NEWS:

VIDEO | A Pescara ristoratori in piazza per dire “no” alle misure dell’Inail

"Stessi costi, un quinto di incasso. Ripartiamo, ma perché dobbiamo"

Pubblicato:14-05-2020 14:15
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:19

FacebookLinkedIn

https://vimeo.com/418476332

PESCARA – “Le regole che ci ha dato l’Inail sono inapplicabili. La maggior parte delle attivita’ sono di 50/60 metri quadrati. Capite bene che se dobbiamo rispettare le distanze, invece di 40-50 persone ci i troveremmo ad averne 10-12, con gli stessi costi e una possibilita’ di guadagno di un quarto o un quinto”. Cosi’ all’agenzia Dire Cristian Summa, membro del direttivo della Fipe-Confcommercio Pescara, che stamattina ha organizzato una manifestazione in piazza Salotto per denunciare come, con le regole attuali imposte dall’Inail per ristoranti e bar, il 60% delle attivita’ potrebbe non ripartire.
Tra le mani un cartello, “meno restrizioni, piu’ responsabilizzazione di clienti e operatori” e nelle intenzioni “la voglia di tornare alla normalita’ che c’e’, ma siamo stanchi.

LEGGI ANCHE: In Abruzzo possibile ‘concessione eccezionale’ delle spiagge libere a balneatori e albergatori


Spiagge, un ombrellone ogni 10 metri: il percorso di Marche, Emilia-R. e Abruzzo

La Fase 2 secondo i grandi chef del Lazio: “Pagheremo cara questa crisi”

Pescara e’ stata una delle citta’ piu’ ricettive nell’emergenza pandemia. Siamo stati disciplinati. “La verita’- aggiunge Summa- e’ che la nostra volonta’ e’ quella di tornare a lavorare nel rispetto delle regole che vanno condivise con noi”. Summa ha poi sottolineato come “grazie alle nostre battaglie siamo riusciti ad ottenere l’occupazione gratuita del suolo pubblico, cosa su cui si sta muovendo anche il Comune, ma il nostro progetto e’ piu’ a lungo respiro. Come ci si regolera’ nei mesi prossimi o se dovesse piovere? E’ bene- aggiunge il ristoratore pescarese- che vengano ascoltati anche i nostri provvedimenti. L’Emilia Romagna ha gia’ preso una posizione forte e in Abruzzo si discute la stessa possibilita’. Noi vogliamo lavorare visto che ad oggi l’80% delle attivita’ non ha ricevuto un euro nonostante tre decreti del Governo nazionale”. Le linee tracciate dall’Inail, ribadisce, “ci creano un problema. Noi saremo pronti a ripartire anche oggi, ma non vogliamo avere la responsabilita’ penale se un dipendente dovesse contagiarsi. Vorrebbe dire darci una colpa che non puo’ essere riferita a noi”. Il 18 si riparte e “non vorremmo farlo a queste condizioni- conclude Summa- ma siamo imprenditori e lo faremo”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it