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BARI – “Noi non ci faremo abbattere da nessuno”. È il commento degli attivisti del movimento No Tap alle 67 sentenze di condanna (con pene comprese tra i tre anni e i tre mesi) emesse oggi dal tribunale monocratico di Lecce per i disordini compiuti tra il 2017 e il 2019 in occasione dell’avvio dei lavori per la realizzazione del gasdotto Tap a Melendugno, in provincia di Lecce. Novantadue gli imputati in tre procedimenti diversi accusati a vario titolo, di violenza privata, deturpamento, danneggiamento e manifestazione non autorizzata.
“Le sentenze sono andate molto oltre le richieste del pubblico ministero, in parte ce l’aspettavamo perché le richieste dell’accusa erano ragionevolmente contenute”, commenta Francesco Calabro, avvocato del Movimento contrario all’opera che annuncia ricorso in appello. “Andiamo avanti e vediamo”, dice. “Dobbiamo predisporre l’appello anche in tempi abbastanza rapidi – continua – perché il giudice si è preso 15 giorni di tempo per scrivere le motivazioni di tre sentenze in processi con molte imputazioni. Credo – aggiunge il legale – ci siano argomenti perché il risultato cambi nei gradi successivi di giudizio”. Per Calabro “l’unico rammarico è vedere un termine così ristretto per il deposito delle motivazioni. Io ho discusso il processo tre anni fa e immaginare che una sentenza a carico di 46 imputati possa essere scritta in 15 giorni insieme ad altre due di quella complessità è difficile”.
“Sono condanne che pesano, che sento forte, perché l’impegno è stato tanto e si tratta per la maggior parte di persone che hanno agito convinti della bontà delle proprie ragioni”, conclude Elena Papalia, avvocata dei No Tap.
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