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“No Bologna città 30”, il centrodestra vuole il referendum: partono i lavori del comitato

Tutto il centrodestra al lavoro per sbaragliare la 'città 30' che diventa ufficiale domani, martedì 16 gennaio. "La cittadinanza è contraria a questa misura": oggi presentato il comitato referendario, a breve partirà la raccolta firme

Pubblicato:15-01-2024 13:42
Ultimo aggiornamento:15-01-2024 14:05
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no bologna città 30
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BOLOGNA – Nasce il comitato referendario sulla Città 30, appoggiato da tutto il centrodestra bolognese e aperto alle realtà cittadine contrarie al passaggio ai 30 chilometri all’ora. Gli esperti di Fratelli d’Italia sono già al lavoro per elaborare il quesito da sottoporre ai garanti comunali: una volta ottenuto l’ok sulla domanda da inserire nella scheda (i garanti hanno un mese di tempo a partire dalla presentazione del quesito), partirà la fase della raccolta firme, che sono 9.000 in tre mesi. La speranza, tenuto conto di queste scadenze, è di portare i bolognesi al voto entro la fine della primavera.

“IL SINDACO IN REALTÀ HA PAURA”

Il ‘lancio’ del comitato, che sarà “civico”, è avvenuto stamane in Comune durante una conferenza stampa convocata da Fdi e tenuta insieme agli altri partiti del centrodestra. Da domani partirà anche la pagina Facebook “No Bologna Città 30” insieme ad una mail per raccogliere le adesioni. Per il senatore Fdi Marco Lisei “è una battaglia della città, invitiamo tutti quelli che si sono mossi in questi mesi per chiedere una consultazione sull’argomento di entrare a far parte del comitato. C’è una forte mobilitazione”. “Vogliamo fare quello che il sindaco non ha voluto fare fino ad oggi”, afferma il capogruppo Fdi in Comune Stefano Cavedagna, mentre il leghista Matteo Di Benedetto lancia la sfida all’amministrazione: “Se Lepore è così convinto la maggioranza dei bolognesi siano d’accordo con lui non dovrebbe aver problemi a tenere un referendum. Ma in realtà ha paura”.

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“ABBIAMO CON NOI TANTA GENTE, I CITTADINI NON VOGLIONO QUESTA MISURA”

“Siamo tutti insieme e sappiamo di rappresentare una grande fetta della città”, aggiunge il forzista Nicola Stanzani, che fa un passo in più: “Spero che a questo comitato aderisca anche il Pd, che dovrebbe essere il primo soggetto interessato a consultate i cittadini su questo provvedimento”. Per la civica Samuela Quercioli “oggi si passa dalle parole ai fatti. La cittadinanza è contraria a questa misura. Lo dimostra la petizione proposto nei giorni scorsi dalla ragazza di Monte San Pietro che ha ottenuto 28.000 firme in tre giorni su Change.org”.

“SPERIAMO CHE LEPORE ASCOLTI LA VOLONTÀ DEI CITTADINI”

“Nessuna obiezione sulle zone 30 per garantire la sicurezza, ma questo progetto va in tutt’altra direzione”, afferma da parte sua l’ex Lega Francesca Scarano. All’obiezione che il referendum non sia risolutivo, visto che spesso le amministrazioni non si sono uniformate al responso delle urne (ultimo caso in ordine di tempo quello delle scuole paritarie), risponde indirettamente Francesco Sassone, altro esponente Fdi. A Lepore, dice, “andrebbe chiesto di prendere un impegno preciso fin da ora, di dare corso alla volontà dei cittadini”.

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QUASI 30.000 FIRME SU CHANGE PER REFERENDUM SU CITTÀ 30

Quasi 30.000 firme in una settimana per chiedere al sindaco di Bologna, Matteo Lepore, di promuovere un referendum che consenta ai cittadini di esprimersi sul progetto Città 30. Mentre proprio oggi i partiti di centrodestra hanno presentato un comitato che ha lo scopo di ottenere la consultazione, a toccare quota 28.893 adesioni è intanto la petizione lanciata da Guendalina Furini lo scorso 9 gennaio: un successo testimoniato anche dal fatto che è lo stesso staff di Change.org, la piattaforma che ospita la raccolta firme, a segnalare con una nota il risultato raggiunto finora.
“Nonostante le intenzioni positive della riduzione del limite di velocità, come migliorare la sicurezza stradale- è un passaggio dell’appello- ciò non tiene conto delle esigenze effettive dei cittadini di Bologna ma anche di chi abita nei dintorni”.

FORZA ITALIA: “COINVOLGERE MAGGIORANZA NEL REFERENDUM SULLA CITTÀ 30”

Alla vigilia della piena entrata della Città 30 a Bologna, Fi si appella alle altre forze politiche di opposizione e alle altre realtà contrarie al progetto per fare fronte comune ed evitare di muoversi “in ordine sparso” prevedendo, al contrario, “iniziative congiunte”: compresa la strada del referendum che, scommettono i forzisti, potrebbe coinvolgere anche pezzi della maggioranza. Ad intervenire con una nota sono il coordinatore cittadino Lanfranco Massari e la vicecoordinatrice Annamaria Cesari. “La Giunta, con ottusa e ostinata pervicacia- attaccano i forzisti- vuol procedere con l’applicazione della delibera Città 30 che impone il limite di velocità dei 30 chilometri orari su quasi tutte le strade cittadine. L’amministrazione non si ferma neppure di fronte al moltiplicarsi dei dissensi e alle proteste che provengono da buona parte della città, gruppi di cittadini organizzati, associazioni imprenditoriali preoccupate dei riflessi negativi sulle attività economiche, operatori del trasporto pubblico locale. Fi, sensibile e attenta a tali manifestazioni di dissenso verso le scelte del Comune, vicina alle realtà che si mobilitano e chiedono modifiche alla delibera, sostiene le legittime azioni di contrasto. Tra queste, quella del referendum popolare per chiedere la revoca della delibera di Giunta”.

Fatte queste premesse, “Fi ritiene necessario che le forze politiche di opposizione in Consiglio comunale agiscano assieme, non in ordine sparso- dichiarano Massari e Cesari- e, al tempo stesso, propone a tutte le forze politiche e sociali bolognesi che rappresentano cittadini ed operatori e hanno a cuore il futuro di Bologna di condividere iniziative congiunte. L’auspicio è che il comitato di promozione del referendum che si sta formando possa contenere non solo chi in Consiglio comunale siede nei banchi delle opposizioni, ma anche chi tra la maggioranza sente di dover rimettere la scelta che riguarda la vita quotidiana dell’intera comunità nelle mani dei cittadini”.
È necessario “collaborare a fianco di coloro che in queste settimane stanno dicendo no alla Città 30 e a tutti quelli che si uniranno al dissenso a questa scelta contro chi vive la città- concludono Massari e Cesari- e contribuire al bene comune senza preconcetti, prescindendo da secondi fini di parte”.

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