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Torture, violenze e pestaggi nel carcere di Bari: ci sono 15 indagati

Arrestati tre agenti della polizia penitenziaria: lo scorso 27 aprile avrebbero colpito con calci e schiaffi un detenuto

Pubblicato:09-11-2022 13:42
Ultimo aggiornamento:09-11-2022 20:39

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BARI – Calci e schiaffi a un detenuto, una violenza che è durata quattro minuti. Per la procura si tratta di tortura. I magistrati di Bari indagano su un presunto caso di pestaggio avvenuto all’interno del penitenziario del capoluogo pugliese. Tre agenti della penitenziaria sono stati arrestati con l’accusa di tortura in concorso e sono finiti ai arresti domiciliari, mentre altri sei poliziotti sono stati temporaneamente sospesi.

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Il blitz è scattato questa mattina all’alba, quando personale della sezione di polizia giudiziaria dell’aliquota dei carabinieri della procura di Bari ha dato esecuzione a un’ordinanza emessa dal gip del tribunale di Bari. Sono complessivamente 15 le persone indagate.


CALCI E SCHIAFFI A UN DETENUTO CON PROBLEMI PSICHICI

Le indagini, partite dopo una segnalazione della direzione e del comando della polizia penitenziaria di Bari, riguardano fatti avvenuti all’interno del penitenziario il 27 aprile scorso: agenti avrebbero usato violenza nei confronti di un detenuto di 41 anni affetto da patologie psichiatriche.

Le presunte torture sarebbero state inflitte per circa quattro minuti. Durante il trasferimento dalla cella di detenzione in medicheria, gli indagati avrebbero colpito la vittima con calci e schiaffi per poi cercare di bloccarla sul pavimento. I magistrati ritengono che gli indagati abbiano agito con “crudeltà”, sottoponendo la vittima a un trattamento “inumano e degradante”.

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La procura ritiene che si sia stata anche una “partecipazione omissiva” di altri agenti, che “presenziavano agli atti di violenza senza impedirli”. Nonostante le violenze subite, non sono state segnate lesioni sul detenuto, ricoverato nell’infermeria della casa circondariale di Bari immediatamente dopo il pestaggio. La procura fa sapere che nel corso dell’intera indagine è stata “costante la collaborazione offerta da parte della direzione dell’istituto di pena e del comando della polizia penitenziaria”.

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