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Goggia: “Dopo l’operazione ero disperata, ma non sono sotto le bombe a Gaza”

A 45 giorni dall'ultimo infortunio: "I primi 20 giorni sono stati devastanti. Uso la convalescenza per fare esami all'università"

Pubblicato:21-03-2024 16:31
Ultimo aggiornamento:21-03-2024 16:31

Sofia Goggia Alo Belluscio / Red Bull Content Pool
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ROMA – Sofia Goggia s’è rialzata. Per l’ennesima volta ha spaccato il muro dell’avvilimento, un infortunio dopo l’altro è diventata una routine persino questa. A 45 giorni dall’ultimo, dalle foto sui social di quella tibia maciullata, fa il punto in conferenza stampa. Dice che “i primi 20 giorni dopo l’operazione sono stati devastanti, sono stata malissimo fisicamente e mentalmente. Emotivamente ero disperata. E’ stata una sofferenza. Ho voluto aspettare gli esami di controllo prima di fare questa conferenza stampa”.

“Ho fatto gli esami la settimana scorsa – racconta la campionessa di sci – ed eccomi qui. In passato mi sono rotta delle ossa ma non avevo mai subito una frattura complicata come questa. Le premesse dell’intervento erano molto complicate, riuscire a costruirlo era difficile. L’intervento è riuscito perfettamente e questo è un ottimo punto di partenza. L’importante è andare con calma. La mia caviglia nonostante il taglio è molto bella e anche i dottori al controllo erano parecchio contenti. Mi sono rotta il pilone tibiale trasversalmente in più parti, un trauma da compressione e torsione fortissimo e si è frantumata la tibia in più parti. Ho una piastra a forma di ‘L’ che mi tiene la tibia ma essendo la frattura così bassa mi hanno fatto un taglio molto lungo per infilare la placca”.

Le chiedono dei tempi di recupero, che visti i precedenti al limite del miracolo, non sono mai scontati. “Quelli standard sono di sei mesi – risponde – Una volta saldato l’osso e se ho un fisico idoneo per sciare posso anche andare prima, spesso sono tornata prima, accorciando i tempi, cosa che non voglio fare ora ma non è detto che debba aspettare i canonici sei mesi. Fossi pronta a giugno anziché a luglio, non sarà tassativo aspettare oltre, ma è ancora presto per parlarne. Gli ultimi esami hanno dimostrato che si sta formando un callo osseo, tuttavia servirà pazienza per aver la sicurezza di stare bene”.


“Sto approfittando di questo tempo per portare avanti il mio percorso universitario, ho già dato due esami e ne ho in pancia altri quattro, forse cinque. Cerco di sfruttare il tempo in modo da portarmi avanti di studiare e di fare più esami possibile. Volevo studiare anche pianoforte, ma con la gamba era impossibile”.

“So che ci sono drammi ben peggiori ma per un atleta non c’è nulla di più difficile che dover affrontare infortunio. Ho pensato che al mondo c’erano drammi più gravi del mio. Non sono sotto le bombe di Gaza, ho cercato di buttare lo sguardo oltre dove ci sono contesti di sofferenza ben più gravi che la rottura di una gamba dalla quale di guarisce”.

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