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Tg Ambiente, edizione del 21 settembre 2021

Pubblicato:21-09-2021 15:04
Ultimo aggiornamento:21-09-2021 15:05

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– ONU: MUTAMENTI CLIMA INARRESTABILI, QUASI FUORI TEMPO

“Il Covid-19 non ha rallentato l’avanzata inarrestabile del cambiamento climatico. Non vi è alcun segno che stiamo tornando più ‘verdi’, le emissioni di anidride carbonica si stanno rapidamente riprendendo dopo un temporaneo calo dovuto al rallentamento dell’economia e non sono affatto vicine agli obiettivi di riduzione. Le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera continuano a livelli record, spingendo il pianeta verso un pericoloso riscaldamento futuro”. Queste le allarmanti premesse del terzo rapporto ‘United in Science 2021’ realizzato da diverse agenzie e coordinato dall’Organizzazione metereologica mondiale delle Nazioni unite. L’aumento delle temperature globali sta alimentando devastanti condizioni meteorologiche estreme in tutto il mondo, con impatti a spirale sulle economie e sulle società, avverte il rapporto. La temperatura globale media degli ultimi cinque anni è stata tra le più alte mai registrate e c’è una crescente probabilità che nei prossimi cinque anni le temperature superino la soglia di 1,5 gradi al di sopra dell’era preindustriale, annullando di fatto gli impegni presi alla COP 21 di Parigi. “Il rapporto è chiaro. Il tempo sta finendo”, avverte Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, “siamo ancora notevolmente fuori programma per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi” e “a meno che non ci siano riduzioni immediate, rapide e su larga scala delle emissioni di gas serra, sarà impossibile limitare il riscaldamento a 1,5 gradi, con conseguenze catastrofiche per le persone e per il pianeta da cui dipendiamo”. Quindi, conclude Guterres, questo è “un anno critico per l’azione per il clima” e “affinché la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021 a Glasgow, la COP26, sia un punto di svolta, abbiamo bisogno che tutti i paesi si impegnino a zero emissioni nette entro il 2050”.

– DRAGHI: NON STIAMO RISPETTANDO PROMESSE SU CLIMA

“Con l’accordo di Parigi ci siamo impegnati a contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. La maggior parte dei nostri paesi ha rinnovato questo impegno nelle recenti riunioni del G20” ma “dobbiamo essere onesti nei confronti di noi stessi e dei nostri cittadini: stiamo venendo meno a questa promessa”. Il presidente del Consiglio Mario Draghi lo dice in un videomessaggio al Forum delle Maggiori Economie sull’Energia e il Clima, promosso dal Presidente Usa Joe Biden, per il quale l’emergenza climatica è da “codice rosso” e “dobbiamo agire e dobbiamo agire ora contro il cambiamento climatico”. Gli effetti dei cambiamenti climatici “sono già molto chiari- rileva Draghi- negli ultimi 50 anni, il numero di disastri legati ad eventi meteorologici si è quintuplicato”, quindi “dobbiamo onorare gli impegni presi in materia di clima e, in alcuni casi, essere pronti a prenderne di più audaci”. Il presidente del Consiglio ha richiamato l’urgenza dell’azione anche al vertice dei Leader EU MED 9 ad Atene: “I rapporti delle Nazioni Unite citano decine e decine di esempi che rendono necessaria questa azione convinta e determinata. Sostanzialmente tutta questa esperienza ci dice che la trasformazione è veramente gigantesca e che non c’è tempo. Non c’è possibilità di dilazionare, di ritardare, perché i costi che i nostri Paesi e le persone, i cittadini, subirebbero sarebbero immensi”.

– GHIACCIAI FRANTUMATI, PERDONO SUPERFICIE E SPESSORE

Su tutto l’arco alpino “è in atto un pesante trend di riduzione delle masse glaciali con importanti segnali di progressiva accelerazione negli ultimi 30 anni”. A causa del riscaldamento climatico i ghiacciai “perdono superficie e spessore, ‘rifugiandosi’ sempre più in alta quota e frammentandosi e disgregandosi in corpi glaciali più piccoli”. È quanto emerge dal bilancio finale della seconda edizione di ‘Carovana dei ghiacciai’, la campagna di Legambiente con il supporto del Comitato Glaciologico Italiano (CGI). A testimoniare questa situazione “in maniera tangibile” è lo stato di salute di alcuni ghiacciai alpini come quelli dell’Adamello “che hanno perso oltre il 50% della superficie totale, quelli del Gran Paradiso circa il 65%”. In Alto Adige 168 ghiacciai “si sono frammentati in 540 unità distinte”. In Friuli Venezia Giulia il ghiacciaio orientale del Canin “oggi ha uno spessore medio di 11,7 metri, circa 150 anni fa superava i 90 metri”. E se ci spostiamo sulla vetta più alta degli Appennini, il Gran Sasso, qui il ghiacciaio del Calderone, dal 2000, “si è suddiviso in due glacionevati e risponde alle oscillazioni climatiche in modo molto più veloce rispetto ai ghiacciai presenti sulle Alpi”.


– ALLE EGADI PROGETTO SOSTENIBILE PER TUTELA POSIDONIA

L’Area Marina Protetta Isole Egadi, ad altissima valenza dal punto di vista naturalistico, comprende la prateria di Posidonia oceanica più estesa e meglio conservata del Mediterraneo, circa 7.700 ettari. A Favignana la posidonia spiaggiata è un elemento della vita quotidiana che gli abitanti a volte si trovano a doverla spazzare via anche dalle loro abitazioni. Dopo il successo delle prime Spiagge Ecologiche del Lazio, il modello di gestione sostenibile degli arenili che coniuga protezione ambientale e turismo consapevole per la gestione dei depositi di posidonia spiaggiata approda ora sull’isola delle Egadi dove prosegue il progetto MED De.Co.U.Plages – Metodologie di economia sostenibile per i rifiuti costieri utilizzabili dalle spiagge. Si tratta di una collaborazione fra Italia e Tunisia che vede protagonistta l’ISPRA e permette di valorizzare la risorsa alga che, da fastidio per i bagnanti e problema oneroso per le amministrazioni, diventa un incentivo al turismo sostenibile. La prateria di posidonia, habitat protetto a livello internazionale, è il ‘polmone del Mediterraneo’ e riveste un ruolo cruciale per l’equilibrio dell’ecosistema marino. Nel corso del progetto, i monitoraggi con un veicolo automatico hanno permesso di monitorare 33 km di costa per l’Isola di Favignana e 15 km per Levanzo, con i droni invece sono state mappate le tre banquette più estese di Favignana, coprendo 436 metri di costa. L’attività di monitoraggio dell’ambiente costiero, spiega ISPRA, ha previsto anche il coinvolgimento diretto dei cittadini e dei turisti con l’installazione di appositi supporti per gli smartphone e l’acquisizione di foto da condividere nella community mondiale di citizen science ‘CoastSnap’.

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