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VIDEO | Per il ‘revenge porn’ un reato ad hoc e pene fino a 6 anni

Enrico Aimi, avvocato penalista e senatore di Forza Italia, è il primo firmatario della proposta di legge contro la 'vendetta pornografica'

Pubblicato:12-03-2019 14:34
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:13
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ROMA – “Gente distrutta da un click. Il revenge porn è un episodio odioso, una prigionia terribile”. Lo dice il senatore di Forza Italia Enrico Aimi presentando nella sala Caduti di Nassirya del Senato il progetto di legge da lui promosso per l’introduzione di un reato nel codice penale contro la diffusione di immagini di carattere sessuale, via web e non solo.  

“Nel nostro ordinamento- ha ricordato il senatore- ancora non c’è una norma ad hoc” su un fenomeno che invece “sconvolge la vita di persone che ne rimangono vittima”. Il senatore ha ricordato come caso emblematico quello di “Tiziana Cantone che il 13 settembre del 2016 si uccise a 31 anni” a causa della diffusione ad opera del suo ex di immagini che la ritraevano in intimità.

A presentare il progetto di legge anche Daniele Aiello, dei giovani di Bologna di Forza Italia, che si è fatto portavoce dell’iniziativa presso il Parlamento nazionale; il senatore Andrea Cangini, capogruppo della Commissione cultura e il responsabile nazionale dei giovani di Forza Italia, Stefano Cavedagna.


“Abbiamo pensato di collocare il reato di revenge porn- ha spiegato il senatore Aimi- all’articolo 612 ter. L’articolo è quello relativo alla minaccia, mentre il 612 bis è quello dello stalking. Con questo disegno di legge potremo, anche se sarà difficile garantire effettivamente il diritto all’oblio, diffondere l’idea che la pubblicazione di foto e filmati intimi è rischiosa e si passera’ dalla sanzione amministrativa al penale”. 

Ed ecco altri tre aspetti ‘tecnici’ che connoteranno il progetto di legge: “Si potrà procedere al sequestro delle immagini grazie alla polizia postale che verrà attivata dalla Procura della Repubblica presso i tribunali del luogo di residenza della vittima- ha spiegato sempre Aimi- si potrà presentare querela fino a 6 mesi (contrariamente ai 90 giorni canonici) e la revisione della stessa potrà avvenire solo in via giudiziaria, cioe’ con la presenza davanti al giudice, per scongiurare il rischio di intimidazioni”.

Il tema del revenge porn e della diffusione di ‘scatti intimi’ tocca i diritti individuali, la violenza, non necessariamente di genere, la “cultura dei giovani- come ha ricordato il senatore Cangini- ma anche i veri poteri forti che sono i giganti del web. Ho letto su ‘Il Foglio’ e non so se sia vero- ha dichiarato sempre Cangini- che l’avvocato che difendeva Facebook nella causa Cantone è stato chiamato da Di Maio come consulente giuridico a Palazzo Chigi. Del resto i grillini hanno un atteggiamento servile verso il web: dalle chiusure domenicali per avvantaggiare Amazon; all’offensiva all’editoria tradizionale in favore dei social, al tema del diritto d’autore”. 

Ad oggi “34 stati degli USA, Israele, e in Europa, Germania e Gran Bretagna, hanno una legislazione sul revenge porn” ha ricordato Daniele Aiello, dei giovani di Bologna di Forza Italia e “trovo assurdo che in Italia non sia reato. E’ un tema molto sentito tra i giovani”. E alla legge bisogna accompagnare “un’educazione al rispetto della propria immagine- secondo Stefano Cavedagna, responsabile nazionale giovani di Forza Italia, che ha ricordato come questo reato colpisca a piu’ livelli il piano personale. “Anche il ministro degli Interni, Matteo Salvini, ha vissuto qualcosa di simile, quando è stata pubblicata una foto privata per la fine della sua relazione con una show girl”. 

Il progetto di legge viene presentato oggi pomeriggio. “E’ molto completo- ha sottolineato ancora il promotore Enrico Aimi- ma non escluderemo ogni possibilità migliorativa”. Il fenomeno via web è vasto. “Abbiamo anche le spy cam, il diritto all’oblio rimane scritto nelle nuvole”, ma intanto “si potrà attivare la polizia postale e passare al penale”. 

Tiziana Cantone, la cui storia ha attraversato la presentazione di questo progetto di legge aveva deciso di cambiare città ed identita’” come ha ricordato Stefano Cavedagna- ma poi “la gente la riconosceva per strada e alla fine non ce l’ha fatta”.

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