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Littizzetto a Nordio: “Basta suicidi in carcere”. E Salvini diventa il “barbaro col mojito”

La lettera di Luciana Littizzetto sulle carceri, "il tema più impopolare che c'è in questo paese". E al ministro Nordio dice: "Tu che devi dividerti tra Meloni e Salvini, tra il presidente de noartri e il barbaro col mojito, hai tutta la mia solidarietà umana"

Pubblicato:18-03-2024 13:12
Ultimo aggiornamento:18-03-2024 18:46

luciana littizzetto che tempo che fa
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BOLOGNA – Una situazione che ormai è “una crisi umanitaria“, a cui bisogna porre al più presto un rimedio. Perchè se è vero che “in carcere ci vanno i cattivi“, è anche vero che “un detenuto è un problema di tutta la società“. E che il carcere dovrebbe essere “un posto dove costruire chiavi per permettere a quante più persone possibili di uscire e trovare altre strade”, non un posto dove “stipare mele marce” e “buttare le chiavi”. E non è accettabile che dall’inizio dell’anno ci siano già stati 26 suicidi di detenuti, uno ogni tre giorni, e altri tre all’interno del personale della Polizia penitenziaria. L’appello, diretto al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è arrivata ieri sera da Luciana Littizzetto in chiusura della puntata di Che tempo che fa, nel consueto spazio in cui la conduttrice legge una lunga lettera legata a temi di attualità. Appellandosi a Nordio con svariate frecciate di ironia (“Tu che siedi dietro una scrivania che è passata da Togliatti a Bonafede, senza cadere in depressione”, ma anche “Tu che devi dividerti tra Meloni e Salvini, tra il presidente de noartri e il barbaro col mojito, hai tutta la mia solidarietà umana” e infine “Tu che hai due gatti rossi, Rufus e Romeo Leonetto. E come posso voler male a un uomo che chiama un gatto Romeo Leonetto?”), Lizzittezzo va dritta al dunque: “Stasera voglio parlarti di carcere, il tema più impopolare che ci sia un questo paese. Se io ti proponessi, ministro, facciamo un bel dibattito sull’uso delle nacchere nella musica calabrese riempiremmo i palazzetti. Ma solo a sentire la parola carcere il cervello della gente si affloscia”.

26 SUICIDI IN TRE MESI, UNO OGNI TRE GIORNI

Littizzetto passa quindi a raccontare i numeri dell’emergenza carceri: “Questa settimana un altro ragazzo si è tolto la vita, sono già 26 i suicidi nei primi 72 giorni di questo 2024, uno ogni tre giorni, i dati più alti di sempre. Ma in carcere non muoiono solo i detenuti, ma anche i dipendenti del corpo di Polizia pentenziaria. Sono tre dall’inizio dell’anno e questo perchè non si muore solo in carcere, si muore anche di carcere. Ma pare che non gliene freghi una beata toga a nessuno”. È il sistema carcerario attuale a essere sbagliato, è la tesi di Littizzetto, e deve essere fatto qualcosa per cambiarlo. I tassi di recidiva lo dimostrano: la recidiva è al 76%, ma dove si impara un lavoro scende al 2%. Ecco, dunque, la chiave di volta: dare la possibilità di cambiare.

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“QUALCOSA SI DEVE FARE, NON SI POSSONO STIPARE LE MELE MARCE E DIMENTICARLE”

“Questa è una vera crisi umanitaria- prosegue Littizzetto- non ho una soluzione, ma so che qualcosa si deve fare. È vero che in carcere ci vanno i cattivi, quelli che hanno sbagliato, quelLi che hanno fatto del male e devono pagare per fare giustizia alle vittime della loro prepotenza e violenza, giusto così, tutti noi vogliamo tonare a casa tranquilli e non vivere come dentro i guerrireri della notte. Però non basta stipare le mele marce e poi dimenticarsene, ce ne siamo già dimenticati prima, e forse per questo sono finiti così”. E ancora: “Un detenuto è un problema di tutta la società, non solo di quelli che in carcere ci lavorano, e non sono una buonista, al contrario sono egoista, perchè un ambiente carcerario senza dignità, affollato, con 10 mila detenuti in più rispetto ai posti letto, con direttori che cambiano di continuo, con carenza di personale qualificato e senza prospettive di reinserimento non crea più sicurezza ma più insicurezza per tutti“.

“IL LAVORO SALVA E FA CROLLARE LA RECIDIVA”

“Chiediamo ai detenuti di cambiare, ma cosa abbiamo fatto noi in questi anni per cambiare il sistema carcerario? Vogliamo riabilitare le persone e poi non muoviamo un dito. Siamo degli ipocriti”. A questo punto Littizzetto lancia il tema della funzione di rieducazione che dovrebbe avere la pena. “L’articlo 27 della Costituzione dice che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Se rinunciamo alla speranza che le persona possano cambiare, rinunciamo al futuro”. E il tasso di recidiva che è quasi al 70% la dice lunga: “Dimostra quanto sia inutile il nostro attuale sistema. Chi esce di galera prima o poi finisce per tornarci”. Ma c’è un ma: “Il tasso di recidiva crolla al 2% per chi in carcere ha imparato un lavoro. Se la prigione ti offre una possibilità di cambiare, quindi, sei salvo. Allora lavoro, Nordio, non abbandono, ozio, annientamento e morte”. Littizzetto cita pure Don Gallo, come persona che aveva avuto un’intuizione sull’importanza del lavoro in carcere (“Sarebbe stato bello vedere la fiction su di lui, peccato che la Rai l’abbia cancellata”). E al ministro in conclusione dice: “Ora ti saluto Nordio, ti do del tu perchè vorrei sentirti più vicino. So che ti trovi davanti un compito immane, rendere moderne e umane le nostre carceri, aiutaci a ricordare che chi va in carcere ha sbagliato, ma non è sbagliato“.

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