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Sofia Goggia tra cadute e miracoli, gli infortuni dal 2007 ad oggi

Una lunga catena di infortuni seguita da una sorprendente sfilza di trionfi per Sofia Goggia

Pubblicato:05-02-2024 15:33
Ultimo aggiornamento:05-02-2024 15:33

Sofia Goggia Alo Belluscio / Red Bull Content Pool
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In copertina foto Alo Belluscio / Red Bull Content Pool

ROMA – Cadute e rinascite, infortuni e vittorie. Non necessariamente in quest’ordine. Sofia Goggia è l’araba fenice che risorge dalle nevi, altro che ceneri. E torna più forte di prima. L’Highlander che sovverte i pronostici e stupisce il mondo, compresi i medici. Quello di oggi a Ponte di Legno – con la frattura di tibia e malleolo tibiale della gamba destra – è solo l’ultimo di una lunga serie di infortuni subiti dalla campionessa bergamasca, che ha iniziato giovanissima a fare i conti con le difficoltà.

Il primo problema grave nel 2007, a nemmeno 15 anni: rottura del legamento crociato e del menisco esterno del ginocchio destro, problemi seguiti un anno dopo da un altro grave infortunio al menisco, sempre del ginocchio destro. Tanta paura nel febbraio 2011 ad Altenmarkt, quando Sofia riporta un infortunio muscolare ma soprattutto un trauma cranico. Tredici mesi più tardi, nel febbraio del 2012, di nuovo crociato e menisco del ginocchio destro, ancora una volta rotti. Neanche due anni dopo a Lake Louise, è il dicembre del 2013, l’elenco si allunga e si diversifica: stavolta tocca al ginocchio sinistro, sempre con il crociato e il menisco. Saltano i Giochi Olimpici di Sochi 2014.


Poi poco più di 5 anni di tregua, in cui Goggia emerge finalmente libera da interventi chirurgici, gessi, fasciature. Diventa campionessa olimpica di discesa a Pyeongchang 2018, in quella che diventa la perla più lucente della sua lunghissima carriera. Ma nell’ottobre dello stesso anno il destino è di nuovo in agguato: sul ghiacciaio di Hintertux, in Austria, la 31enne bergamasca cade in allenamento e si frattura il malleolo peroneale destro. Immaginarla al Mondiale sembra una follia, ma lei stupisce tutti e il 26 gennaio rientra a Garmisch prendendosi di forza e cuore l’argento iridato in superG.

Nel febbraio del 2020 – siamo ancora a Garmish – altra brutta caduta e conseguente frattura del radio del braccio sinistro. Passa un anno: il 31 gennaio 2021 si torna a fare i conti con il ginocchio destro. La diagnosi recita trauma distorsivo con frattura composta del piatto tibiale laterale, una sentenza dura da accettare a pochi giorni dal via dei Mondiali di Cortina di cui è anche testimonial, che l’avrebbero senza alcun dubbio eletta regina delle nevi, ancora una volta. Caduta e impresa, il binomio riesce ancora poche settimane prima della cerimonia di apertura di Pechino 2022, in cui lei dovrà sfilare da portabandiera. Il 23 gennaio Sofia cade e si procura un trauma distorsivo al ginocchio sinistro, con una lesione parziale del legamento crociato già operato nel 2013, una piccola frattura del perone e una sofferenza muscolo tendinea. Lo spettro del forfait olimpico si materializza, Goggia accusa il colpo (“Se questo è il piano di Dio per me, io altro non posso fare che spalancare le braccia, accoglierlo e accettarlo”) ma non si dà per vinta e inizia la corsa contro il tempo per recuperare. Rinuncia al ruolo di portabandiera per restare più a lungo in Italia e sottoporsi alle cure mediche, quindi parte per la Cina. Il resto – 23 giorni dopo – è storia, un argento olimpico che sa di miracolo.

Il 2022 non è ancora finito. C’è tempo per un nuovo infortunio e per una nuova impresa. Nel dicembre 2022 si rompe una mano nella prima discesa di St. Moritz (conclusa comunque al secondo posto). Lei urla dal dolore con la mano gonfia e sanguinante, decide di andare a Milano per farsi operare: placche e viti inserite nell’articolazione sinistra, il tutore con il bastoncino assicurato al guanto grazie al nastro adesivo. Il giorno dopo scende in pista, e vince. “Se scio come so, posso farcela – racconta quel giorno – Comunque è stata sicuramente più dura l’anno scorso recuperare per Pechino. Lì era una gamba qui una mano. Cosa vuoi che sia per una mano?“. Se la chiamano Sofia dei miracoli un motivo ci sarà.

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