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VIDEO | Suicidi in carcere, Cagliari legge i nomi delle 30 vittime da gennaio: “Fermare la strage”

Al flash mob organizzato a Cagliari sono stati letti al microfoni i 30 nomi dei detenuti che dall'inizio del 2024 si sono tolti la vita in carcere: "È la punta di un iceberg", dice la Garante per le carceri in Sardegna

Pubblicato:18-04-2024 15:39
Ultimo aggiornamento:18-04-2024 15:39
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CAGLIARI – Un lungo, interminabile elenco con i nomi di tutti i detenuti che nel 2024 si sono tolti la vita dentro le carceri d’Italia: sono 30 dall’1 gennaio di quest’anno, un numero che fa paura, e deve far riflettere. Si è chiuso così il flash mob organizzato questa mattina nella scalinata del Palazzo di giustizia di Cagliari dalla Camera penale degli avvocati del capoluogo sardo, iniziativa alla quale hanno preso parte, tra gli altri, la Garante sarda per i detenuti, Irene Testa, e la rappresentante dell’associazione Socialismo, diritti e riforme, Maria Grazia Caligaris. A turno i manifestanti convocati dalle associazioni hanno letto al megafono i nomi delle persone che si sono suicidate, le date delle tragedie, le carceri coinvolte e l’età dei detenuti che si sono tolti la vita. “Diamo voce a tutti coloro che non possono parlare”, lo slogan scelto per lanciare l’iniziativa.

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“Nelle carceri i suicidi sono venti volte superiori rispetto alla realtà fuori, questo è un chiaro sintomo del malessere dei nostri istituti- spiega l’avvocato Franco Villa, presidente della Camera Penale di Cagliari- c’è un problema di sovraffollamento, la sanità è al collasso. Tra la popolazione carceraria ci sono troppi tossicodipendenti e troppi psichiatrici, persone che dovrebbero essere accolte in altre strutture”. La politica, aggiunge Villa, “va in senso contrario rispetto a una diminuzione della pressione carceraria, perchè si stanno introducendo nuovi reati con aumenti delle pene: occorre invertire la tendenza. Le soluzioni? Nel breve periodo, amnistia, indulto e liberazione anticipata speciale. Nel lungo periodo occorre per esempio fornire una casa a coloro che hanno pene detentive basse“.


I suicidi, rimarca Testa, “sono solo la punta dell’iceberg di un sistema che non funziona. Le carceri scoppiano, sono affollate di persone malate che non dovrebbero essere rinchiuse in penitenziari, spesso senza cure perchè non c’è personale”. È chiaro per la Garante, “che in questa situazione le persone rinchiuse in cella sono ‘portate’ a togliersi la vita, di fatto il sistema a cui sono sottoposte dallo Stato è sostanzialmente illegale: è importante riportare le carceri italiane ad un sistema di legalità. I detenuti ad oggi in Italia sono vittime di uno Stato che non sta funzionando, che non garantisce i principi costituzionali”. In Sardegna, aggiunge Testa, “c’è un grosso problema di sovraffollamento. La cosa paradossale è che da una parte abbiamo carceri strapiene, e dall’altra colonie penali semi vuote. Abbiamo un modello virtuoso da esportare e di cui essere fieri, ma non è utilizzato”.

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