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Forza Italia prova a bloccare Bologna città 30, appello al Quirinale: “Avvocato gratis a chi prende multe”

Forza Italia tenta di fermare Bologna città 30 con un ricorso straordinario al presidente della Repubblica e promette assistenza legale gratuita, a partire da gennaio, in caso di multe legata alla velocità dei 30 chilometri orari

Pubblicato:06-11-2023 15:49
Ultimo aggiornamento:06-11-2023 16:37
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LEPORE_bologna3
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BOLOGNA – Come promesso negli scorsi mesi, Fi ha depositato un ricorso straordinario al presidente della Repubblica contro l’istituzione della Città 30 a Bologna. Il documento “è stato presentato il 30 ottobre e quindi è già pendente. Adesso raccoglieremo le firme dei cittadini a sostegno da qui a prima di Natale”, annuncia in conferenza stampa il coordinatore cittadino Angelo Scavone.

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“BOLOGNA CITTÀ 30 DOVEVA PASSARE PER IL CONSIGLIO COMUNALE”

Tra i sottoscrittori del ricorso, curato dallo stesso Scavone in qualità di legale, compaiono Alberto Zanni, Costanza Bendinelli e Giovanni Crociani. Al centro dell’interpellanza c’è una contestazione di “incompetenza ed eccesso di potere”, perché l’istituzione della Città 30 è contenuta in una delibera di Giunta non passata per il Consiglio comunale. Quando invece la normativa “è chiarissima nel prevedere che una modifica delle regole del traffico concernente l’intero centro abitato debba essere disposta intervenendo, con delibera del Consiglio- si legge nel ricorso- sul piano generale, mentre attraverso un intervento sul piano particolareggiato, rimesso alla competenza del Giunta, si può solo intervenire su porzioni specifiche e circoscritte del territorio”. Per competenza il ricorso è stato indirizzato al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti: quindi, segnala Scavone, sul tema “sensibilizzeremo il viceministro Galeazzo Bignami” di Fdi, perché avrà “un ruolo determinante nell’istruttoria”.


“DAREMO ASSISTENZA GRATUITA A CHI VORRÀ IMPUGNARE LE MULTE”

L’obiettivo “non è uno scontro di civiltà con il sindaco Matteo Lepore ma convincerlo a ritirare la delibera“, continua il forzista, sottolineando che su questo fronte “non siamo isolati”: Scavone richiama in particolare le dichiarazioni sulla Città 30 fatte dall’assessore regionale Mauro Felicori di Iv e si appella agli altri partiti di opposizione affinché collaborino alla raccolta firme. “Il sindaco deve parlare con le forze politiche e le categorie economiche e non andare avanti come un treno su un modello di traffico Hanoi: tutti in bici e a piedi”, insiste Scavone, auspicando un “ravvedimento operoso” di Lepore. Altrimenti, oltre al ricorso al Quirinale, Fi è pronta a dare assistenza gratuita agli automobilisti che dall’1 gennaio volessero impugnare le multe per le violazioni ai limiti della Città 30. Intanto “abbiamo chiesto il parere dei nostri iscritti- riferisce Zanni, presidente di Confabitare- e il risultato è chiaro: 92% boccia la proposta della Città 30”. Del resto, in parte della città “il limite ai 30 c’è già ma non lo osserva quasi nessuno a dimostrazione- è il ragionamento di Zanni- che i cittadini non lo vogliono”.

GLI ALTRI PROBLEMI DI BOLOGNA, A PARTIRE DALLA TORRE

Ma la Città 30 è solo uno dei nervi scoperti, sottolinea Scavone citando lo stop ai voli di notte, i disagi per tram e Passante, la pedonalizzazione sotto la Garisenda: tutte misure “frutto di un ambientalismo da salotto che non è sensibile ai temi veri di una Bologna che produce, che lavora e che noi vogliamo difendere”. L’affaire Garisenda, in particolare, è “il simbolo del fallimento decennale della politica delle infrastrutture del Comune“, attacca Scavone, proponendo che il Consiglio comunale straordinario che sarà convocato sul tema dev’essere l’occasione per l’apertura di una discussione modello “stati generali” che dovrebbe “sfornare un nuovo Piano generale del traffico, da discutere poi in Consiglio”. Una città senza auto “è una città pulita dal traffico ma se l’amministrazione poi non la sa governare finisce tutto come in via Petroni e in piazza Verdi”, dichiara il consigliere comunale Nicola Stanzani, puntando il dito contro quella “ideologia ambientalista di cui l’amministrazione è portavoce a livello mondiale”.

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