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Tg Ambiente, edizione del 16 gennaio 2024

Si parla di 'febbre dell'oceano', gestione rifiuti urbani e squali

Pubblicato:16-01-2024 16:36
Ultimo aggiornamento:16-01-2024 16:36
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ENEA E INGV: SALE ANCORA LA ‘FEBBRE DELL’OCEANO’

Sale ancora la ‘febbre dell’oceano’. Nel 2023 le temperature sono aumentate registrando un nuovo record nel riscaldamento delle acque, con aumento del contenuto termico, della stratificazione e della salinità. E’ quanto emerge da uno studio internazionale pubblicato sulla rivista ‘Advances in Atmospheric Science’ e condotto da un team internazionale di scienziati, per l’Italia Simona Simoncelli dell’INGV e Franco Reseghetti dell’ENEA. Nel 2023, la temperatura delle acque oceaniche, che ricoprono il 70% del pianeta e assorbono circa il 90% del calore causato dal riscaldamento globale, è aumentata di un valore compreso tra gli 8 e i 15 ZettaJoule rispetto al 2022 nello strato compreso tra 0 e 2000 metri di profondità. Per avere un’idea, 1 ZettaJoule equivale al doppio della quantità di energia che alimenta ogni anno l’economia mondiale. Oltre al riscaldamento generale delle acque, anomalie molto forti sono state riscontrate anche nelle temperature superficiali dell’oceano, con valori inaspettati riconducibili in questo caso, oltre che al riscaldamento globale, anche alle fluttuazioni termiche a breve termine dell’Oceano Pacifico dovute alla transizione dei fenomeni La Niña e El Niño, a partire da maggio 2023. A causa delle acque oceaniche più calde, calore e umidità in eccesso entrano nell’atmosfera a causa dell’evaporazione delle acque superficiali, rendendo le tempeste più violente, con piogge e venti più forti e, quindi, con un maggior rischio di inondazioni, anche sul territorio italiano. Il Mar Mediterraneo nel 2023 si è confermato il bacino che si scalda più velocemente tra quelli analizzati nello studio, raggiungendo il valore termico più elevato dall’inizio delle rilevazioni moderne.

CON ENEA PATRIMONIO EDILIZIO DIVENTA MINIERA URBANA

ENEA e Sapienza Università di Roma hanno messo a punto un’innovativa metodologia di analisi che permette di individuare e di quantificare tutti i materiali presenti in edifici vecchi o in disuso da reimpiegare in progetti di riqualificazione architettonica o per nuove costruzioni in un’ottica di economia circolare. La ricerca, condotta nell’ambito del progetto ES-PA dell’ENEA e pubblicata sulla rivista ‘Sustainable Chemistry and PharmacY’, ha dimostrano che oltre il 95% dei materiali da demolire possono essere riutilizzati per la riqualificazione della struttura stessa (35%) e per altri impieghi (60%), senza finire in discarica. La metodologia è stata applicata su uno dei tanti siti di archeologia industriale presenti in Italia (occupano il 3% del territorio per una superficie di 9 mila chilometri quadrati) e, nello specifico, a un progetto di recupero di un deposito degli autobus di 11 mila metri quadrati, costruito a Roma negli anni 30 e in disuso dal 2008. Dalle analisi preliminari è emerso che il deposito preso in considerazione ha circa 18mila m3 di materiali, in prevalenza cemento armato, per un peso complessivo di circa 35mila tonnellate e una quantità di carbonio incorporato di oltre 15mila tonnellate di CO2. Il progetto di riqualificazione architettonica, che rappresenta uno degli aspetti chiave della metodologia di ENEA-Sapienza, prevede la conservazione della struttura in cemento armato e il recupero quasi totale di alcuni materiali ed elementi strutturali (finestre con telaio in ferro e porte in legno).

ASSOAMBIENTE: SU GESTIONE RIFIUTI PIÙ LUCI CHE OMBRE

Nel 2022 la produzione di rifiuti urbani in Italia è diminuita: 29,1 milioni di tonnellate contro le 29,6 del 2021. Una contrazione dell’1,8% registrata in un anno di espansione economica con il Pil a +3,7% e i consumi finali delle famiglie a +6,1%. Il fenomeno riguarda praticamente tutte le Regioni e in particolar modo la Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. La raccolta differenziata è aumentata in percentuale (dal 64 % al 65,2%), ma si è ridotta in quantità assoluta (da 18,953 milioni di tonnellate a 18,930) con una contrazione soprattutto della frazione organica. L’Italia ha superato finalmente, con 10 anni di ritardo, l’obiettivo di raccolta differenziata del 65% prevista dalla legge al 2012. Questa l’analisi di Assoambiente sui nuovi dati forniti da ISPRA sulla gestione dei rifiuti urbani nel nostro Paese. Pur a fronte di una crescita della raccolta, l’Italia non ha superato ancora l’obiettivo del 50% di riciclo effettivo previsto dalla direttiva Europea al 2020 fermandosi al 49,2 %. La qualità dei materiali raccolti in forma differenziata quindi è peggiorata nel tempo, forse a causa di un po’ di stanchezza da parte dei cittadini cui le politiche ambientali stanno chiedendo continue modifiche di comportamento e per l’effetto del diffondersi del porta a porta, valuta Assoambiente. Sono quindi aumentati gli scarti del riciclo, passati da 4,6 milioni di tonnellate a 4,8. “E’ un quadro con più luci che ombre”, commenta Chicco Testa, presidente dell’associazione, “resta preoccupante l’aumento dell’export di rifiuti, il mancato aumento del tasso di incenerimento, il mancato raggiungimento dell’obiettivo relativo al tasso di riciclo effettivo, l’ancora elevato valore della circolazione infraregionale, l’alto tasso di conferimento in discarica”.


80 MILIONI SQUALI UCCISI DA PESCA OGNI ANNO, PROTEGGERLI

Secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science dall’Università canadese di Dalhousie, sempre più squali e razze sono vittime della pesca eccessiva. Mentre nel 2012 sono stati uccisi in media 76 milioni di animali ogni anno attraverso la pesca mirata o le catture accidentali, nel 2019 il numero è salito a 80 milioni, ovvero del 5%. Il WWF è allarmato da questi risultati. “Gli squali sono tra le specie animali più minacciate al mondo. Tuttavia, il numero di animali uccisi è aumentato notevolmente a causa della pesca intensiva. Abbiamo urgentemente bisogno di migliori controlli a mare e lungo la filiera e dobbiamo proteggere in particolare le aree importanti per gli squali come le zone di crescita e di riproduzione”, chiede Simone Niedermüller, esperta di squali per la WWF Mediterranean Marine Initiative. Gli squali svolgono un ruolo chiave nel mantenere l’equilibrio della rete alimentare marina e contribuiscono in modo importante al sequestro di CO2 negli oceani. Devono perciò essere tutelati e non dovrebbero essere consumati, soprattutto nei paesi occidentali la cui sicurezza alimentare non dipende da queste specie. Dato particolarmente drammatico che emerge dallo studio è che il 30% delle specie di squalo uccise sono minacciate. “I risultati dello studio mostrano chiaramente che le attuali misure di protezione non sono sufficientemente efficaci. Anche quando la pesca è vietata, spesso gli squali finiscono nelle reti o nei palangari come cattura accessoria e vengono poi ributtati in mare morti o morenti”, aggiunge Giulia Prato, Responsabile Mare del WWF Italia.

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