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Alla ‘Dire’ si parla di sport, donne e media: corso a Roma il 14 gennaio

Il corso di formazione è promosso dall'associazione delle Giornaliste Unite Libere Autonome in collaborazione con DireDonne ed è riconosciuto dall'Ordine dei Giornalisti

Pubblicato:08-01-2020 14:10
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:49

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ROMA – Dare spazio alle atlete, alle tifose e alle croniste, per combattere lo stereotipo, ancora diffuso, che lo sport sia “roba da uomini”. È dall’obiettivo del manifesto ‘Media Donne Sport: idee guida per una diversa informazione‘ – lanciato da Giulia Giornaliste e Uisp (Unione Italiana Sport per Tutti) nel maggio 2019 in vista dei Mondiali di calcio femminile in Francia – che martedì 14 gennaio si partirà per riflettere su questo tema in un corso di formazione promosso dall’associazione delle Giornaliste Unite Libere Autonome in collaborazione con DireDonne e riconosciuto dall’Ordine dei Giornalisti. Il corso si terrà nella sede nazionale dell’agenzia di stampa Dire, a Roma, dalle 10 alle 14.

“Ci si occupa sempre dell’informazione cosiddetta ‘alta’, delle ministre, delle presidenti, si ragiona sul linguaggio che si usa nei media in politica e in economia- spiega alla Dire la presidente di Giulia Giornaliste, Silvia Garambois– In realtà, una delle parti più lette, diffuse e seguite, è quella dello sport, su cui c’è sempre un’eccessiva distrazione, fino a quando non si scopre che ci sono atti di razzismo violento o discriminazioni insopportabili. La lettura e l’ascolto della cronaca sportiva dà il senso dell’inadeguatezza con cui si racconta lo sport al femminile”.

Uno dei problemi “è il linguaggio rivolto al maschile. Bisogna stare attenti a non discriminare. Non può essere, per esempio, che quando vince una campionessa si va a vedere se è bella, di chi è l’amante o quanto l’ha aiutata nell’allenamento il marito”. “Quello che si chiede è buon giornalismo e lo vogliamo fare con forza in vista di un altro appuntamento fondamentale: le Olimpiadi di Tokyo 2020- chiarisce la presidente di Giulia- Per questo siamo intervenute con il manifesto” (inserito nell’omonimo manuale di Giulia, ndr), che conta sul patrocinio e l’adesione di: Ordine dei Giornalisti e Ordine dei Giornalisti del Lazio; Federazione Nazionale Stampa Italiana con la sua Commissione Pari Opportunità; Unione Cattolica della Stampa Italiana; Usigrai e Cpo Usigrai; Unione Stampa Sportiva Italiana; Associazione Italiana Calciatori, Associazione Nazionale Atlete-Assist; Gio-Osservatorio Interuniversitario di Genere.


“Fare questo tipo di corsi- riprende Garambois- significa imparare a riflettere insieme”. E provare a sollecitare tra i giornalisti “un salto di qualità: il dubbio. Quando si prendono appunti nello sport al femminile- suggerisce- bisogna farsi venire il dubbio sul linguaggio che si sta usando, chiedendosi se sia quello corretto. Per questo, dopo una mia introduzione, il 14 gennaio approfondiremo il tema con delle esperte”.

In particolare, interverranno: la giornalista sportiva Mara Cinquepalmi, “che farà una panoramica sui dati dello sport al femminile”; Laura Moschini, docente dell’università Roma Tre, “che ha realizzato un’analisi sul linguaggio utilizzato nei giornali e su come sarebbe opportuno scrivere”; Manuela Claysset, di Uisp, “che illustrerà la Carta europea dei diritti delle donne nello sport”. Previsti, poi, i saluti della presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, Paola Spadari, e la testimonianza dell’atleta Marta Pagnini, nella Squadra Nazionale di Ginnastica Ritmica dal 2011 al 2016, anno in cui si è ritirata dall’attività agonistica.

Ci piacerebbe tanto che nelle redazioni ci fossero più donne ad occuparsi di sport– confessa Garambois- troppo spesso i giornali sportivi sono enclave per soli uomini. Non basta una brava presentatrice in tv per dare l’impronta. Nel settore ci sono brave giornaliste che devono essere valorizzate”, perchè, “come hanno dimostrato ai Mondiali di calcio femminile, sanno dare un’impronta nuova al racconto dello sport. Continueremo a lavorare sul tema- conclude la presidente di Giulia- anche per fare in modo che tutto ciò che riguarda i diritti delle atlete, le discriminazioni, e il gap rispetto agli uomini, esca dalle pagine dello sport e venga ospitato anche nel primo sfoglio del giornale”.

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