ROMA – “Io sono qui non per interessi personali, per coltivare un mio partito e favorire amici e conoscenti, ma per questo servizio. Un incarico che ha assunto un rilievo gravoso per l’emergenza. Sarebbe folle dedicare anche solo un millesimo di energia a questi pensieri”. Così il premier Giuseppe Conte intervistato da La Stampa.
“Dobbiamo programmare un rilancio del Paese con riforme di ampio respiro da cui nascera’ poi il contenuto del Recovery plan nazionale: progetti d’investimento che chiederemo all’Europa di finanziare con il Recovery Fund”. Lo dice il premier Giuseppe Conte in un’intervista a La Stampa.
Il Piano sara’ presentato “a settembre. Ma non possiamo ridurci all’ultimo per non perdere i fondi europei: se non ci mettiamo subito all’opera rischiamo di compilare un po’ di documenti all’ultimo senza una reale prospettiva di tradursi in investimenti finanziati con fondi europei”. Conte ha aggiunto: “Stiamo lavorando al piano coi ministri, ora lo vogliamo condividere con le parti sociali e le forze migliori del Paese. Abbiamo una grande responsabilita’ che non sara’ offerta ad altri governi: un tesoretto che dobbiamo spendere con uno sforzo”.
Conte ha anticipato inoltre alcune opere che saranno sicuramente realizzate: “Un obiettivo concreto e’ la Roma-Pescara: e’ impensabile viaggiare in 4 ore quando in auto ci vogliono al massimo due ore. E poi la Roma-Ancona. Dobbiamo fare la doppia linea per il Sud, l’Adriatica da Pescara. E bisogna potenziare la rete ferroviaria in Sicilia. Molti progetti sono gia’ in cantiere, come l’Alta velocita’ Milano-Venezia. A me piacerebbe molto anche la Jonica, da Reggio Calabria a Taranto: dobbiamo progettare una rete ferroviaria pubblica anche se non c’e’ convenienza dal punto di vista della remunerazione”.
“La questione” del Ponte sullo Stretto di Messina, “si porra’ se e quando avremo completato le infrastrutture in Calabria e in Sicilia. Io sono favorevole a tutto cio’ che e’ ragionevole economicamente e fa il bene del Paese. Parlarne oggi e’ una fuga in avanti; domani di fronte a infrastrutture pronte diventa una necessita’ ragionarci”, conclude.
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