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NAPOLI – È iniziato, nell’aula bunker del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il processo relativo alle presunte torture avvenute nell’istituto penitenziario della provincia di Caserta durante l’emergenza pandemica. Sono 105 gli imputati, tra cui poliziotti penitenziari e funzionari del Dap, accusati di diversi reati, tra cui torture, maltrattamenti e lesioni personali pluriaggravate.
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Si svolge oggi la prima udienza del processo (denominato “Mazzarano più altri”) relativo ai fatti avvenuti il 6 aprile 2020 a Santa Maria Capua Vetere, mentre il Paese faceva i conti con le restrizioni introdotte per frenare l’avanzata del Covid e nelle carceri si svolgevano proteste che hanno interessato i penitenziari di tutto il Paese.
I Pm sostengono che quel giorno numerosi detenuti subirono violenze e torture, un’azione di risposta contro le proteste dei reclusi avvenute in pieno lockdown. Il processo è orientato a fare luce sulle ‘perquisizioni’ degli agenti in alcune aree dell’istituto: durante le indagini è emerso che i ristretti sarebbero stati costretti a subire schiaffi, pugni e manganellate, ma anche offese di ogni genere, atti ritenuti “violenti, degradanti, inumani” e “contrari alla dignità e al pudore delle persone recluse”. Si indaga, inoltre, sui fatti legati alla morte di un detenuto, Hakimi Lamine, deceduto in carcere appena un mese dopo le violenze.
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