. Quando il clima è costruttivo si lavora molto meglio e non succedeva da tempo. È merito di tutti. Da noi c’è stata piena disponibilità e abbiamo garantito il numero legale. Abbiamo fatto emendamenti sensati e un buon lavoro. La legge è attesa da anni, ha parti qualificanti come la class action, si norma la parte consumatore e quella produttore. Sulle parti politiche, l’Autority, si è trovata una mediazione. Occorre proseguire il percorso perché ci sono parti mancanti, sui servizi della Pa, su quelli finanziari e sulla pubblicità ingannevole. Viene ribadita l’autonomia di chi fa i controlli. Possiamo dire che abbiamo dato uno strumento utile che può essere perfettibile.

Michela Pelliccioni, Domani Motus liberi: a nome della maggioranza esprimo voto positivo, è un buon testo nato da un lavoro coordinato. Attendiamo l’impatto sul territorio. Ci si adegua al modello europeo accrescendo la fiducia del consumatore e creando un supporto per un mondo in continuo cambiamento. Il perno è la class action e occorre creare degli incentivi adeguati.

Nicola Renzi, Repubblica futura: ringrazio il presidente Troina, sono stati tre giorni non facili che sono sembrati tre anni e ho apprezzato l’elasticità nella gestione dei lavori.

Fabio Righi, segretario di Stato per l’Industria: ringrazio anche io, ho trovato un’Aula molto collaborativa, se il clima è questo si lavora serenamente e nell’interesse del Paese producendo un risultato positivo.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it