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M5s, base divisa sul ritorno di Di Battista e tra i parlamentari monta l’appello: ‘Grillo salvaci tu’

Nella base pentastellata la mossa del 'ritorno alle origini' non e' stata accolta con entusiasmo

Pubblicato:15-06-2020 13:11
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:29

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ROMA – C’e’ solo un modo per disinnescare il ‘big bang’ del M5s, partito con la sfida lanciata da Alessandro Di Battista al premier Giuseppe Conte. E cioe’ che sia il fondatore in persona, Beppe Grillo, a candidarsi per la guida del Movimento, almeno fino a quando questo non sara’ al sicuro, fuori dalle acque agitate di questa legislatura.

E’ l’ipotesi che prende sempre piu’ corpo tra le truppe parlamentari, favorevoli a una nuova investitura del fondatore. Ipotesi che ha il pregio di salvare governo e partito. “Solo cosi’ potrebbe esserci un ripensamento da parte dei ‘dibattistiani’. A Grillo nessuno e’ in grado di dire ‘no’. Nemmeno Alessandro”, spiega una fonte parlamentare alla Dire, chiedendo di non essere citata.

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L’idea e’ semplice: tenere l’assemblea, o gli stati generali che dir si voglia, nei modi che i partiti tradizionali chiamano ‘congresso a tesi’. Una competizione interna si’, ma senza vincitori e vinti, con documenti programmatici che segnano una sintesi imposta in parte dalla realta’ dei fatti, in parte dalle circostanze di comodo.

La cosa, nei calcoli dei proponenti, potrebbe andare a genio anche a Di Battista, che vedrebbe solo rinviato il momento in cui fare chiarezza prima del prossimo turno elettorale. In quel frangente, nell’imminenza di elezioni che si terranno con il proporzionale, la linea Conte e la linea Di Battista potrebbero confrontarsi senza conseguenze sull’esecutivo.

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Le ragioni di una tregua interna, piuttosto che di un’escalation, riguardano anche il clima interno al M5s. Nella base pentastellata la mossa del ‘ritorno alle origini’ non e’ stata accolta con entusiasmo. Basta leggersi i commenti ai due ultimi post di Di Battista (stamattina ribadisce le sue posizioni e annuncia che lottera’ per affermarle, chiama in causa la madre di tutte le riforme disattese: il conflitto di interessi).

Le parole dei militanti restituiscono lo spaccato di una situazione interna quanto piu’ possibile frammentata. Sono pochi i dibattistiani puri e duri, quelli come Salvatore Paternoster, che attendevano il suo ritorno: “Riprendi in mano questo movimento che e’ allo sbando. Bisogna cacciare tutti questi personaggi che hanno usato il movimento per i propri scopi personali”. Tanti invece quelli contrari, divisi a loro volta in due fazioni.

Da una parte i ‘contiani’, che a Di Battista rimproverano l’assenza “nel momento in cui il governo prova a far uscire l’Italia dalla crisi”. Scrive ad esempio Giuseppe Montesano: “Mi dispiace dirtelo, ma sembri un pugile suonato che barcolla sul ring. Con la testa sei rimasto all’opposizione, governare e’ ben altra cosa”. E Antonio D’Arpino, sarcastico, rincara: “Sinceramente Ale se te fossi stato al posto di Di Maio non avremmo governato nemmeno il regno della Ciociaria”.

E poi ci sono i delusi tout court, quelli che ormai dicono apertamente di non votare piu’ M5s. Cosi’ Gianmarco Campanelli: “E’ inutile, il movimento 5 sedie non lo recuperi piu’! Troppo Pd, troppa sete di potere”. E ancora, tra i commenti piu’ cliccati, quello di Renato: “La scatoletta l’avete aperta gustata e mangiata”.

Per i parlamentari che in queste ore accarezzano l’ipotesi di una pace guidata da Grillo, la formula avrebbe inoltre il pregio di non costringere il premier a schierarsi sotto il vessillo di partito, con l’ovvia fibrillazione che questo avrebbe sulla tenuta del governo. “A mia insaputa, io non ho partito”, ha risposto Giuseppe Conte quando gli hanno ricordato che i sondaggi danno al 14 per cento una formazione politica che faccia riferimento a lui.

E se un nuovo partito di Conte puo’ essere rubricato al massimo sotto la categoria dell’insaputismo, ancora piu’ velleitaria e rischiosa sarebbe ora la scalata di Conte ai Cinque Stelle, con l’ovvia conseguenza della disaffezione di una parte dei M5s – gli sconfitti – rispetto al governo. Insomma, quel congresso non s’ha da fare, ragionano nel M5s. Ma qualcosa che gli somigli si puo’ fare, per incoronare non un conte ma un re che e’ gia’ re.

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