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Povera Goggia! Finisce in copertina con due piedi sinistri

Miracoli del Photoshop usato male: su Sette "rimontano" la campionessa infortunata come in un esperimento di "Povere creature!"

Pubblicato:05-04-2024 18:40
Ultimo aggiornamento:06-04-2024 12:17

Goggia tagliata
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ROMA – “Ho paura di cadere, ma rischierò ancora”, dice tra virgolette sulla copertina di “Sette” Sofia Goggia. Un timore comprensibile: camminare con due piedi sinistri non è da tutti, figurarsi sciare. La foto ritrae la campionessa sotto un lenzuolo, abbracciata ad un cane. Probabilmente per coprire un esperimento di rimontaggio del corpo in stile “Povere Creature!”. Povera Goggia, a ben vedere: il piede destro è stato sostituito con un doppione del sinistro, probabilmente perché l’arto (che pure lei stessa aveva pubblicato sui social gonfio e cicatrizzato dopo l’ultima operazione alla tibia rotta) è ancora poco fotogenico.

Ma c’è dell’altro, in quel ritratto sulla prima del magazine del Corriere della Sera: il braccio destro si prolunga in modo innaturale sotto il folto pelo della – povera! – bestia, per rispuntare tanti, troppi, centimetri più su. Il volto è tagliato male, persino poco rassomigliante. Per sicurezza contiamo le zampe al cane, potrebbe averne sei come il famoso logo dell’Eni.

Sofia Goggia

La vera notizia è che la foto è firmata Massimo Sestini, una vera celebrità del fotogiornalismo. Uno che ha seguito in azione i reparti speciali, s’è attaccato agli elicotteri con un’imbracatura, s’è immerso per riprendere l’esplosione di ordigni sottomarini. E’ uscito sulle prime pagine di Stern, Paris Match, Time, Life, Newsweek, The New York Times, Herald Tribune, El Pais, Olà, Le Monde, Le Figaro, Hello, Sun, The Times . Sestini è l’autore delle foto dall’alto degli attentati a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino. A metà degli anni Ottanta ha fotografato Carlo d’Inghilterra a Recanati mentre dipinge un acquerello, e Licio Gelli a Ginevra appena costituitosi dopo la fuga in Argentina. Sono sue le immagini dell’attentato al Rapido 904. Ha vinto il World Press Photo nel 2015 per essere riuscito a riprendere dall’elicottero un barcone alla deriva con un carico di 500 migranti, poi tratti in salvo. Nel 2020 il New York Times ha incluso quello scatto tra i più rappresentativi dell’ultimo decennio. QUEL Massimo Sestini, insomma.


Altro che Kate e i suoi esperimenti con Photoshop. Sarà intervenuta, invadente e inopportuna, l’intelligenza artificiale. O, chissà, il dottor Godwin in persona.

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